Presso al tramontare d'un giorno di giugno, lungo il quale la splendidezza dei raggi del sole era stata più volte offuscata da nuvoli vaganti, Orsola e Rina s'assisero sulla soglia del loro casolare dando mano, l'una all'altra vicina, a cucire insieme lunghe liste di telame di canape per formarne una vela. Stavano da qualche tempo intente a tal lavoro, che di tratto in tratto veniva interrotto da soffi di vento, che agitando e sollevando quella tela le costringeva ad adoperarsi a raccogliersela d'intorno, quando Rina impazientata da tali ripetuti disturbi alzò gli occhi a mirare d'onde venisse quel ventilare importuno, e vide stare sulle montagne di contro un nereggiante nugolone i cui contorni irradiati dal sole, il facevano rassembrare ad un ampio oscuro drappo frangiato in oro steso sull'azzurro del cielo.
"Guardate, o madre, disse a tal vista quella fanciulla, qual cappuccione s'è messo la montagna d'Argegno: se il sole giunge là dietro verrà sera prima del tempo; è da colà che viene il vento che mi distoglie la tela dall'ago".
"Ciò poco monta, rispose Orsola girando gli occhi a spiar l'orizzonte; quel che mi duole si è che veggo prepararsi un temporale cattivo pel lago: sai che da tre notti Falco non ritorna; potrebbe forse giungere in questa se vento contrario nol rattiene a Corenno od a Musso. Questa mattina presso al ponte del torrente m'incontrai nella vecchia Imazza, la comare di Palanzo, madre di Grampo, che partì con Falco; essa recavasi a Lezzeno per sue faccende, ed era sì stravolta in viso, che mi levò la voglia di trattenerla onde chiederle i pronostici del tempo".
"O la comare Imazza, disse Rina, v'avrebbe ben predetto il vero. Mi ha detto la figlia d'un pastore che quand'essa va su al Tivano, entra in una grotta, dove le apparisce uno spirito col quale ha fatto il patto di viver più vecchia d'un corvo e sapere tutto ciò che ha da succedere. Ella ritorna ogni notte a casa e la vedremo fra poco passare sul sentiero del ponte".
Il sole s'era di già involto nelle nubi di prospetto, il cui seno appariva solcato da lampi muti ma continui; scorgevansi pure in altre parti del cielo salire e ammonticchiarsi altre nuvole, i soffii del vento facevansi più frequenti, l'aria vedevasi rivestita da una luce rossiccia pallida, che manifestava che gran masse vaporose riflettevano gli ultimi raggi del sole. Mentre le due donne raccoglievano la tela, per recarsela in casa onde non essere sorprese dalla bufera, videro venire la comare Imazza con passo frettoloso sul sentiero che per l'erta del monte poco al di sopra della loro capanna guidava ad un ponticello di legno posto sul torrente, che lì presso formava la cascata. Era dessa una vecchia grinza e secca, ma vigorosa oltre ogni credere: le sue lacere vesti e i capelli canuti, ma folti e scomposti, sventolavano al vento, le sue scarne mani stringevano un ruvido ed alto bastone che soleva portare, sebbene non abbisognasse d'appoggio per vagare anche ne' passi più difficili dei monti.
"Comare?.. Comare?.." gridarono ad una voce la madre e la figlia, facendole segnale colla destra onde scendesse a loro. "Non posso (rispose quella seguendo il suo cammino); il torrente traboccherà fra poco, e trasporterassi il ponte: la tempesta è vicina, vo' tornare al mio nido, non fermarmi a gracchiare con voi".
"Dî almeno, replicarono le altre, il tuo Grampo verrà con te questa notte?" "Questa notte là giù può piover sangue: vi sono barche di Como, e pennacchi spagnuoli presso i sassi di Grosgallia: non è che il vento che li può tener disgiunti, e… se… morti…" e le altre parole andarono perdute giungendo appena come suoni indistinti, perchè quella donna nel pronunciarle aveva valicato il torrente, e s'era già fatta distante: le altre due la seguivano dello sguardo mirandola allontanarsi su per le rupi con certa apprensione come di mal augurio che quegli accenti, quantunque oscuri, avevano svegliato nell'animo loro.
