Sola di fronte al Leone. Simone Arnold-Liebster. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Simone Arnold-Liebster
Издательство: Автор
Серия:
Жанр произведения: Биографии и Мемуары
Год издания: 0
isbn: 9782879531687
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può darsi che desideri leggerlo in segreto”. Sottolineò le sue intenzioni portandosi un dito sulle labbra e, per farmi ben comprendere l’importanza di tacere sull’argomento, mormorò con aria complice: “Sst!”

      Il papà lavorava di mattino. Al suo rientro vide il libro ed esclamò: “Guarda questi, c’è da pensare che abbiano fretta! Ho scritto loro appena due giorni fa!”

      Il pacchetto rimase chiuso per giorni e giorni. Lo sguardo della mamma mi intimava di aspettare pazientemente e in silenzio.

      ♠♠♠

      Mi era proibito correre ad aprire quando qualcuno bussava alla porta. Spesso la mamma mi aveva raccomandato: “Sei una bambina ben educata. Non devi aprire a meno che non te lo dica io!” Non avevo nemmeno il permesso di rimanere nel corridoio, “perché è poco gentile mostrarsi curiosi e fissare gli ospiti”. La mamma non sapeva però che io avevo escogitato un rimedio eccezionale: dalla sua camera lo specchio del corridoio mi permetteva di tenere d’occhio quelli che si trovavano nel salotto o che vi passavano davanti. Con questo stratagemma potevo saziare la mia curiosità senza conseguenze!

      Prima che la neve isolasse per lunghi mesi Bergenbach, zio Germain venne a trovarci un’ultima volta. Gli corsi incontro entusiasta di rivederlo. Uno sguardo eloquente di mia madre mi fece battere in ritirata, ma accese sia la mia curiosità che la mia diffidenza. Ecco che ricominciavano a complottare! Zio Germain era carico di pesi. Attraverso la cucina la mamma lo condusse alla chetichella sul balcone, dove lei depositava le provviste fino alle prime gelate. Sistemato il tutto, lei mi disse: “Divieto di uscire sul balcone! Ordine del papà!”

      “Il papà non finisce mai di metterci dei limiti – mormorai – un giorno è permesso, il giorno dopo è proibito… Gli adulti cambiano continuamente opinione!”

      Le noci e le meravigliose mele rosse di zio Germain diffusero nell’appartamento l’odore di Bergenbach. Iniziai a solleticare lo zio che si mise a ridere di gusto, tutto sorpreso. Improvvisamente, vidi dalla finestra un abete sistemato sul nostro balcone. “Che ci fa lì?”, mi domandai. Trovai la risposta da sola: i miei genitori avevano deciso di occuparsene personalmente per venire in aiuto a Gesù Bambino che era troppo impegnato. Ricordai infatti che l’anno precedente si era dimenticato uno dei miei regali, così lo aveva consegnato in seguito a casa dei Koch, dove sapeva che ero stata invitata. Ad ogni modo non mi spiegavo perché avessero fatto arrivare l’abete tanto in anticipo.

      ♠♠♠

      Un giorno, annunciai ai miei genitori che, invece di andare in chiesa, sarei rimasta a casa con la mamma. Lei mi guardò sorpresa e il papà mi domandò con voce severa:

      “E perché non ci andrai?”

      “Perché non sono cattolica!”

      Lui replicò in tono perentorio: “Fino a quando avrò voce in capitolo, sarò io a stabilirlo! Prendo io le decisioni che ti riguardano”. La mamma lo sostenne prontamente: “Simone, corri a vestirti e accompagna il papà!”

      Sotto l’ombrello avanzammo contro il vento di tramontana e la pioggia fredda di novembre.

      “È stata la mamma a dirti che non sei più cattolica?”

      “Assolutamente no! Sono i miei compagni di scuola”.

      “Parli di religione con loro?”

      “Sì”.

      “Allora la mamma te ne parla?”

      “Sì. Ogni giorno mi legge un passo della Bibbia, sai, il libro del parroco”.

      “E non fa nient’altro?”, domandò mio padre dubbioso.

      “No. Di tanto in tanto rilegge le parole una o due volte, per aiutarmi a ricordare esattamente come sono riportate nella Bibbia cattolica”. Allora il papà tacque.

