Il 17 alle 9,45 del mattino presi la via di Lend, dove arrivato alle 2 p. m. fittai una vettura, la quale in sei ore mi portò a Gastein.
Da Lend salendo la montagna dalla quale si precipita l'Ache, la strada è difficile ed i cavalli stentano a camminare. Si entra in una gola detta il Klamm-Pass, stretta, scura, fredda, donde poi si esce nella vallata di Gastein, tortuosa, lunga parecchie miglia. Le cime del Klamm-Pass ed i monti che chiudono la vallata erano ricoperti di neve ed io non mi ero provvisto di forti abiti, onde ripararmi dal freddo.
Giunto a Gastein, che è alla fine della vallata, anzi sotto la cima del Reichenberg, ero stanco e mi sarei volentieri riposato. Nonostante, trasmisi una mia carta e poscia scrissi un biglietto al principe di Bismarck, il quale mandò subito il suo segretario per scusarsi che non poteva venire lui stesso di persona per la sua malferma salute, ma che mi avrebbe subito ricevuto.
Andai e stemmo insieme dalle 7 ½ alle 10 di sera, discorrendo di tutto ciò che d'interessante presenta l'Europa e che, per quanto specialmente ci riguarda, troverai in sunto nei miei precedenti telegrammi.
Della nostra conferenza avrai una ampia relazione. Per ora ti dirò che, se per la questione d'Oriente non esiste un trattato scritto fra i tre imperatori, sono fissate, però, da loro le condizioni secondo le quali in date evenienze la questione medesima deve esser sciolta. Se la Russia si avanzerà, l'Austria occuperà la Bosnia e l'Erzegovina e, in caso d'una ripartizione del territorio turco, se le annetterà. Avendo io osservato che l'Italia non potrebbe vedere con indifferenza l'ingrandimento dell'Austria alla sinistra dell'Adriatico, Bismarck mi rispose:
«Prendetevi l'Albania».
Ed avendogli dichiarato che non ci pensavamo punto e che bisognava ch'egli si frapponesse affinchè ci fosse dato un compenso con una rettificazione delle frontiere dalla parte delle Alpi, mi osservò che di ciò non si poteva parlare a Vienna e che la Germania, amica delle due potenze, doveva desiderare e procurare la pace tra l'Austria e l'Italia, e che nello stato attuale e finchè l'Austria non mutasse politica, doveva tenere il silenzio per non suscitare sospetti.
Ora, io sarei d'avviso che stante gl'insuccessi russi ed in previsione d'una ripresa d'armi in primavera, convenisse parlar chiaro e franco a Vienna e Londra, e dir netto il nostro pensiero. Intanto, bisognerebbe affrettare i nostri armamenti e provare che anche noi abbiamo tutti gli argomenti per farci ascoltare.
La mia corsa da Berlino a Gastein fu un mistero. A Salisburgo ed a Gastein agli alberghi non fu rivelato il mio nome.
Di Launay seppe della mia visita a Bismarck, ma secondo le tue istruzioni gli tacqui il vero scopo della visita.
E qui fo punto per oggi, e cordialmente ti saluto.»
Alle 8 di sera viene il dottor Valeri per dirmi che la Principessa imperiale desiderava una mia visita.
Risposi che mi sentivo onorato della cortese manifestazione della nobile Principessa e che lasciavo a S. A. I. di fissare il giorno che avrei potuto vederla.
Il Valeri disse che la Principessa era invaghita dell'Italia e che ne seguiva con amore i progressi. Lieta della visita a Berlino del Presidente della Camera Italiana, S. A. I. avrebbe gradito che egli si fosse recato a Potsdam.
Pregai il cortese messaggero di ringraziare l'illustre Principessa e di dirle che sarei stato fortunato di poterle ripetere a voce l'omaggio della mia devozione.
Berlino, 21 settembre. — Il telegramma di ieri dell'on. Depretis non essendo soddisfacente replicai col seguente:
«Ebbi tuo laconico dispaccio telegrafico. S. M. il Re fu più gentile di te. Avverti che di Launay ignora trattative alleanza contro Francia».
