– Moko! – hanno esclamato il Corsaro e Carmaux.
Moko ha colpito i baschi con tale forza che tutti sono caduti a terra.
– Grazie, compare! – ha gridato Carmaux. – Che forza!
– Fuggiamo, – ha detto il Corsaro. – Non abbiamo più nulla da fare qui.
Alcuni abitanti, svegliati dalle grida dei feriti, cominciavano ad aprire le finestre per vedere di che cosa si trattava.
– Dove hai lasciato il cadavere? – ha chiesto il Corsaro a Moko.
– Fuori della città, – ha risposto Moko.
– Grazie per il tuo aiuto.
– Capitano, – ha detto l'africano. – Vedo otto uomini armati di alabarde e di moschettoni avanzarsi verso di noi.
– Amici, – ha detto il Corsaro, – qui si tratta di vendere cara la vita.
– Comandate che cosa si deve fare e noi siamo pronti, – hanno risposto il filibustiere ed il negro, con voce decisa.
– Moko!
– Sì, padrone!
– Porta il corpo di mio fratello sulla nostra barca. Puoi farlo? Troverai la barca sulla spiaggia e sarai al sicuro con Wan Stiller.
– Sì, padrone.
Il negro è andato subito. La strada era bloccata, così è andato in una via laterale mettendo capo ad una muraglia che serviva di riparo ad un giardino.
Il Corsaro, vedendo Moko partire, ha detto al filibustiere:
– Prepariamoci ad attaccare la pattuglia davanti a noi. Se riusciamo a passare, potremo raggiungere la campagna e poi la foresta.
Erano all'angolo della via. La seconda pattuglia non era lontana, mentre la prima non si vedeva.
– Prepariamoci, – ha detto il Corsaro.
– Sono pronto, – ha detto il filibustiere, nascosto dietro l'angolo della casa.
Gli otto soldati camminavano piano. Uno di loro, forse il comandante, ha detto:
– Adagio, ragazzi! Quei bricconi non sono lontani.
– Siamo in otto, signor Elvaez, – ha detto un soldato. – Il taverniere ha detto che i filibustieri erano solo tre.
– Ah! Quel furfante! – ha mormorato Carmaux. – Ci ha traditi! Se lo trovò, lo uccido!
Il Corsaro Nero ha alzato la sciabola, pronto ad attaccare.
– Avanti!.. – ha urlato.
I due filibustieri hanno attaccato con forza la pattuglia, colpendo a destra e a sinistra. I soldati, sorpresi da quell'improvviso attacco, non hanno potuto resistere e si sono gettati chi da una parte e chi dall'altra, per sottrarsi a quella gragnuola di colpi. Quando si sono ripresi, il Corsaro e il suo compagno erano già lontani. Capendo che erano solo due uomini, i soldati li hanno seguiti urlando:
– Fermateli! I filibustieri! I filibustieri!..
‹…›
– Capitano! – ha gridato Carmaux, che si trovava dinanzi. – Siamo in trappola.
– Cosa vuoi dire? – ha chiesto il Corsaro.
– La via è chiusa.
– Torniamo indietro, Carmaux. Gli inseguitori sono ancora lontani. Possiamo trovare un'altra via.
Stava per correre di nuovo, quando ha detto:
– No, Carmaux! Ho una nuova idea. Credo che possiamo far perdere le nostre tracce con un po' d'astuzia.
È andato verso la casa alla fine della viuzza. Era una piccola abitazione a due piani, parte in muratura e parte in legno, con una piccola terrazza con fiori.
– Carmaux, – ha detto il Corsaro. – Apri questa porta.
– Ci nascondiamo qui?
– Mi sembra il miglior modo di far perdere le nostre tracce ai soldati.
– Benissimo, capitano.
Carmaux ha aperto la porta con una lunga navaja. I due filibustieri sono entrati velocemente e hanno chiuso la porta, mentre i soldati urlavano:
– Fermateli! Fermateli!
Nell'oscurità, hanno trovato una scala e sono saliti, fermandosi sopra.
– Bisogna vedere dove siamo, – ha detto Carmaux. Ha estratto un acciarino ed un pezzo di miccia da cannone e l'ha accesa, soffiandovi sopra per ravvivare la fiamma.
– Guarda! Una porta aperta, – ha detto.
– E qualcuno che russa, – ha aggiunto il Corsaro.
– Buon segno!.. Colui che dorme è una persona pacifica.
Il Corsaro ha aperto la porta e è entrato in una stanza modesta. C'era un letto occupato da una persona. Ha acceso una candela e si è avvicinato al letto, sollevando la coperta. Un uomo dormiva. Era un vecchietto già calvo, rugoso, dalla pelle incartapecorita[27] e color del mattone, con una barbetta da capra e due baffi arruffati.
– Non ci darà problemi, – ha detto il Corsaro.
L'ha scosso per svegliarlo, ma senza successo.
– Bisogna sparargli un colpo vicino all'orecchio, – ha detto Carmaux.
Alla terza scossa, il vecchio ha aperto gli occhi. Vedendo quei due uomini armati, si è alzato rapidamente, sgranando gli occhi spaventati e ha detto con voce tremante:
– Sono morto!
– Ehi, amico! È presto per morire, – ha detto Carmaux. – Mi sembra che sei più vivo di prima.
– Chi siete? – ha chiesto il Corsaro.
– Sono un povero uomo che non ha mai fatto del male a nessuno, – ha risposto il vecchio, tremando.
– Noi non vogliamo farvi del male, se risponderete alle nostre domande.
– Vostra eccellenza non è dunque un ladro?..
– Sono un filibustiere della Tortue.
– Un fili… bu… stiere!.. Allora… sono… morto!..
– Vi ho detto che non vi faremo del male.
– Cosa volete da me?
– Prima di tutto, vogliamo sapere se siete solo in questa casa.
– Sono solo, signore.
– Cosa fate a Maracaibo? – ha detto il Corsaro, in tono serio.
– Sono un notaio, signore.
– Va bene: noi prendiamo alloggio nella tua casa, finché giungerà l'occasione di andarcene. Noi non ti faremo male alcuno; bada però che se ci tradisci, la tua testa lascerà il tuo collo.
‹…›
Il Corsaro si è seduto sorseggiando un bicchiere di vino, poi si è alzato e è andato verso una finestra che dava sulla strada[28]. È restato a osservare per un po', poi Carmaux l'ha visto entrare rapidamente nella stanza, dicendo:
– È sicuro il negro?
– È un uomo fidato, comandante.
– Non ci tradirà?
– Metterei una mano sul fuoco per lui.
– Lui è qui…
– L'avete visto?
– Ronza nella viuzza.
– Bisogna farlo entrare, comandante.
– E del cadavere di mio fratello, che cosa