Politica estera: memorie e documenti. Francesco Crispi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Francesco Crispi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066088132
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addentellato che ci permetta di ritornarci sopra e d'insistere.[5] Pare a me si dovrebbe comprendere che nella questione Orientale non è possibile rimanere indifferenti ad una soluzione che ingrandisce Austria».

      Immediatamente risposi telegrafando così:

      «Con vivo rincrescimento apprendo tua malattia. Eventuale ingrandimento Austria fu trattato e può essere ripreso.[6] Bisogna però trattare a Vienna e Londra la questione».

      22 settembre. — Pel pranzo a Potsdam e pel pranzo parlamentare fu trovata una conveniente soluzione, grazie a S. A. I. la principessa Vittoria, che diede la priorità alla rappresentanza nazionale.

      Il conte di Launay mi scrive su cotesto argomento:

       «Tutto è regolato per lo meglio. In risposta al mio dispaccio al Maresciallo di Corte, ricevo l'avviso che l'invito a Potsdam è rimesso a lunedì».

      Il signor Federico Goldberg, corrispondente di varii giornali tedeschi e stranieri, avendomi domandato un colloquio consentii che fosse venuto a vedermi.

      Giunto all'ora indicatagli mi domandò prima di tutto se io fossi qui con una missione del governo italiano presso quello dell'Imperatore germanico e se ero contento della mia visita a Berlino. Risposi ch'ero venuto nella capitale dell'impero germanico senza alcun incarico officiale, e che ero soddisfatto del mio viaggio, perchè avevo potuto constatare personalmente le simpatie dei tedeschi per l'Italia.

      Il sig. Goldberg lodò la politica italiana. Disse che nelle condizioni dell'Europa era molto difficile il mantenimento della pace e che per la Germania e per tutte le altre nazioni una guerra avrebbe potuto riuscire disastrosa, perchè non ben definite ma incerte ancora le alleanze.

      Avendomi chiesto che cosa io pensassi della guerra turco-russa, risposi:

      — È un atto di prepotenza alla quale l'Europa assiste impassibile. Ciò non sarebbe avvenuto senza la dissoluzione delle antiche alleanze.

      — Avete ragione, ma l'impero tedesco non può condursi altrimenti. La Germania non ha alcun interesse in Oriente, e se prendesse parte per la Turchia ne avremmo la guerra generale, perchè la Francia avrebbe facile pretesto per correre sul Reno e vendicarsi delle sconfitte patite al 1870. Vi assicuro, però, che ai tedeschi non è simpatica la Russia e che le perdite da essa subite sul Danubio hanno fatto piacere alla nostra popolazione.

      — Non comprendo tutto ciò. Al 1870 la Russia, restando neutrale, influì ai vostri trionfi. Se la Russia fosse intervenuta anche diplomaticamente — e il povero Thiers fece tutto il possibile per riuscirvi — l'esercito tedesco non sarebbe giunto a Parigi. Voi dovreste in conseguenza essergliene grati.

      — È purtroppo così; ma bisogna distinguere i tedeschi dalla Corte imperiale di Germania, i primi avversarii, l'altra amica della Russia.

       Le frontiere della Russia sono rigorosamente chiuse alle nostre merci ed ai nostri cittadini. Voi non potete immaginare quante noie diano la polizia ed i doganieri russi ai tedeschi e quanto sia difficile viaggiare in Russia.

      Ora, coteste voci si ripetono tutti i giorni e tutti i momenti, e siccome il popolo giudica dai fatti che toccano da vicino i suoi interessi, così le antipatie aumentano in proporzione del danno che esso riceve.

      — È possibile tutto ciò, ma la Germania ha vincoli politici con la Russia e bisogna che tutte e due sappiano intendersi e procedere d'accordo.

      La Prussia è interessata come la Russia a mantenere le provincie acquistate sul finire del secolo XVIII nel riparto della Polonia. Or bene, a cotesto scopo le Corti di Berlino e di Pietroburgo sono costrette a fare una eguale politica.

      — No, voi v'ingannate. Cotesto è un affare d'interna amministrazione e la Germania non ha bisogno dell'ausilio degli altri per garentire i suoi possedimenti nelle provincie dove le popolazioni non sono tutte tedesche. Nella Prussia occidentale e nel ducato di Posen, i veri polacchi sono in campagna e questi sono docili, operosi ed obbedienti. Ivi i signori non hanno una vera influenza.

