Le difficoltà però non erano lievi. I francesi aspiravano essi a estendersi ad oriente. Come avevano occupato la Tunisia col pretesto di assicurarsi il pacifico possesso dell'Algeria, l'occupazione della Tripolitania avrebbe dovuto assicurare il possesso della Tunisia, e l'impero francese nel Mediterraneo sarebbe stato un fatto compiuto. Le prove che queste aspirazioni imperialistiche erano entrate nel programma positivo del governo, non mancavano.
L'accordo anglo-francese, che porta la data del 5 agosto 1890, per la delimitazione delle sfere d'influenza della Francia e dell'Inghilterra in Africa, dimostrò chiaramente il piano della Francia d'insignorirsi dell'hinterland della Tripolitania. Quell'accordo [pg!18] rappresentò il corrispettivo che l'Inghilterra dava alla Francia pel riconoscimento che questa faceva del protettorato inglese sullo Zanzibar — e fu ventura che lord Salisbury resistesse alle pretese francesi di concessioni a Tunisi. Probabilmente il Primo ministro della Regina avrebbe ceduto se Crispi, appoggiato dalle Cancellerie di Berlino e di Vienna, non avesse fatto a Londra vive rimostranze. Egli fece dire al Salisbury
«che il governo del Re, nelle varie occasioni presentatesi per discorrere delle cose di Tunisi fra Roma e Londra, credeva essersi accorto che nel gabinetto inglese esistesse una tendenza a fare delle concessioni alla Francia a scapito d'interessi italiani che l'Italia riteneva comuni coll'Inghilterra e sui quali nè il governo italiano intendeva transigere, nè l'opinione pubblica lo avrebbe permesso; che, in conseguenza di ciò, era nell'interesse del mantenimento e sviluppo delle intime relazioni fra i due paesi, sul quale riposava principalmente la pace europea, che l'Italia doveva far conoscere al governo inglese che non sarebbe disposta a seguirlo in una via che conducesse a modificare politicamente o materialmente lo statu-quo nella Tunisia a favore della Francia.»
Allorquando la Francia occupò la Tunisia, nel 1881, la linea frontiera fra la Tripolitania e la Reggenza di Tunisi passava ad ovest della baia di El Biban, sul mare. Se ne ha facilmente la prova consultando le carte francesi più autorizzate, quella dei Signori Prax e Renou, e quella del «dépôt de la guerre» con le osservazioni del capitano di vascello Falbe. L'occupazione francese non era ancora un fatto compiuto che l'attenzione dell'esercito d'occupazione si volgeva verso la frontiera tripolitana.
Durante i mesi di agosto e settembre 1881, tre spedizioni militari si diressero simultaneamente verso il sud-est tunisino. I generali Logerot, Philibert, Jamais comandavano i tre corpi di spedizione. Il primo aveva ai suoi ordini circa 13000 uomini. La sua marcia non fu scevra di difficoltà; fu ostacolata presso Fum-el-Bab dalla tribù degli Slass, ma dopo un combattimento vittorioso il generale Logerot arrivò a Gafsa e la occupò. Da [pg!19] Gafsa cotesto generale si diresse verso Gabes, dove ebbe luogo la riunione dei tre corpi di spedizione. Egli percorse tutto il sud della Tunisia, senza tuttavia — cosa importante a rilevarsi — oltrepassare lo Uadi-Fessi.
In seguito a questa spedizione, le tre grandi tribù tunisine degli Slass, Hamamma, Beni-Zid con altre dissidenti delle vicinanze di Sfax, complessivamente circa 260000 persone, passarono sul territorio tripolitano sotto il comando supremo di Ben Khalifa, il capo che aveva organizzato la difesa di Sfax. Cotesti ribelli costituivano, presso la frontiera tunisina, un focolare permanente di rivolte e di torbidi.
Il governo francese si preoccupò di questo pericolo e tutti i suoi sforzi furono da allora diretti a favorire la pacificazione dei ribelli e il loro ritorno in Tunisia. Il Console Generale di Francia a Tripoli, Féraud, e il generale Allegro, soprannominato Jusef Negro — che i francesi avevano fatto nominare dal Bey governatore della provincia di Arad in ricompensa dei servizi resi nel tempo dell'occupazione — si adoperarono a raggiungere tale risultato, e a poco a poco vi riuscirono.
Nel mese di aprile 1885, il Féraud era sostituito a Tripoli dal Destrées, il quale continuò a seguire la linea di condotta del suo predecessore e facilitò il ritorno in Tunisia degli ultimi dissidenti.
