La pergamena distrutta. Virginia Mulazzi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Virginia Mulazzi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066073343
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castello di donna Livia per fini diversi, donna Maria passeggiava sola nel giardino del palazzo.

      La passeggiata aveva certamente uno scopo; perchè l'affascinante bionda camminava rapidamente, e non si arrestò che dinanzi un rustico padiglione, situato in fondo al giardino istesso. Entrò in una stanza terrena di quel fabbricato, la cui finestra dava su di una via isolata e deserta. Donna Maria sedette sopra un rozzo sgabello di legno: attesa un poco, indi si alzò: guardò dalla finestra, e:—Non viene ancora, disse tra sè. Ma, a che mi lagno? Non gli ho io fatto raccomandare di aspettar la notte? Mio fratello è sì violento, esigente, bizzarro, che, se mi sorprendesse in colloquio con un cavaliere, sarebbe capace di un eccesso… Ma egli è assente…. Ah! lo comprendevo bene: sapevo di non arrischiarmi troppo, dando al principe un appuntamento… Ero sicura che don Francesco si sarebbe recato al castello, onde sorprendere la sua cara sposa col cavaliere!… Chi sa che cosa può accadere?… Ma ecco il principe: e non è ancor notte fatta…. Ora temo quasi sia troppo presto…

      Guardò intorno a sè. Ma nessuno mi vede, pensò.

      Quasi subito un giovane gentiluomo entrò dalla finestra, che potè facilmente scavalcare.

      Era desso il principe degli Alberi, colui che donna Rosalia amava con tanta passione. Era piccolo, bruno, delicato; con un certo che di languido nella fisonomia assai più dolce e gentile di quanto addicasi ad un uomo.

      Donna Maria lo salutò con un sorriso molto espressivo, e gli porse la mano, ch'ei baciò con trasporto.

      —Finalmente! esclamò il giovine, vi trovo sola: posso dirvi finalmente, lungi da ogni sguardo importuno, quanto vi amo!

      La sorella del duca ascoltava coll'aria di una donna che è certissima del suo potere, e che si tiene egualmente certa non si possa mai eccedere nell'adorarla.

      Dagli sguardi, che il principe fissava in lei, era facile comprendere che quella fanciulla era tutto per lui… Se donna Rosalia lo avesse veduto in quell'istante, non avrebbe più conservato la menoma lusinga! Si sarebbe sentita trafiggere il cuore da una mortale ferita.

      —Vedendovi, diceva egli a donna Maria, trovandomi solo con voi, mi illudo: mi sembra che la felicità, di cui godo, debba essere duratura; che nulla al mondo possa aver forza bastante per farla cessare, per costringermi ad allontanarmi da voi!

      Ella sorrise ancora.

      —Speriamo, rispose.

      —Oh certamente! Se non sperassi farvi mia, non potrei vivere…. E pensare che devo differire a chiedere la vostra mano! Credete che tale dilazione dovrà esser lunga?

      —Di qualche mese almeno.

      —Quale fatalità!

      —Ne soffro al pari di voi, principe,—disse donna Maria, alzando al cielo i begli occhi, nei quali sembrava fremere una viva passione, repressa soltanto dall'onore e dalla modestia.

      Il giovane la contemplava estatico agli ultimi chiarori del giorno; sembrava che volesse prolungarli col desiderio, ed impedire alle tenebre di avvolgere quella seducente bellezza.

      Certo, se egli aveva dei rimproveri ad indirizzarsi sulla sua condotta passata, se il pensiero di donna Rosalia poteva cagionargli rimorsi; rimproveri e rimorsi dovevano essere ben leggieri.

      E forse non sospettava nemmeno le lagrime amare che la sua incostanza faceva scorrere in quegli stessi istanti.

      Ah! perchè si può impunemente distruggere la felicità di una persona, senza che tal colpa, la quale molte volte ha conseguenze più funeste di un delitto, venga punita?—Ma non è infamia mancare a promesse che talora un uomo, talora una donna ebbero l'ingenuità, la sciocchezza di credere sacre…. È invece cosa naturalissima!… Non è crudeltà dimenticare d'aver pronunciate parole che forse s'impressero a caratteri indelebili nella mente, nel cuore di chi non si vuole, non si può più amare; è soltanto cedere alla natura che spinge verso un altro oggetto; il quale, simile al sole, che oscura co' suoi fulgidi raggi le faci trovate talvolta al mattino, fa impallidire ogni altra immagine.

