«Dopo la colazione (una pom.) Caprivi ed io siamo entrati nel suo salotto per uno scambio d'idee.
Ricordai che il 30 maggio 1892, cioè da qui a 18 mesi scade il trattato di alleanza delle tre Monarchie. Soggiunsi,.... Necessario rivedere.... se vi ha altro da aggiungere. Dovrò credere che il governo tedesco vorrà rinnovare il trattato per un altro periodo di anni.
La triplice alleanza giova ai governi che la firmarono ed assicura la pace d'Europa. Ora, noi essendo interessati alla garanzia territoriale dei tre paesi ed alla pace d'Europa, dobbiamo volere la continuazione dell'alleanza.
Il conte Caprivi dichiarò che era pienamente d'accordo con me, e, quasi a conferma, mi strinse la mano. Era lieto poter essere d'accordo con me, e promise di occuparsi del trattato. [pg!9]
Allora ricordai che al 1887, con uno scambio di note, avevamo associato la Spagna. Il duca di Vega de Armijo non curò le prese intelligenze, nè curò di alimentarle. Oggi essendo ritornato al potere il duca di Tetuan, amico nostro, bisogna ripigliare le pratiche e rendere più stretti i vincoli con la Spagna.
Le tre grandi potenze alleate si devono interessare delle altre minori Monarchie e difenderne le istituzioni. Per lo che sarebbe pure necessario di trovar modo di comporre la vertenza tra l'Inghilterra ed il Portogallo.
La Spagna ed il Portogallo sono minati dagli emissarii repubblicani, e non sono abbastanza forti per resistervi. Bisogna che la Spagna riordini la sua marina militare, e possa esserci di aiuto nel Mediterraneo e fare, quando ne fosse il caso, un colpo sull'Algerìa. Così il Corpo di esercito francese che siede colà si troverebbe impegnato. Inoltre un esercito spagnuolo al di là dei Pirenei e pronto a varcarli, immobilizzerebbe un corpo di truppe francesi.
La propaganda repubblicana in quei paesi è attiva. I francesi fanno altrettanto in Italia.
— Non l'avrei creduto.
— La fanno anche in Italia, ma il nostro paese vi resiste. La grandissima maggioranza della nostra popolazione è conservatrice. Il paese è monarchico. La propaganda repubblicana pei francesi è una necessità. Pel governo di Parigi è una quistione di vita. Avvenne lo stesso sotto la prima repubblica. Ma allora lo stato dell'Europa era diverso. Non vi erano i due grandi Stati al di qua delle Alpi e al di là del Reno, l'Italia e la Germania. Bisogna dunque tenerci stretti, e difendere le istituzioni che ci siamo date.
— Sono pienamente d'accordo con V. E. e lavorerò insieme per la difesa dei principii monarchici.
— Bismarck fece delle grandi cose, e il vostro paese deve essergliene grato. Ma commise un gravissimo errore; quello di non aver favorito la restaurazione della Monarchia in Francia. Egli credeva che la Repubblica sarebbe stata rôsa dai partiti e non sarebbe stata forte abbastanza. Avvenne tutto il contrario; giammai la Francia fu forte come oggi.
— La stessa osservazione me la fece l'imperatore di Russia.
— Bisogna opporre alla propaganda repubblicana tutti [pg!10] i mezzi dei quali possono disporre le Monarchie. La Francia avrà fra breve una nuova tariffa doganale. Questa offenderà grandemente noi, perchè con essa potranno esser chiusi i mercati francesi ai nostri prodotti agricoli. Ne sarete colpiti anche voi. Pel trattato di Francoforte voi godete i beneficii della nazione favorita. Esiste cotesta condizione, quando esistono tariffe convenzionali; cessa, quando mancano i trattati. Ora la Francia va a denunziare tutti i trattati, e va ad applicare a tutte le nazioni una tariffa autonoma. È una minaccia di guerra, guerra economica, non meno terribile della guerra coi fucili e le artiglierie. Giova prepararsi a rispondere, ed io credo che lo si potrà. Non dico di fare una lega doganale fra le tre potenze alleate: questa non sarebbe di facile attuazione. Puossi però studiare un sistema di tariffe di favore mercè cui si rendessero più facili i commerci, più strette le relazioni. Sarebbe necessario che alla lega militare e politica si aggiungesse questa lega economica, la quale, senza offendere l'autonomia dei tre Stati, li rendesse talmente forti da resistere alla Francia. Io proporrei che i tre governi dessero a studiare la grave quistione ad uomini tecnici. Compiuti gli studii, ognuno di noi nominerebbe due delegati ciascuno, i quali, riuniti, concreterebbero le proposte che converrà tradurre in un trattato.