"Che intese dire quella strega di Palanzo? (disse Orsola entrando nel casolare, e chiudendo il battente della porta col chiavistello onde affrancarla contro il vento) Che vi siano soldati Ducali al di là della Cavagnola? Che vogliano tentare di cacciarsi dentro la vecchia torre di Nesso? e gli uomini del Castellano staranno neghittosi senza dar la caccia a quei lupi? Oh quanto bramerei che Falco fosse con noi questa notte! S'egli sa che i nemici ci son sì vicini, non tralascerà di ricondursi a casa, se per venirci dovesse anche urtar coi remi nelle sponde delle loro barche. Che Dio voglia soltanto ch'egli non trovi un ostacolo più forte nella burrasca che ho gran spavento stia per sorgere impetuosa. Vedi, Rina, che bagliore mandano i lampi per le finestre: ascolta come il vento rinforza, e il tuono mormora per entro i monti".
Rina porgeva attento orecchio, e infatti il rumoreggiare delle frondi agitate del gran castano presso l'abituro, l'infrangersi delle acque del lago a' piedi di quella rupe, il frastuono della caduta del torrente fatto or più cupo or più rumoroso, appalesavano che il vento acquistava ad ogni istante maggior veemenza. Di lì a poco, il tuono che non avea ancora che susurrato leggiermente, s'udì trascorrere rimbombante per la volta del cielo, ed in seguito ad un lampeggiare più spesso e più vivo, a scoppii più clamorosi di tuono che tutto scossero quel casolare, incominciò un martellare ruinoso di grossa grandine che dava pel tetto, pei massi e le boscaglie della montagna.
"Sono certamente, o Madre, esclamò Rina a quello scroscio compresa di terrore, sono i demonii che dal monte Bisbino vanno alle caverne del Tivano, e passando presso alla cappella dell'Eremita, scagliano per rabbia le fiamme e la tempesta, strascinando le loro catene".
Orsola, che stava assorta in tristi pensieri per l'annunziata improvvisa comparsa de' nemici in que' dintorni, al che s'aggiungeva la dolorosa persuasione dell'impossibile ritorno del marito in una notte in cui il cielo sì fieramente imperversava, scossa dalle parole della figlia: "Cred'io pure, disse, che i maligni spiriti si siano scatenati sulle nostre montagne, ma sai tu perchè? Perchè vi si sono accostati coi Ducali gli Svizzeri, fra cui stanno uomini che abitano di là dai monti coperti di neve, che hanno rinegata la fede. Oh se tutto lo strepito che c'è nell'aria fosse fatto dai diavoli che se li portano e li affogano ad uno ad uno, m'accontenterei vedere il lago in burrasca e star qui sola con te sino all'ingiallire delle foglie. Io spero intanto che Falco co' suoi compagni, per l'aiuto de' morti e del Santo Crocifisso, si sarà posto in salvo, giacchè gli amici di Musso gli accolgono sempre con gran festa, e se non fosse colà, egli conosce per qualunque sponda uno scoglio dietro cui l'onda non può flagellare la barca. Ma odi come la tempesta va continuando furiosa e fa traballare il nostro tetto. Che la santa Vergine di Nobiallo abbia pietà di noi! preghiamola di cuore, ed abbruciamo la grandine sulla fiamma benedetta onde le potenze dell'inferno non ci possano offendere". Così dicendo s'era accostata al focolare che stava nel mezzo di quella stanza, e levatone dalle ceneri un tizzone ardente destovvi col soffio la fiamma, con cui accese una lucernetta di ferro e con questa recossi nella seconda camera terrena di che constava quel casolare: colà staccò alcuni ramoscelli di lauro e d'ulivo che stavano appesi al capezzale del suo letto, e li riportò nella prima. Rina aveva frattanto, schiudendo la porta, raccolta una manata di grandine; Orsola ne trascelse i tre grani più grossi, ed ammucchiando sul pavimento presso la porta stessa i ramoscelli quivi recati, vi sovrappose i tre grani, indi vi diede fuoco. Mentre i rami crepitavano accendendosi spandendo gran fumo, a cagione della grandine che si liquefaceva, s'inginocchiarono ambedue d'intorno e si diedero a recitare fervorose preci, le quali nella mente di Orsola in ispecial modo erano dirette ad invocare salvezza e ritorno del marito, danno e rovina ai soldati nemici, e nel tempo stesso la propria sicurezza, alla quale però s'avea gran fiducia cooperasse potentemente il denso fumo che dal lauro e dall'ulivo che ardevano s'andava spandendo.
Al terminare della loro preghiera, quando i ramoscelli furono consunti, il rumore del tuono erasi dileguato, cessato il grandinare, e tornato calmo il soffiar del vento. Esse si rialzarono fatte tranquille, e s'assisero presso una rozza tavola, la madre prendendo la conocchia e la figlia ritornando al lavoro dell'ago nella vela; tenendo ragionamenti