Quell’estate ci saremmo impegnati in una nuova attività. I miei genitori avevano deciso di unirsi agli Studenti Biblici e di frequentare le loro riunioni. Alcune famiglie si ritrovavano per pregare e studiare la Bibbia in un locale annesso al Municipio. Ci dissero che Laure, un’infermiera in pensione, si occupava di una “scuola domenicale”. Ogni domenica mattina circa otto giovani seguivano le lezioni basate sul libro L’Arpa di Dio. Speravo di parteciparvi anch’io. Mi diedero un magnifico regalo: una copia della Bibbia tutta per me, col taglio rosso e la copertina nera. L’atmosfera era molto differente in confronto alle lezioni di catechismo. Non solo avevo il permesso di porre tutte le domande che desideravo, ma mi veniva insegnato a trovare da sola le risposte nella Bibbia. L’ora mi sembrava finire sempre troppo in fretta, mentre a volte alcuni miei compagni avevano l’aria di annoiarsi e, quando Laure si dilungava, protestavano.
La novità della scuola domenicale mandò in collera zia Eugénie. Prese un appuntamento per il papà col signor Koch, uomo altamente istruito. Sperava che almeno lui sarebbe riuscito a riportare suo cognato là dov’era il suo posto, cioè in seno alla Chiesa cattolica. Ma non ci fu verso!
Allora zia Eugénie se la prese con la mamma. “Tuo marito è la tua vittima, Emma!”, disse, agitandole sotto il naso un dito minaccioso. “Il signor Koch è del parere che lui non gli abbia dato retta perché sei tu a portare i pantaloni in casa e lui ha ceduto per il quieto vivere”. Che razza di accusa era quella? Perché gli adulti avevano sempre delle idee così contorte, anche quando non conoscevano i fatti? Il papà non era né un debole né una persona facilmente influenzabile. Era stato lui a decidere di esonerarmi dal catechismo, lui aveva smesso di fumare in un solo giorno, lui ci portava alle riunioni e ancora lui aveva disposto di pregare prima dei pasti! Grazie ai suoi consigli avevo anche riflettuto sulla possibilità di frequentare la scuola domenicale e di accompagnare la mamma nelle visite ai nostri vicini. Purtroppo mia zia si comportava come sua madre; rimaneva sorda a qualsiasi argomentazione e preferiva esprimere dei giudizi: “È una vergogna trascinare Simone di porta in porta come una mendicante!”
“Ma zia Eugénie, a me piace molto!” Le sue orecchie sembravano letteralmente tappate e stringeva gli occhi fino a ridurli a due fessure.
“La tua mamma ti ha contagiata col suo fanatismo!” Fanatismo? Ecco una parola che non conoscevo. Ma, quando ne appresi il significato, trovai che si applicava meglio alle reazioni della zia e della nonna che alle nostre!
Ascoltavo con attenzione le riflessioni fra la mamma e i vicini che andavamo a trovare. A volte corrispondevano alle mie domande e, di conseguenza, dissipavo i miei dubbi. Ogni tanto sentivo dei ragionamenti un po’ complessi e bizzarri, come quando quel pastore protestante aveva cercato di difendere la Trinità. Per spiegare che ‘le tre persone, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, non formano che un’unica divinità, in quanto ognuna è onnipotente, eterna e uguale alle altre’, ci disse: “Prendete tre uova e sbattetele per fare una frittata: rimangono sempre tre uova”.
Trovavo anche alquanto strana la comune convinzione che l’anima venga giudicata immediatamente dopo la morte, mentre il corpo deve attendere il Giorno del Giudizio. Mi domandavo: “Quando una persona commette un peccato, quale parte è colpevole: il suo spirito o il suo corpo? Ed è possibile immaginare un corpo che pecchi da solo?” Spesso a tavola le conversazioni iniziate con i vicini proseguivamo fra noi.
Un giorno decisi di andare da sola alle fattorie dei dintorni per distribuire l’opuscolo La guarigione per tutte le nazioni. Presentava la speranza che, sotto il regno di Cristo, la terra sarebbe ridiventata un paradiso senza più sofferenze e morte. Provavo un fortissimo desiderio di trasmettere ai fattori questa meravigliosa speranza contenuta nella Bibbia. Furono veramente gentili con me e accettarono volentieri i miei opuscoli. Dopo circa un’ora decisi di rincasare. Durante il tragitto una porta si aprì, gli stampati che avevo lasciato in quella casa volarono in mezzo alla strada e un fattore urlò: “Maledetti Studenti Biblici! È una vergogna, una vera vergogna, sfruttare i bambini in questo modo!” Io non pensavo di essere una bambina, avevo già otto anni! E non ero stata io a decidere di andare dalle persone? Senza scoraggiarmi, raccolsi gli opuscoli e continuai a testa alta il mio cammino, ripetendomi le parole di Gesù: “Lo schiavo non è maggiore del suo maestro. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Tutta orgogliosa della mia determinazione, raggiunsi il gruppo che si era recato alle fattorie dall’altro lato!