— Trovo savie le considerazioni di V. E. e farò studiare il grave argomento, e avvertirò V. E. dei risultati.
La conversazione continuò su cose di minore importanza, e ci siamo congedati con espressioni sincere di cordiale amicizia.
8 novembre. — Alle 11 ant. il conte Caprivi viene a restituirmi la visita. Siamo ritornati sugli argomenti toccati nel colloquio di ieri.
Biserta. Muta lo stato del Mediterraneo. Pericoli in caso di guerra.
Caprivi ne comprende l'importanza. Obietta che il reclamo potendo condurre ad una rottura con la Francia, è necessario attendere. In aprile, compiendosi la trasformazione dei fucili, si potrà iniziare il reclamo.»
Il Cancelliere partì da Milano il 9 novembre, soddisfatto delle accoglienze ricevute e dei risultati della sua visita. L'ambasciatore [pg!11] d'Italia a Berlino, tre giorni dopo, il 12 novembre, inviava a Crispi il seguente rapporto:
«Il Cancelliere dell'Impero è venuto a vedermi in questo momento. Confermandomi ciò che avevo già appreso ieri al Dipartimento Imp.le degli Affari Esteri, egli era profondamente commosso e riconoscente per le bontà del Nostro Augusto Sovrano e per l'alta distinzione che gli fu conferita da Sua Maestà. Egli era pure assai soddisfatto dei colloquii avuti con V. E. dichiarandosi completamente d'accordo in massima sopra gli argomenti circa i quali vi fu scambio d'idee, tanto sotto l'aspetto politico, quanto sotto l'aspetto commerciale. S. E. si era affrettata di far rapporto all'Imperatore della missione compiuta. Sua Maestà Imperiale manifestò viva soddisfazione di constatare una volta di più. che le relazioni fra l'Italia e la Germania sono e resteranno sul miglior piede a tutto vantaggio della triplice alleanza e del principio monarchico. Il Cancelliere mi pregò di rendermi interprete dell'eccellente impressione riportata da questo suo viaggio e di ringraziare per tutte le cortesie di cui fu colmato alla nostra Corte e da V. E. Egli ha solo rammarico che le esigenze di servizio l'abbiano costretto ad abbreviare il suo soggiorno in Italia. Il Cancelliere si dimostrò pure assai grato dell'accoglienza che gli fu fatta dalla popolazione di Milano e dalle Autorità municipali.»
Naturalmente, della sostanza dei colloqui di Milano fu informato il Cancelliere austro-ungarico conte Kálnoky, per mezzo dell'ambasciatore imperiale a Roma barone de Bruck, e dell'ambasciatore reale a Vienna, conte Nigra. Quest'ultimo telegrafava in data 1.º dicembre:
«Kálnoky mi ha pregato di ringraziare V. E. per la comunicazione da lei fatta a Bruck, i cui particolari gli furono confermati da Reuss e Caprivi. I due argomenti saranno studiati ed esaminati a suo tempo. Oggi cominciano le conferenze commerciali fra Austria-Ungheria e Germania. Da esse si vedrà se, e sino a che punto, i due imperi possano procedere sempre meglio d'accordo fra loro e preparare via a una intesa fra i tre Stati alleati sul terreno economico.»
[pg!12]
Tra lo stesso Conte Nigra e Crispi seguiva la seguente corrispondenza:
«4 dicembre 1890.
Mio caro Sig. Conte,
Adempio con ritardo — ed ella ne comprenderà il motivo — alla promessa fattale con mio telegramma del 18 novembre da Torino.
Nei colloquii, tenuti il 7 e l'8 novembre, Caprivi ed io ci siamo occupati della Triplice, tanto dal lato politico, quanto dal lato economico e commerciale. Siamo riusciti d'accordo in tutto; e parmi che basti, senza ricordare qui i nostri ragionamenti, scrivere per lei sulle varie tesi il concluso.
Nissun dubbio che l'alleanza delle tre monarchie debba essere prorogata. Nissuno di noi può credere che nel maggio 1892 le condizioni politiche dell'Europa possano essere mutate. Le ragioni, per le quali il trattato fu stipulato al