Politica estera: memorie e documenti. Francesco Crispi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Francesco Crispi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066088132
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trattato eventuale di alleanza contro la Francia il Principe mi disse che avrebbe preso gli ordini dall'Imperatore. Per quello speciale per l'esercizio dei diritti civili, desidera che sia fatto presto, ed in conseguenza che se ne diano da V. M. i poteri al conte di Launay.

      Altri argomenti di minore importanza furono discussi il 17 e il 24 corrente, ma tralascio di parlarne perchè dovrei estender molto i limiti di questa lettera. Ne farò una speciale esposizione a V. M. al mio ritorno in Italia in quella udienza che la M. V. si degnerà di accordarmi.

       Sempre agli ordini di V. M., mi ripeto con tutta devozione e con affettuoso rispetto, etc.»

      26 settembre. — Visita di congedo al segretario di Stato Friedberg e al ministro di Bülow.

      27 settembre. — Prima di lasciare Berlino invio il seguente telegramma:

      «a S. M. l'Imperatore Guglielmo.

      Baden-Baden.

      Essendo sul punto di dire addio alla Germania, sento il vivo rincrescimento di non aver potuto ossequiare personalmente Vostra Maestà, e l'obbligo di ringraziare vivamente la M. V. come capo supremo della grande nazione per le prove di simpatia date all'Italia dal nobile popolo tedesco.

      Francesco Crispi.»

      Parto da Berlino alle 10.45 di sera dalla stazione di Potsdam. A Potsdam il sonno mi coglie malgrado il freddo intenso.

      27 settembre. — Mi risveglio a Kreiensen.

      Alle 5 pom. siamo ad Ostenda; alle 8 ½ c'imbarchiamo per l'Inghilterra.

      28 settembre. — Giungo alla stazione di Connon-Street alle 4 del mattino.

      Il marchese Menabrea — Alla ricerca di Stansfeld — Presentazione all'Athenaeum Club — Carte da visita allo Speaker, al lord Chancellor, al lord Chief-Justice, a lord Beaconsfield, a lord Derby.

      «Roma, 26 7.bre 1877.

      Caro Crispi,

      La mia salute s'è guastata a Stradella. Era uno de' soliti attacchi artritici che fu da me trascurato e mal curato dal medico. Costretto a recarmi a Roma ove la mia presenza era necessaria, ho inasprito il mio male colla fatica del viaggio, e a Roma l'attacco artritico si estese ai visceri. La malattia era nojosa e minacciava d'essere lunga quantunque non fosse grave. Vinse, però, la mia buona natura e mediante purganti e senapismi il male si è mitigato. Non posso ancora reggermi in piedi, ma è affare di qualche giorno. Fra tre o quattro giorni sarò intieramente libero considerandomi adesso in piena convalescenza.

      Il tuo viaggio avrà questo notevole risultato: la diplomazia ha cominciato a conoscerci, a renderci giustizia, a trattare apertamente con noi. Fummo lungamente cospiratori per l'unità del nostro paese, siamo stati rispettati come deputati di parte liberale, ora otterremo di essere apprezzati come uomini di governo. Quando sarai qui c'intenderemo per rendere fruttuoso e sicuro il risultato della tua missione.

      Ora eccoti alcune notizie che è bene tu sappia per regolare l'epoca del tuo ritorno a Roma.

      E prima delle cose interne.

      Zanardelli aveva offerto le sue dimissioni perchè gli avevo telegrafato che il ritardo nella stipulazione delle convenzioni era una calamità. Risposi con moderazione ed ottenni il suo assenso a proseguire i negoziati. Spero dunque ancora di conchiudere senza attraversare una crisi.

      Da Mancini spero poco perchè non spero che la sua salute si ripristini completamente. Sarà uno dei nostri più grossi fastidj.

      Ma vi è un altro guajo.

