Politica estera: memorie e documenti. Francesco Crispi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Francesco Crispi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066088132
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      Vedi poi di spiegare la [posizione] del nostro [governo] nella questione della 9145 [?]

      L'[Italia] ha bisogno di [pace] desidera conservare relazioni [amichevoli] coi paesi vicini; le nostre [simpatie] sono per [Andrássy] e pel suo [ministero] e pel [partito] liberale che lo sostiene, siamo disposti a fare ogni [sforzo] per mantenere le [buone relazioni] con lui, ma che non saremmo [capaci] di [dominare] la [opinione] in [Italia] in faccia ad un [ingrandimento] dell'[Austria] senza [compenso]. Questa è la verità. Quello poi che avverrà in [Italia] è difficile prevedere, ma è evidente che il [ministero] attuale non potrebbe restare al suo posto.

      Converrà, mio caro Crispi, che tu usi molta [moderazione] di linguaggio sia per un riguardo alla grande [suscettibilità] di [Robilant] sia per non dar ragione al [partito] [cattolico e militare] di destare [apprensione] che importa assaissimo di evitare: le tue parole siano la [espressione] della franca tua [opinione personale]. Quello che ti dirà [Andrássy] ci servirà di norma.

      Eccoti, mio caro Crispi, riassunta la mia maniera di vedere che ti espongo per debito di coscienza e che forse reputerai [superflua] ma tu devi essermi [indulgente] perchè sono ispirato dalla gravità della situazione attuale e dal desiderio di nulla trascurare che possa riuscire utile al nostro paese.

      Credimi sempre

      Tuo aff.mo Depretis.

      Stradella 10 8bre 1877.»

      «Vienna, 15 ottobre 1877.

       Caro Depretis,

      Siccome ti telegrafai la sera del 13, qui la posizione è molto difficile. La stampa, gli uomini politici, il Ministero, la Corte, tutti ci sono avversarii. Chi ci abbia creato queste antipatie non te lo saprei dire: constato un fatto, il quale è della massima importanza.

      Robilant, il quale me ne ha fatto il ritratto, mi diceva che gli austriaci ritengono noi causa di tutte le loro sventure. Noi destammo lo spirito di nazionalità in queste contrade, e noi lo teniam desto con le nostre pretese sull'Illiria e sul Trentino. Senza di noi non sarebbe avvenuta la guerra del 1866, il cui risultato fu di escludere l'Austria dalla Confederazione germanica. Noi potremmo esser causa e dar principio allo sfasciamento dell'Impero se insistiamo nel volere il territorio italiano che l'impero possiede al di là delle Alpi.

      Io non ho bisogno di rivelarti l'ingiustizia di cotesta accusa. Quando si dà corso al sentimento d'interessi inopportuni, i giudizii non possono esser sani.

      Così stando le cose, il mio primo ufficio ha dovuto essere di calmare le ire e di riconquistare all'Italia le simpatie dei liberali austriaci.

      Son venuti a visitarmi i redattori di vari giornali, tra cui il proprietario della Neue freie Presse e quello del Tagblatt, che hanno la più estesa pubblicità qui e fuori. A tutti chiesi il motivo pel quale han fatto da due anni la guerra al nostro Ministero. Quello della Presse mi rispose che il motivo era perchè il Melegari non ha una politica chiara nella questione d'Oriente, anzi dal suo contegno appare che noi parteggiamo per la Russia. Tutti poi, dicendosi amici d'Italia e desiderosi di mantenere con noi buoni ed amichevoli rapporti, han fatto comprendere che diffidano di noi.

      Per la questione orientale ho detto che noi siamo stati e siamo in una perfetta neutralità, che non parteggiamo per alcuno dei belligeranti, ma siamo dolenti della peggiorata condizione delle popolazioni che si vorrebbero redimere. In quanto all'Austria ho soggiunto che siamo suoi amici e che vogliamo mantenerci con essa d'accordo in tutto ciò che possa giovare ai comuni interessi. Su cotesto argomento ho voluto estendermi un poco, ed ho sostenuto la tesi del necessario mantenimento e del consolidamento dell'Impero dell'Austria, la quale noi riteniamo esser elemento di civiltà verso l'Oriente.

      Il proprietario della Neue freie Presse mi promise che ci ritornerebbe amico. Con quello del Tagblatt ebbi poco da fare, perchè venendo a trovarmi portò con sè un numero del suo giornale con un articolo lusinghiero sul conto mio, quantunque storicamente non sempre esatto.