Non capivo perché i cattolici che incontravo affermassero che la Bibbia era un libro protestante, un libro maledetto! Il papà me lo spiegò la sera stessa con l’aiuto di un manuale di storia.
“In passato, nei paesi cattolici la Bibbia era scritta solo in latino che però col tempo divenne una lingua morta. Perciò qualche secolo più tardi alcuni religiosi la vollero tradurre nelle lingue moderne conosciute dalla gente comune. Ma le gerarchie ecclesiastiche si opposero alla diffusione popolare della Bibbia, in quanto ritenevano che dovesse rimanere in latino, a uso esclusivo del clero. Nonostante il divieto, numerose persone si misero a tradurre e a diffondere le Sacre Scritture. Guarda questa immagine! Mostra il massacro dei protestanti durante la notte di San Bartolomeo, avvenuto fra il 24 e 25 agosto del 1572. Sotto la guida di nobili cattolici, soldati e parigini massacrarono quasi tremila ugonotti francesi, sostenitori della lettura della Bibbia in lingua corrente. L’Inquisizione cattolica cercò di eliminare anche tutti i riformatori, come il ceco Jan Hus. Alcuni furono addirittura arsi vivi con la Bibbia appesa al collo. Ecco perché numerosi cattolici credono ancora che la Bibbia sia un libro eretico”.
“Allora l’Inquisizione non riguardava solo gli ebrei!”
“No, colpiva tutti coloro che non si conformavano all’insegnamento ufficiale della Chiesa”.
Apprezzavo sempre di più il nostro piccolo gruppo di Studenti Biblici. Vi avevo trovato due cari compagni di giochi, André Schoenauer e Edmond Schaguené. Avevo anche acquisito un nuovo nonno, il signor Huber, un ingegnere in pensione rimasto vedovo. Era un uomo dai capelli bianchi, molto paterno e particolarmente cortese; portava un orologio da tasca appeso a una catena d’oro. C’era Marcel Graf, un impiegato d’ufficio delle miniere di potassa: alto, calvo ed estremamente loquace. I coniugi Zinglé, alpinisti appassionati, indossavano spesso dei Knickerbockers. Il signor Lauber, un vedovo con due bambini piccoli, aveva perso una gamba nella Grande Guerra. Partecipava assiduamente alle attività della congregazione e si recava alle riunioni con la figlia di cinque anni, sistemata dietro alla sua bicicletta antidiluviana. C’erano anche i Dossmann, il cui figlio lavorava nell’ufficio dei testimoni di Geova a Parigi. Altri ancora venivano dalla campagna.
La mamma si impegnava attivamente nel gruppo. Mossa da un ardente spirito missionario, visitava numerose famiglie, come i Saler, che aiutò a uscire dalla miseria e a condurre una vita più dignitosa. In effetti non si accontentava di impartire alle persone istruzione biblica, ma le sosteneva anche materialmente. Andava pure a trovare Martina Ast, una dinamica ventenne, che serviva presso una famiglia ebrea proprietaria del più grande negozio di Mulhouse, Les Galeries Lafayette. Mi piaceva recarmi da lei con la mamma. Poneva domande interessanti sulla Bibbia e ci offriva degli eccellenti dolci! A volte giocava anche con me.
Fra i nostri numerosi amici apprezzavamo in modo particolare i Koehl. Un giorno i miei genitori li invitarono e io mi misi accanto alla finestra ad aspettarli, piena di una gioiosa impazienza. Si presentarono nonostante il tempo gelido. Il signor Koehl si chiamava Adolphe proprio come il papà. Con una mano guidava dolcemente sua moglie per il gomito, con l’altra teneva la cagnetta al guinzaglio. Le mani delicate di Maria erano protette da uno spesso manicotto di pelliccia abbinato al colletto di volpe argentata del suo mantello. La coppia pareva appena uscita dalle pagine di un giornale di moda.
Nel salotto i due Adolphe si erano lanciati in una discussione piena di brio, mentre le loro mogli si scambiavano ricette di cucina. Più tardi suonai al pianoforte la canzone preferita di Maria, La Paloma, poi la mamma mi incaricò di servire il tè. Le mie orecchie facevano la spola fra i due gruppi, ma l’orecchio sinistro ebbe la meglio,