      Le città sono in gran parte germanizzate. A Posen è tedesca metà della popolazione, e a Danzica se i polacchi sono in maggioranza, non per questo sono temibili (ils ne sont pas à craindre pour cela). La città fiorisce pei suoi commerci, e la popolazione non ci guadagnerebbe a separarsi dalla Germania.

      Del resto, Danzica ha una forte guarnigione, e una piazza militare di prim'ordine ed in conseguenza non è facile a prendersi, e ricordate quello che ci volle al 1813 per farla capitolare.

      — Che la Germania nella Prussia occidentale possa in tempi ordinarii mantenere la sua autorità, non ho ragione di contrastarlo. Dubito, però, che ciò possa fare in caso di una rivoluzione.

      Ricorderete certamente la insurrezione polacca del 1863 e non avrete dimenticato che, allora, Prussia e Russia credettero necessario un trattato[7] per cooperare a reprimerla. Le insurrezioni sono contagiose, massime quando sono animate dal principio di nazionalità.

      — Ma al 1863 non avevamo la Germania.

      — Sia pure, ma bisogna anche ricordare che nelle provincie di origine polacca la popolazione è cattolica ed i cattolici danno molto da fare. Fra i cattolici, il clero e la popolazione di Posen sono i più attivi ed i più arditi.

      — Questa è tutt'altra cosa. Il partito cattolico è forte in tutta la Germania; ha danaro, ha giornali, ha una potente organizzazione. Il partito cattolico però costituisce una vera minoranza in tutto l'impero. Può dare fastidii, ma non sarà mai temuto. È un partito come un altro, il quale è obbligato a rispettare le leggi e però può essere tenuto a freno.

      — Permettetemi intanto di farvi osservare che nelle provincie polacche la questione è del tutto diversa.

      Nelle provincie tedesche i cattolici sono tedeschi ed essi non possono volere la caduta dell'impero. I cattolici polacchi nulla hanno di comune con la Germania; la loro patria è altrove e nella lotta religiosa troverebbero anche il modo di rivendicare la loro nazionalità.

      — Convengo con voi sulla gravità della questione, ma il principe di Bismarck sa il suo mestiere e ne ha dato prove in tutte le occasioni. A lui non riuscirà difficile tenere i polacchi al posto, qualora volessero turbare la pubblica pace. Nel novembre 1870, il clero di Posen, con lo arcivescovo alla testa, prese l'iniziativa per una agitazione in favore del potere temporale del Papa. Fu un inutile conato innanzi alla ferrea volontà del Principe. Il movimento si estese, ma non prese mai forma politica. Vennero le leggi di maggio col voto di tutti i partiti nazionali e col plauso di tutta la Germania ed altre leggi verrebbero, se mai fossero necessarie. Il Principe era interessato a mantenere salda l'amicizia della Germania coll'Italia, ed i cattolici dovettero cedere ed obbedire.

      — Come italiano io devo essere riconoscente al governo tedesco pel suo contegno in tutto ciò che possa interessare il mio paese. Ma voi non avete trovato ragioni sufficienti per convincermi che, nella questione polacca, la Russia e la Prussia non abbiano bisogno di procedere d'accordo.

       Dopo ciò, mi sono alzato ed il mio interlocutore comprendendo quale fosse il mio desiderio, si è congedato.

      Vedo il di Holstein e lo prego a volermi avvisare se e quando potrei vedere il principe di Bismarck.

      23 settembre. — Ricevo la seguente lettera del signor di Holstein.

      «Monsieur le Président,

      Le Prince part dans l'après midi de demain, lundi, plus tôt qu'il n'en avait eu l'intention. Cependant il espère vous voir encore. Peut-être aurez vous l'obligeance de venir me trouver un peu avant une heure. À une heure, le Prince compte être libre. Veuillez agréer, monsieur le Président, l'expression des mes sentiments de très haute considération.

      Dimanche.

      Holstein.»

      Alla mezza mi recai dal sig. di Holstein, nell'ufficio della Grande Cancelleria. Egli mi annunziò che il Principe era molto occupato e che non aveva potuto ricevere alcuni ministri esteri. Soggiunse che mi riceverà domani all'una pomeridiana.

      Il sig. Holstein mi disse che il Principe aveva incaricato