      E coloro, che agiscono in tal modo, credono in buona fede di non far gran male.

      Il principe, per esempio, mentre stava contemplando donna Maria, non si preoccupava molto di tutto questo: è vero ch'egli aveva a scusa una passione più forte della sua ragione, che lo conduceva, che lo trascinava: ma bastava ciò?…

      —Credeva, proseguiva egli, aver trovato un mezzo per affrettare il compimento de' miei voti.

      —E qual mezzo?

      —Non so se devo parlarvene: esso non è riescito.

      —Comunicatemelo egualmente.

      —Già da molti giorni non potevo vedervi, e ciò mi addolorava assai; questa privazione mi rendeva più crudele l'idea del contrattempo che tanto mi affligge. Pensai che facendo parlare al duca da qualcheduno della vostra famiglia mi avrebbe giovato, e m'indirizzai al conte di San Giorgio.

      —A lui?

      —Sì.

      Donna Maria parve riflettere.

      —E che vi rispose? domandò poi.

      —Mi disse ch'ei non ha alcuna influenza su don Francesco, e mi consigliò a chiedergli direttamente la vostra mano, quando lo giudicherò conveniente.

      —Ah, egli vi disse questo?

      E donna Maria si volse: aprì una piccola lanterna che stava in un angolo della stanza, e chiuse le pesanti imposte della finestra, onde nessuno potesse scorgere il lume dalla via.

      Dopo un istante il principe continuò:

      —Compresi che il conte non voleva forse adoperarsi per noi: però anche senza il suo concorso….

      Donna Maria lo interruppe:

      —Quel concorso non ci sarebbe stato di grande utilità.

      —È dunque vero che il duca non si sarebbe lasciato persuadere da lui?

      —È verissimo: ed è forse meglio ch'egli abbia rifiutato.

      Ed intanto pensava alla scena che forse avveniva al castello, e che ella stessa aveva preparata. Ma ad un tratto una subita riflessione venne a turbarla grandemente… Il principe aveva parlato al cavaliere di Malta… E se fosse stato per comunicar ciò alla duchessa che il conte…. Ella aveva udito dell'abboccamento; ma qualche parola appena, mentre stava nascosta dietro una portiera… E se il duca riconoscesse infondate le sue accuse?… Ei, che già le aveva proibito dubitare di donna Livia!… Oimè! pensava; avrei fatto una bella cosa!… Qual sarebbe la sua collera!… Egli, così violento, brutale!… Oh bene! gli dirò chiaro che acconsento a serbare il segreto rilevato da nostro padre, a condizione soltanto ch'ei mi lasci sposar presto il principe.

      Quest'ultima idea la rassicurò alquanto, e si rivolse sorridente al giovane.

      —Quali pensieri vi occupano, donna Maria? chiese egli. Nei vostri begli occhi mi parve leggere come dell'inquietudine, e…

      Ella non lo lasciò terminare.

      —Nulla, disse: pensavo che faceste male ad agire senza consultarmi: vi avrei risparmiato un inutile passo.

      —Purchè tal passo non ci riesca dannoso, che m'importa di averlo sprecato? Tutto è per me indifferente fuorchè il nostro amore.

      —Sì; ma bisogna condurci con prudenza.

      Prudenza!… Questa parola, proferita freddissimamente da donna Maria, fece sull'innamorato principe l'effetto d'un pezzo di ghiaccio sul fuoco.

      La giovane nel pronunciarla non aveva pensato che alla collera di don Francesco, provocata forse inconsultamente da lei, e non si era lasciata trasportare dall'entusiasmo del suo innamorato, come aveva finto sino ad allora.

      —Ah! mormorò il giovine tristamente; voi non mi amate, come io vi amo, donna Maria.

      Ella comprese tosto