In grazia di questo felice risultato la Francia poteva oramai avanzare verso l'Est.
Nel mese di maggio del 1885 il Ministro residente di Francia a Tunisi, Cambon, visitò il sud della Tunisia. Oltrepassando la frontiera egli si avanzò sino all'Oglad Djemilia. Più tardi, nel mese di luglio del 1887, egli dichiarò al nostro ministro a Madrid, marchese Maffei, che quell'escursione gli aveva permesso di convincersi che la vera frontiera della Tunisia è l'Uadi-Mochta. Il nome del largo torrente al quale il Cambon dava il nome di Uadi-Mochta era stato sino allora quello di Uadi-Sigsao, mentre in arabo «mochta» significa «frontiera».
Nel mese di ottobre 1886 tre navi francesi si presentavano sulla costa tripolina fermandosi presso il capo Macbes, donde cominciarono a fare i rilievi delle coste vicine. Il governatore generale di Tripoli, avvertito, inviò sui luoghi una corvetta turca sotto gli ordini del comandante la stazione marittima di [pg!20] Tripoli. Cotesto ufficiale superiore chiese al comandante francese con qual diritto e con quali intenzioni procedesse ai rilievi di una costa appartenente alla Turchia. Il comandante francese eccepì la propria ignoranza: egli credeva di rilevare una costa tunisina, della quale doveva fare la carta idrografica. Il turco avendo insistito nell'affermazione che la costa era tripolitana, le navi francesi si ritirarono, lasciando tuttavia eretta, a Ras Tadjer o Adjir, una colonna in muratura. Il Console Generale di Francia, signor Destrées, poco dopo si presentò al Governatore Generale di Tripoli e gli chiese per quali motivi il Comandante turco avesse imposto al Comandante francese di allontanarsi dal capo Macbes. Il Governatore Generale dette le spiegazioni richiestegli, alle quali il Console di Francia oppose che la proprietà del punto del quale si trattava era dubbia.
Nel mese di dicembre 1887, il Bollettino della Società di Geografia di Parigi annunciava che un accordo era stato concluso tra la Turchia e la Francia per la delimitazione della frontiera tripolo-tunisina, e che la nuova frontiera era portata a Ras Tadjer, a 32 chilometri al di là dell'antica demarcazione. Il Governo del Re comunicò immediatamente questa notizia all'ambasciatore d'Italia a Costantinopoli, Blanc, il quale si recò tosto dal Gran Visir. Il Gran Visir smentì perentoriamente l'esistenza della pretesa convenzione e dichiarò inammissibile che la Turchia, la quale non riconosceva il protettorato francese sulla Tunisia, potesse entrare in pourparlers colla Francia circa una delimitazione della frontiera tunisina. L'indomani il Sultano faceva al barone Blanc una dichiarazione non meno categorica: Sua Maestà assicurava che non avrebbe tollerato nè lo spostamento della frontiera, di cui parlava il Bollettino della Società francese di Geografia, nè alcun accordo che potesse implicare il riconoscimento del protettorato francese a Tunisi. Secondo il Sultano, gl'intrighi e le informazioni francesi non avevano altro scopo che quello di spingere l'Italia a impegnarsi in una «questione tripolitana».
Le medesime notizie continuavano a stamparsi sui giornali e l'ambasciatore italiano a Costantinopoli insistè di nuovo presso la Sublime Porta e ottenne da Said pascià, allora Gran Visir, che l'ambasciatore del Sultano a Parigi, Essad pascià, fosse [pg!21] incaricato di chiedere al governo della repubblica il richiamo del generale Allegro e la smentita categorica di qualsiasi modificazione di frontiera.
Verso la stessa epoca il Governo ottomano aveva deciso di cacciare dalla Tripolitania la frazione degli Uargamma, che erasi stabilita nella regione situata tra le antiche frontiere della Tunisia, regione denominata Giufara el Garbia e che è tra le più fertili e le più ricche di pascoli della Tripolitania. La presenza di cotesti tunisini nel territorio tripolitano poteva fornire alla Francia un pretesto per pretendere che cotesto territorio appartenesse alla Reggenza di Tunisi, dacchè una tribù tunisina vi si era pacificamente stabilita e vi faceva atto di proprietà.
Una spedizione partì da Tripoli sotto gli ordini del generale di brigata Mustafà pascià. Il corpo di spedizione si componeva di 1400 uomini, dei quali 800 di fanteria,