      Venne a Roma Cialdini e si mostrò molto malcontento di Mezzacapo per le giubilazioni nell'esercito, e di Nicotera pei settanta commendatori, e parlò della sua dimissione non immediata, ma fra breve. La dimissione di Cialdini ci farebbe molto male ed è perciò che se ritornando in Italia passi da Parigi faresti bene a vederlo ed a persuaderlo di non toglierci il suo appoggio. Egli mi disse di averti parlato e che tu gli hai detto che un allargamento dei quadri sarebbe stato accettato dalla Camera. Io non so se la cosa sarebbe passata facilmente, e non voglio sostenere che nelle disposizioni date da Mezzacapo non ce ne siano di sbagliate, ma il certo si è che qualche cosa bisognava fare, e che adesso bisogna ad ogni costo impedire che il generale Cialdini si dimetta. Sai che il partito ha accolto bene i provvedimenti di Mezzacapo e che un atto ostile contro di lui ferirebbe e partito e ministero e forse aprirebbe una breccia per la quale potrebbero entrare i nostri avversarii politici.

      Venendo alle cose estere, è bene che sappi che di Launay ha scritto a Melegari della tua visita a [Bismarck][10] e fece notare le parole che [Bismarck] disse ad [Andrássy]. Quelle parole sono però diventate per noi un programma, all'attuazione del quale è d'uopo adoperarci. Purtroppo non conosciamo la risposta di [Andrássy] e certo a [Vienna] le nostre esigenze incontreranno opposizioni vivissime; ci vorrà da parte nostra molta abilità, molta fermezza, ed anche un po' di fortuna per riuscire.

      Le osservazioni che a questo proposito tu hai fatte a [Bismarck] bisognerà che le faccia con prudenza a [Derby]. Colla [Inghilterra] noi abbiamo molti interessi comuni, nessun interesse contrario. Vivissimo è il nostro desiderio di mantenerci con essa in perfetto accordo. E questo è anche il nostro interesse, poichè quando fossimo involti in una guerra l'amicizia del [Inghilterra] è la sicurezza delle nostre [piazze], cioè delle nostre grandi città.

      Tu parlando con gli uomini di Stato [Inglesi] potrai toccare un argomento delicato e che non devesi sviluppare se non si presenta occasione propizia e sempre adoperando molta prudenza.

      In questi ultimi tempi fummo male giudicati da una parte della stampa inglese. Vi fu chi sospettò un'alleanza dell'Italia con l'Austria, alleanza che non ha mai esistito nel pensiero di nessuno. Ultimamente il Foreign Office pubblicò un manifesto sui passaporti che i sudditi inglesi erano invitati a ritirare quando volessero recarsi in Italia. Quell'annunzio era un'offesa immeritata all'Italia e al suo Governo che sempre ha accolto, ed accoglierà sempre i sudditi britannici colla più grande simpatia. E non siamo noi gli avversarj del papato, che è il più antico nemico dell'Inghilterra? — Ora, molti credono in Italia che questi umori dipendono in gran parte da una sola persona. Noi non godiamo le simpatie dell'attuale Ambasciatore britannico a Roma, che è un amico intimo dei nostri avversarj politici.

      Su questo punto, ed anche perchè ne dica una parola al nostro Ambasciatore, io mi rimetto alla tua prudenza.

      Io ti sarò molto grato se vorrai telegrafarmi da Londra quello che vi si pensa sul risultato delle prossime elezioni in Francia. Questi pronostici mi saranno utili anche dal punto di vista finanziario.

      E ti prego ancora di telegrafarmi il tuo itinerario per mia norma, e il giorno in cui speri di poterti trovare a Roma. La situazione parlamentare io la spero buona perchè la situazione delle finanze è buona: ma questo non è che un lato del problema che dobbiamo risolvere, e per consolidare al potere il partito liberale occorre ancora studio e lavoro non poco e fatica molta.

      Credimi sempre

      l'aff.mo tuo A. Depretis.

      P.S. Telegrafa la ricevuta di questa per mia quiete.»

      «Londra R 1 / 10

       dº dº

       (Telegramma).

      Ho tua lettera.

      Telegraferò mio ritorno, dopo che avrò visto Derby.

      Crispi.»

      «Londra, 3 ottobre 1877.

      Caro Depretis,

      Ebbi ieri la tua lettera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

      Vedrò Cialdini al mio passaggio da Parigi, e se affretterò il mio ritorno tenterò di vederlo in Italia.

      Parlammo con lui dell'esercito e della difesa del paese.

      Non si mostrò contento delle disposizioni date da Mezzacapo. Ma venendo ai particolari convenne che molti dei giubilati erano ferri vecchi, e che quei messi in disponibilità