Tali prime informazioni furono in parte confermate, in parte modificate in seguito. Realmente, nel mese di maggio di quell'anno il valì, alle interrogazioni del console generale d'Italia, aveva risposto che due o tre mesi prima nella parte del territorio tripolitano che era in contestazione (il valì ammetteva l'esistenza di una contestazione) i francesi avevano obbligato un arabo tripolino il quale aveva seminato un campo, a esibire il suo titolo di proprietà (hoget). Essi avevano affermato che, conformemente alle loro carte geografiche, quel territorio apparteneva alla Tunisia. L'arabo avendo ottemperato alla loro domanda e presentato il suo hoget, i francesi se n'erano impadroniti e non avevano voluto renderglielo. Venuto a conoscenza del fatto, il governatore, per evitare che si rinnovasse, aveva chiamato i capi della tribù cui apparteneva il coltivatore tripolino, [pg!26] e li aveva invitati a recargli i documenti attestanti i loro diritti di proprietà. Venuto in possesso di quei documenti, il valì ne aveva fatto fare delle copie che aveva rimesse ai proprietari, e aveva trattenuto gli originali. Il governatore dichiarò altresì che una tribù tripolitana, stabilita da circa 60 anni in Tunisia, l'aveva fatto pregare per il rilascio di una dichiarazione dalla quale apparisse che essa era originaria di Tripoli e, in conseguenza, non obbligata a pagare le decime al Bey. Aveva risposto di non poter consentire a tale domanda e invitato la tribù a ristabilirsi sul territorio tripolitano.
Contemporaneamente il valì aveva informato il console generale d'Italia che i francesi avevano anche tentato di guadagnare alla loro causa i Tuaregs, di averli incitati ad avvicinarsi a Gadames, e ad annettersi il territorio che, per effetto della nuova frontiera, si estende dall'Algeria da una parte, e la Tripolitania dall'altra, sino alla Tunisia. Nei loro intrighi i francesi erano aiutati dalla tribù algerina degli Sciamba.
Questi furono i fatti riferiti dal valì, dai quali si desume che la Turchia, o almeno il suo rappresentante a Tripoli, ammetteva che vi fosse contestazione su di un territorio dalla Sublime Porta e dal Sultano dichiarato appartenente alla Turchia, e che il valì riconosceva che potessero esistere dei diritti della Tunisia su territorii situati all'ovest dell'Uadi-Sigsao, che i francesi volevano chiamare Mochta.
Un altro fatto non deve passarsi sotto silenzio. Nel mese di novembre del 1888, la Francia fece in modo che la tribù tunisina degli Akkara si stabilisse a Djemilia. Circa cento tende di cotesta tribù rimasero durante un mese in quella località. Evidentemente si voleva creare uno stato di fatto per potere, a momento favorevole, rivendicare la proprietà di quel territorio e occuparlo facilmente. La Turchia non protestò, nè sollevò obbiezioni.
Mentre la questione della frontiera tripolo-tunisina era allo stato acuto e l'Italia ne informava le potenze interessate, una rivoluzione scoppiò nel territorio di Ghat. Essa venne suscitata da un preteso sceriffo che si disse francese, non avendo punto il tipo arabo, e che il pascià di Tripoli ritenne per un emissario del governo della Repubblica. Lo sceriffo predicava la guerra contro i turchi e contro i francesi. I Tuaregs si ribellarono contro i [pg!27] turchi, occuparono Ghat, uccisero il caimacan, imprigionarono il cadì. Quaranta soldati della guarnigione perirono combattendo; gli altri furono passati per le armi. Il governo dei Tuaregs a Ghat si sostenne per poco, ossia sino a quando il governatore di Tripoli inviò in quella città, come governatore del Fezzan, un arabo di Tripoli che godeva di una grande influenza e che riuscì a ristabilire l'autorità della Turchia. È da notarsi che cotesta rivoluzione fu eccitata dalla fazione del capo Knuken, amico fedele della Francia, quello stesso che stabilì l'accordo tra i Tuaregs e il maresciallo Mac-Mahon nel 1870 col trattato che fu detto di Gadames. È evidente che la Francia, stabilita allora da sessant'anni in Algeria e da nove anni in Tunisia, possedeva mezzi d'azione i più diversi ed efficaci per esercitare sulla Tripolitania, sul Fezzan, sulle popolazioni del deserto l'influenza più funesta.