      “Papà, è vero quello che dicono le mie amiche, che non sono più cattolica?”

      “Sei cattolica e, credimi, farò in modo che tu rimanga tale!”

      Durante la messa fui insolitamente irrequieta. Ovunque posassi lo sguardo, non notavo altro che ‘occhi che non potevano vedere e orecchie che non potevano udire’. Le statue dei santi e degli angeli mi suscitavano interrogativi: Dio proibiva gli idoli, eppure la sua casa ne era piena! Giunsi alla conclusione che Dio era come i miei genitori: “Non toccare la padella!”, ma loro lo facevano; “Non salire sullo sgabello!”, ma loro lo usavano regolarmente.

      Nonostante il clima glaciale, al rientro il papà imboccò il cammino più lungo. “È per non essere disturbati da nessuno”, sostenne.

      “Perché le tue compagne asseriscono che non sei cattolica? Che cosa glielo fa pensare?”

      “È perché ho rifiutato di recitare una poesia con la mia bambola”.

      “E questo, adesso, che cosa significa?” La sua voce era di nuovo tesa.

      “Abbiamo dovuto recitare una poesia con sentimento, facendo muovere la nostra bambola come se parlasse. La signorina mi ha domandato di ripetere la terza strofa, la preghiera della bambola. Mi sono rifiutata”. Gli occhi del papà diventarono cupi e il suo viso assunse l’espressione inquisitoria che mi era familiare.

      “È stata la mamma a dirtelo?”

      “Oh no! Non ha mai sentito questa poesia”.

      “E allora?”

      “Semplicemente non potevo farlo”.

      “Ma perché no?”, si fermò per guardarmi in faccia.

      “Claudine non ha un cuore, è incapace di rivolgersi a Dio. Non va bene fingere di pregare. Claudine non può pregare, ‘ha delle orecchie che non possono udire e dei piedi che non possono camminare’. È solo una bambola, papà, e le bambole non pregano”. Questa risposta mise momentaneamente fine alle sue domande sospettose.

      A casa fummo accolti da uno dei più appetitosi profumi. La mamma aveva preparato il piatto preferito del papà: crauti di Bergenbach e, per dessert, una torta di Linz, una specialità ai lamponi. Il papà mangiò di malavoglia; evidentemente era ancora ridotto male. Poi si alzò da tavola per andare a fumare e a bere il caffè nel salotto. Zita non cercò neppure di stendersi ai suoi piedi che lui spostava di continuo e nervosamente. Appena la mamma si sedette accanto a lui, il papà sbottò: “Insegni le tue idee a Simone a mia insaputa!” Questo era troppo, era necessario che prendessi le difese della mamma! Non sopportavo più l’atteggiamento insensato di mio padre!

      “Non giocherò mai più con te. Ti rifiuti persino di credere alle mie parole. Non verrò più con te in chiesa!”, urlai e, battendo i piedi per dare più enfasi alle mie intenzioni, pronunciai chiaramente: “Non sono più cattolica!”

      Il papà si rizzò in tutta la sua altezza, “rigido come la Giustizia”. Con voce inflessibile e un gesto imperioso in direzione della mia cameretta, impose: “Specie di piccola peste! Va’ immediatamente là dentro e calmati! Per oggi non voglio più vederti!”

      Obbedii, ma, quando aprii la bocca per rispondere, lui gridò: “Non una parola di più o ti do una sculacciata!” Non si mosse fino a quando non sparii dalla sua vista. Ero molto in collera. Mi sedetti sul tappeto e, appoggiata contro il letto, scoppiai a piangere, non perché ero stata punita, ma perché non avevo potuto dirgli tutto quello che avevo nel cuore.

      In salotto il tono della voce si alzò. Le parole si sovrapponevano così rapidamente che non riuscivo a capire tutto. Sentivo quello che diceva il papà quando passava davanti alla porta e, di tanto in tanto, mi giungevano frammenti del discorso della mamma.

      “Adolphe, la tua irragionevolezza mi sbalordisce. Perché non leggi la Bibbia cattolica per verificare da te stesso?”

      Le