Il sig. di Holstein mi scrive:
«Berlin, 21 sept. 1877.
Monsieur le Président,
Pouvant parfaitement imaginer à quel point toute tentative de vous trouver chez vous serait une pure formalité, je me permets de m'annoncer d'avance, pas par égard de la personne du soussigné, mais parce que j'ai quelque chose à communiquer.
J'aurai donc l'honneur de passer chez vous demain samedi vers deux heures.
Dans le cas où cela viendrait à déranger des combinaisons antérieures, je vous prie de croire que je serai ici à votre disposition depuis midi à 5 heures.
Veuillez agréer, monsieur le Président, l'expression de mes sentiments de très haute considération.
Holstein.»
All'una pomeridiana vado dal sig. di Holstein; mi dà la notizia che il principe di Bismarck sarebbe venuto a Berlino.
Mi chiede quale impressione aveva io portato del mio viaggio a Gastein. Gli rispondo che n'ero contentissimo e che speravo, al prossimo ritorno del Principe alla capitale, di potermi confermare in quei convincimenti che avevo tratti dal mio colloquio con S. A. pel bene delle due nazioni.
Il sig. di Holstein è d'avviso che difficilmente avrei potuto rivedere il principe di Bismarck. Questa volta S. A. sarà molto occupato e difficilmente avrà tempo a ricevere. Nulla di meno potrebbe fare una eccezione.
L'Holstein ha l'incarico di dirmi che S. A. R. e I. la principessa Vittoria desiderava una mia visita e che facilmente mi avrebbe invitato a pranzo al palazzo di Potsdam. Egli soggiunge che non avrei tardato a ricevere l'invito.
Ritornato all'albergo, trovo una lettera del deputato Dernburg che mi annunzia per domenica, 23, il banchetto parlamentare. La lettera è così concepita:
«Berlin, den 21 sept. 77.
Monsieur le Président,
Vous avez bien voulu accepter le petit banquet, que les membres du Reichstag et du Landtag, présents à Berlin, ont eu l'honneur de vous offrir comme témoignage des leurs sympathies pour vous, Monsieur le Président, pour vos collègues et pour votre grande et belle patrie.
Puisque vous avez eu la bonté de nous laisser le choix du jour, nous nous avons proposé le dimanche prochain. Nous nous permettrons de venir vous chercher à cinq heures moins un quart.
Je suis heureux de pouvoir vous exprimer, au nom de mes collègues et dans mon nom personnel, le vif plaisir et la grande satisfaction que votre présence en Allemagne nous inspire. J'en tire les meilleurs conséquences pour les relations futures des deux peuples déjà si étroitement unis.
Agréez l'expression de ma considération la plus distinguée avec laquelle je suis, Monsieur le Président, votre très dévoué
F. Dernburg
membre du Reichstag et chef rédacteur de la Nationalzeitung.»
Rispondo così:
«Kaiserhof, ce 21 7mbre.
Monsieur et cher collègue,
En remerciant vous et vos collègues, au Reichstag et au Landtag, de l'honneur que vous me faites, j'accepte l'invitation et je vous attendrai à l'hôtel dimanche 23 courant à l'heure que vous m'avez indiquée. Agréez, monsieur, mes salutations bien cordiales».
Scrivo all'on. Depretis:
«Il conte di Launay, avendo ricevuto un biglietto dal Maresciallo di Corte, il quale annunziava che la Principessa mi voleva a pranzo la sera di domenica 23, egli venne ad informarmene.
La coincidenza dei due inviti ci mette in imbarazzo, non sapendo come svincolarci dall'uno o dall'altro. L'ambasciatore di S. M. assume l'incarico di trovar modo a risolvere il problema».
La sera, ad ora tarda, ricevo da Roma il seguente dispaccio dell'on. Depretis in risposta al mio del mattino:
«Mio laconismo solito cresce maggiormente per malattia che mi tiene da otto giorni obbligato a letto. Ma tu devi dargli interpretazione come attestato di prudenza che non esamina e riconosce per opera tua il risultato del colloquio del quale mi hai dato notizia.