Nè vanno passati sotto silenzio altri fatti, come le frequenti incursioni dei francesi in Tripolitania. Nel 1886 il generale Allegro percorse le vie di Tripoli accompagnato da due sceicchi tunisini, senza far visita al valì, ma intrattenendosi lungamente col console di Francia. Fatti analoghi si ripeterono più volte sotto gli occhi delle autorità turche. Anche in luglio 1890, il valì informava il Console Generale d'Italia di nuovi intrighi francesi nella regione di Gadames. Testimonianze sicure non lasciavano dubbio circa l'esattezza delle informazioni ricevute. Agenti francesi, partiti dal sud dell'Algeria, si recarono a Tamassinin, capitale dei Tuaregs Ajasser, e trattarono coi capi per la cessione di quella città alla Francia, o quanto meno per la sua occupazione temporanea. Tamassinin è punto d'importanza capitale per le carovane che vanno da Gadames al Tuat e di là al Sokoto. I Tuaregs ricevettero il prezzo della cessione, ma, come accade di frequente con quella gente, disparvero senza mantenere la loro parola. Degli spahis furono inviati dal governo francese a Gadames alla ricerca dei Tuaregs fuggitivi. Essi portavano altresì lettere per i notabili di Gadames e tra gli altri per uno dei più ricchi commercianti di quel centro, il quale aveva pure domicilio a Tripoli, tal Toher Bassiri, antico agente segreto del console Féraud. Il caimacan di Gadames sorprese cotesta corrispondenza e la spedì al governatore generale. Bassiri fu arrestato e condotto a Tripoli, dove però fu [pg!28] rimesso in libertà. La sera stessa dell'arrivo di Bassiri a Tripoli, il valì si recava secondo l'abitudine dal console di Francia per passarvi la serata e vi restò sino a notte tarda. È noto, del resto, che i rapporti tra il valì e il signor Destrées erano intimi.
In conclusione alla metà del 1890 la situazione era questa: la frontiera tunisina si era, di fatto se non di diritto, estesa al sud-est di qualche migliaio di chilometri quadrati; e i punti principali del sud-est tunisino erano stati fortificati, mentre la Turchia aveva diminuito i suoi effettivi sulla frontiera. Tutto era pronto in Tunisia per una rapida concentrazione di truppe sulla frontiera tripolitana. Grazie alla ferrovia Bona-Guelma, aperta all'esercizio il 1.º maggio 1887, forti contingenti di truppe potevano essere trasportati dall'Algeria sino a Tebessa, e da qui una strada militare conduceva per Feriana e Gafsa a Gabes. Dinanzi ad un movimento offensivo in tal modo preparato, il valì di Tripoli non avrebbe potuto opporre una resistenza seria.
A meglio chiarire lo stato della questione quale si presentava al governo italiano alla fine del 1890 giova riferire la seguente memoria che per incarico di Crispi fu redatta dal compianto generale Luchino Dal Verme:
«I) prescindendo da qualsiasi argomentazione desunta da documenti diplomatici, il solo esame delle carte della regione dimostra che il confine storico fra la Tunisia e la Tripolitania non è quello preteso dalla Francia, ma un altro 30 chilometri all'incirca più a ponente; e così pure che la Tripolitania ha un deserto proprio a mezzodì del Suf algerino;
II) l'usurpazione del territorio interposto fra l'antica e la nuova frontiera danneggia la situazione strategica della potenza che sta in Tripolitania, sia pel fatto dell'avvenuta occupazione come per l'usurpazione ulteriore a cui quella ha additata ed aperta la via;
III) l'accordo anglo-francese del 5 agosto 1890, pur avendo l'apparenza del rispetto all'hinterland tripolino, lascia alla Francia, all'atto pratico, libertà d'azione verso levante, con grave danno della potenza che è padrona della Tripolitania.
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I.
Della contrada in contestazione si sono prese in esame nove diverse carte, la più parte francesi, tutte ufficiali meno una, due inglesi ed una tedesca, nessuna italiana. Di tutte si espongono qui, per ordine cronologico, le risultanze in ordine alla vertenza.
1.º Chart of the gulf of Kabes, 1838. È questa la carta idrografica dell'ammiragliato inglese (n. 249) sulla quale appare distinta la linea di confine di cui è questione, colla leggenda Boundary between