      Quando ieri sera mi giunse il tuo telegramma, io era stato dal ministro di Giustizia e dal barone Orćzy, quest'ultimo il braccio destro del conte Andrássy ed il suo rappresentante al Ministero degli Affari esteri. Quasi indovinando il tuo pensiero mi ero condotto con loro siccome desideravi. Il Robilant, che fu presente alla mia conversazione col sig. Orćzy, non potè fare a meno di esprimermi la sua completa approvazione.

      Il conte Andrássy è nelle sue terre di Ungheria. Alcuni dicono che aveva prorogato di 24 ore la sua partenza, aspettando il mio arrivo; altri, al contrario, che aveva anticipato la partenza per evitarmi. Il conte Robilant è di avviso che nessuna delle due versioni sia esatta.

      Il conte Andrássy sarà a Pesth dopo il 17, ed io andando in quella città facilmente potrò vederlo. Avendo annunziato il mio divisamento di fare cotesto viaggio ed avendone scritto ad amici di colà, i quali me ne avevan domandato, non posso cangiar di proposito senza suscitar sospetti e dar pretesto a malevoli congetture. Ti assicuro però che il mio contegno sarà riservato e che non comprometterò punto la nostra politica.

      Immediatamente dopo la gita a Pesth ritornerò in Italia.

      Niente altro che stringerti la mano.

      Il tuo aff.mo F. Crispi.»

      15 ottobre. — Visita del ministro Glaser. Si ritorna a discorrere lungamente della convenzione pel godimento dei diritti civili nei due Stati. Esecuzione dei giudicati. — Sequestro e questioni di merito — Limiti — La deliberazione senza il contraddittorio.

      Carta da visita al Presidente della Camera.

      Alle 7 pom. all'Opera con Robilant.

      16 ottobre. — Il Presidente della Camera viene a visitarmi — Si discorre della procedura parlamentare.

      A mezzogiorno vado alla Camera. Il vice-presidente Vidulich, istriano, m'accompagna. Sopraggiunge il Presidente.

      Visita alle prigioni, alla Corte d'Assise e al Tribunale.

      Alle 4 ½ pom. visita al ministro del Commercio.

      17 ottobre. — Viene il vice-presidente Vidulich — I comuni in Austria — Sistema elettivo — Il Consiglio comunale — La deputazione comunale e il podestà elettivo. Tre ordini di elettori secondo il censo. Nei comuni con statuti proprii il podestà o borgomastro proposto dal Consiglio Comunale ed approvato dall'Imperatore. Le Diete provinciali — Potestà legislativa per l'amministrazione locale — da essa dipende la circoscrizione territoriale.

      18 ottobre. — Parto da Vienna alle 8 ½ ant. Arrivo a Pesth alle 5 ½ pom.

      19 ottobre. — Visita alle due Camere ungheresi e al Museo.

      20 ottobre. — Alle 4.30 pom. visita a Buda al Presidente del Consiglio ungherese, signor Tisza.

      — V. E. ha fatto un lungo viaggio. Andrà in Oriente?

      — No, non ho motivo di andarvi. Vienna e Pesth sono le ultime tappe del mio viaggio. Avevo così stabilito partendo dal mio paese.

      Prima tesi: Convenzione internazionale pel godimento dei diritti civili degli austro-ungheresi in Italia, e degli italiani in Austria-Ungheria. In principio non rifiuta, ma senza affermarsi su alcuna delle questioni che vi si riferiscono.

      Seconda tesi: Trattato di commercio. Prorogando l'attuale si vorrebbero delle facilitazioni per i vini ungheresi. Avendo io osservato che iniziandosi una discussione, la proroga potrebbe non approdare, Tisza dichiara di voler questa brevissima.

      Terza tesi: Accordo tra i due paesi. Risposta: non tutti la pensano come voi nel vostro paese. Osservo che il paese è rappresentato dal Parlamento e dal Governo. Il Parlamento è interprete legale della pubblica opinione. Serietà del regime costituzionale. Tutto in Italia si tratta alla luce del sole: questioni militari e internazionali. Potremo essere attaccati, non attaccheremo mai — I tre imperatori — Questione Orientale — Al 1854 il Piemonte profuse sangue e danari.

      — Non fu una cattiva politica.

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