La pergamena distrutta. Virginia Mulazzi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Virginia Mulazzi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066073343
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suscitare nuovi ostacoli alle nostre nozze?… Impedirle forse?… E voi potete dirmi che non vi amo?

      —Perdonate! esclamò il principe.

      —Non dubiterete più di me? gli chiese donna Maria con accento incantevole.

      —Mai più: lo giuro.

      —Bene, allora ascoltatemi, e lasciate che io vi dica come dovrete contenervi.

      —Sì, consigliatemi voi, donna Maria: che farò per ottenere l'assenso del duca?

      —Fate quanto vi disse il cavaliere di Malta.

      —Voi credete dunque che il suo consiglio sia buono?

      —Sì, sì.

      —E quando dovrò porlo ad effetto?

      —Ve ne avviserò io.

      —Non sarà mai tanto presto quanto lo desidero.

      —Ma, caro principe, bisogna concedere un ritardo un po' lungo per la morte di mio padre.

      —È vero!

      Vi fu un momento di silenzio, dopo cui il giovine disse a donna Maria:

      —E potrò almeno qualche volta vedervi ancora…. sola…. come… stasera?

      —Sola non so.

      —Ma la duchessa è al castello: per qualche tempo senza dubbio vi rimarrà.

      —Sì; ma io non avrò gran libertà egualmente: poi potrebbero sorgere accidenti impreveduti, che affrettassero il ritorno di donna Livia,—aggiunse con una esitazione che sembrava oscillare tra il timore e la speranza.

      —Come?

      —Che volete? Temo sempre.

      Queste ultime parole, pronunciate con dolcissima espressione, incantarono il principe.

      —Non so, disse, se dovrò cessare le visite che facevo in palazzo di tanto in tanto, vivente vostro padre.

      —Vedremo. Se fosse necessario un tal sacrificio, aggiunse ella sospirando, esso costerebbe a me non meno che a voi.

      In quel momento l'essere più diffidente avrebbe giurato che donna

       Maria diceva il vero: sì grande è l'ascendente di un vago volto.

      Come adunque non l'avrebbe creduto il principe, che l'adorava?… Aveva errato nell'amare quella fanciulla d'indole più che perversa, sopratutto se per lei aveva tradito un'altra; ma ora, come presumere ch'ei si arrestasse? Chi saprebbe farlo su un delizioso pendío cosparso di fiori, ai piedi del quale non scorge il precipizio in cui può cadere?

      Donna Maria non ingannava intieramente il suo innamorato però: per esempio, quando diceva soffrire del ritardo, degli ostacoli forse, che la morte del padre aveva suscitato alle loro nozze, era nel vero. Mai ella avrebbe trovato un miglior partito del principe!… Era avida di libertà, di piaceri, di dominio!

      Ogni suo voto sarebbe stato soddisfatto, appena fosse sposa di lui.

      Affezioni simili non datano dal dì d'oggi, benchè la educazione diversa, i diversi costumi potessero renderle assai più rare in quel tempo.

      Donna Maria aveva dunque in sè degli elementi preziosi di progresso: perchè ogni sua parola, ogni sorriso, ogni sguardo era calcolato, gettato per fare effetto.

      E con questi difetti, o qualità, come si vorrà chiamarle, cattivava intieramente il principe.

      —Oimè! il tempo di separarci è venuto, gli disse ella.

      —Che! di già? Mi sembra sì poco che son qui presso di voi, cara donna

       Maria!

      —A me pure; ma…

      —Il duca non è assente? Non siete voi libera per qualche ora?

      —Ei non mi disse quanto sarebbe durata la sua assenza. Seppi a caso che doveva partire… Una passeggiata a cavallo può durare anche pochissimo.

      —Ah sì! avete ragione: mi converrà lasciarvi. Al suo ritorno don Francesco potrebbe chiedere di voi… Ma non temete l'indiscrezione di qualche servo?

      —Non temo; perchè mi vedono molte volte passeggiare in giardino, quantunque sia nel verno. Poi ho una delle mie donne, che mi è intieramente devota, quella che impiegai sempre per comunicare con voi…. Fu dessa che, sotto un suo particolare pretesto, ottenne dal giardiniere la chiave di questa stanza. Ora ella veglia qui presso.

      —Addio dunque, donna Maria: rammentatevi di me.

      —Potete voi dirmelo?

      —Chè non mi è dato rattenere il tempo?

      —Vedete, caro principe: la notte è già discesa: partite; addio.

      Il giovane dovette rassegnarsi: e dopo qualche altra parola di commiato piena di passione, si allontanò colle più grandi precauzioni.

      La notte era discesa infatti, e donna Maria non indugiò a rientrare.

      Era agitata. Ormai si teneva sicurissima, è vero, d'aver affascinato il principe in modo, che ei non potesse più sfuggirle. Quel primo colloquio, avuto con lui da sola a solo, ne la accertava: per questo pensava meno al giovane di quanto lo avesse fatto prima di recarsi all'appuntamento.

      Ma altri timori le impedivano gioire intieramente del suo trionfo. Il duca adirato le passava dinanzi come un fantasma terribile. Una sola persona, lo sapeva, poteva farsi perdonare da lui; ed era quella persona appunto, ch'ella aveva accusata. Le restava minacciare il duca di rivelare il segreto del padre; ma questo pensiero, che dapprima l'aveva rassicurata, non le infondeva più tanto coraggio.

      Ella non potrebbe egualmente forse salvarsi da una esplosione di collera.

      «Ma a che temer tanto? dicevasi poi, aggiungendo, come sempre accade, nuove riflessioni alle antiche…. Io posso sostenere arditamente, se don Francesco mi rimprovera, che credevo esser nel vero…. D'altronde gli dirò che intendevo parlare del cavaliere soltanto, non di donna Livia…. Poi, chi sa!… Se il duca avesse sorpreso una sola frase equivoca, allora!… Sì, ciò basterebbe a renderlo furioso, e spingerlo ad un eccesso.

      »E mia sorella? Oh avrà bel fare!… Il principe ama me sola…. di questo non voglio più preoccuparmi; non devo nemmeno parlargli di lei…. no; non voglio mostrare di temer donna Rosalia.»

      Qualche momento dopo, donna Maria era seduta tranquillamente dinanzi al camino in una sala di riunione. Attendeva il ritorno del duca con viva ansietà.

      Molte volte aveva già chiesto di lui alla fidata camerista, che erasi guadagnata colla promessa di condurla seco e di migliorarne la condizione, quando ella sposerebbe il principe degli Alberi.

      Ma il duca non era ancor ritornato.

      Eppure le stelle già da qualche tempo brillavano in cielo.

      «Mi sembra ch'egli indugi, pensava donna Maria: che sarà mai avvenuto? Si sarebbe egli già pacificato con donna Livia?… Ma il castello è lontano una buona lega dalla città…. Andare, venire, fermarsi…. vi vuole il suo tempo!»

      Poi, vedendo entrare la camerista senza che l'avesse chiamata:

      —Ebbene? le domandò.

      —Il signor duca è ritornato, rispose l'interrogata.

      —Viene qui?

      —No: è già salito nel suo appartamento, e vi si è rinchiuso.

      Donna Maria si alzò.

      —Accompagnami alle mie stanze, disse alla camerista, che la seguì in silenzio.

      Era collera verso di lei, o verso la moglie, che faceva desiderare al duca di essere solo?

      Donna Maria se lo chiedeva con qualche timore.