a) Pausania e Agatone: Confrontando la probabile età di Agatone nel periodo in cui Platone ambienta il Protagora (poco prima del 430 a.C., vd. test. 3) e il Simposio (416 a.C., vd. testt. 1–3) si conclude che nel 416 il poeta sia ormai un uomo sui trent’anni; il trasferimento in Macedonia avviene ancora più tardi (vd. test. 15). Ciononostante, i termini che descrivono la relazione del tragico con Pausania all’epoca del Simposio e del soggiorno macedone restano nell’ambito lessicale dei rapporti pederastici: Agatone παιδικά […] Παυσανίου (vd. test. 5); Ἀγάθωνος ἤρα […] Παυσανίας […] ὅ τε ἐραστὴς καὶ ὁ ἐρώμενος e simili (vd. test. 16); Παυσανίας […] Ἀγάθωνος […] ἐραστής (Xen. Symp. 8, 32, con riferimento al discorso attribuito da Platone a Pausania in Symp. 180c 1–185c 3); προσκνήσασθαι ἐρᾷ […] Ἀγάθωνι Παυσανίας (Max. Tyr. 20, 8 l. 5 Trapp). Platone (Symp. 177d–e. 193 b–c) non utilizza i termini ἐραστής e ἐρώμενος/παιδικά in riferimento rispettivamente a Pausania e Agatone, ma rende comunque chiara la relazione erotica tra i due.
b) Euripide e Agatone: Sul rapporto tra Agatone ed Euripide, entrambi residenti negli ultimi anni del V sec. presso la corte di Archelao, diverse fonti (vd. test. 15 = Ael. VH XIII 4; [Plut.] apophth. reg. 177a; am. 24, 770c) tramandano un aneddoto relativo alla bellezza di Agatone anche da uomo maturo, tanto bello da suscitare ancora i desideri che un ἐραστής (in questo caso Euripide) può provare nei confronti di un ἐρώμενος.
c) Platone e Agatone. L’epigramma attribuito a Platone e contenente l’allusione a un rapporto omoerotico tra quest’ultimo e Agatone non può essere considerato una testimonianza storicamente attendibile, senza contare che la stessa attribuzione dell’epigramma al filosofo non è sicura.19 Il componimento affida al poeta tragico il ruolo di ἐρώμενος, e ciò non si concilia con la maggior età di Agatone rispetto a Platone.20 Meglio pensare a un gioco letterario costruito proprio sulla figura di un personaggio divenuto simbolo della tradizione letteraria di carattere omoerotico. Il motivo del bacio è inoltre ricorrente nell’aneddotica cresciuta intorno alla vita di Agatone (vd. test. 15) e avvalora l’interpretazione del nome di Agatone in questo epigramma quale stereotipo dell’amato in una relazione omoerotica.
d) Agatone effeminato: L’omosessualità passiva di Agatone costituisce uno degli aspetti su cui Aristofane costruisce la parodia del tragediografo nelle Tesmoforiazuse. Nella Commedia Antica, queste forme di attacco personale relative alla sfera sessuale sfruttano di norma il lessico che si riferisce al ruolo passivo entro un rapporto, ma non vogliono sempre colpire una reale preferenza sessuale, bensì più spesso mirano ad accusare il bersaglio d’inettitudine, inferiorità, passività e simili. Il ricorso a determinati termini sulla scena non implicava che le pratiche sessuali di cui erano accusati i κωμῳδούμενοι fossero poi da essi effettivamente realizzate.21 Nel caso di Agatone, tuttavia, le consuete formule di attacco personale a carattere sessuale dovevano essere pensate entro un quadro comico più complesso rispetto a una generica accusa d’inettitudine o passività. Le testimonianze attestano con chiarezza la reale omosessualità di Agatone anche da adulto.22
Ai vv. 35. 50. 206 compare il verbo βινέω in forma attiva (v. 35, il soggetto è il Parente) e passiva (vv. 50. 206, il soggetto è Agatone), in uso per indicare in termini volgari il rapporto sessuale quando il soggetto ricopre ruolo attivo o passivo.23 Al v. 57 λαικάζει è termine offensivo e volgare per indicare la pratica della fellatio,24 eseguita dal partner passivo. Ai vv. 60–62, κατὰ τοῦ θριγκοῦ […] χοανεῦσαι, il vecchio Parente riprende le parole pronunciate dal servitore di Agatone, ma le stravolge in doppi sensi; di nuovo, l’attacco al poeta si gioca sulle allusioni al suo ruolo sessuale passivo.25 Poco dopo, Agatone entra in scena sbarbato e abbigliato con indumenti di uso tradizionalmente femminile, tanto che il Parente esclama ai vv. 97s. di non vedere l’uomo di cui è stato annunciato l’arrivo, bensì ‘Cirene’. Questo nome, oltre che nel passo qui in esame, compare anche nelle Rane al v. 1328, ed è identificato da diversi scolî (schol. R Aristoph. Th. 98 Regtuit; schol. vet. RVMEΘBarb(Ald) Aristoph. Ra. 1328a Chantry; schol. rec. FVenTrVatLvMt[CantChisRegVinAld] Aristoph. Ra. 1328 Chantry) con il nome di una famosa etera che, secondo lo schol. R Aristoph. Th. 98 Regtuit, sarebbe stata accostata ad Agatone anche da altri comici (fr. adesp. 854 K.–A.).26 Austin–Olson spiegano l’associazione del poeta tragico con la famosa etera – le cui multiformi prestazioni erano proverbiali (Ra. 1327s.: ἀνὰ τὸ δωδεκαμήχανον Κυρήνης) – in chiave sessuale, come un’esagerazione comica allusiva alla sessualità del poeta tragico. Prato, seguendo Restani, propende invece per un’interpretazione musicale del passo: Cirene, con le sue dodici posizioni (ossia innumerevoli, per iperbole) evocate nelle Rane, sarebbe metafora delle modulazioni musicali adottate dal tragico.27 Entrambi gli aspetti, sessuale e musicale, potrebbero essere contemplati nelle battute del Parente, così come l’intera scena di Agatone si gioca sulla derisione di caratteristiche sessuali da una parte e poetico–musicali dall’altra. Sulla scia del paragone con Cirene, al v. 134 il Parente domanda ἥτις εἶ, ricorrendo al pronome femminile per riferirsi ad Agatone. Al v. 136 troviamo una citazione eschilea (ποδαπὸς ὁ γύννις; fr. 61, 1 Radt) pronunciata a proposito di Dioniso negli Edoni, dramma della perduta tetralogia di Eschilo intitolata Lykourgeia.28 Dai frammenti superstiti di questa tragedia (Aeschyl. frr. 57–67 Radt) si riconoscono delle affinità tra il Dioniso eschileo e l’Agatone aristofaneo a livello di abbigliamento e di dotazione in fatto di strumenti musicali.29 Il termine con cui sono apostrofati Dioniso e Agatone è γύννις, sostantivo derivato da γυνή, attestato per la prima volta nei frammenti eschilei. Il suo uso si registra per indicare uomini dotati di caratteristiche attribuite nella tradizione greca antica alle donne – la debolezza, la delicatezza, l’amore per il lusso – e dediti in generale a stili di vita (per esempio nell’abbigliamento o nei gusti musicali) considerati dalla cultura greca come femminili. Dioniso è infatti divinità connotata da un carattere sessualmente ambiguo in parte della tradizione mitologica.30 Sempre in un frammento attribuito a Eschilo e assegnato da Radt a un dramma satiresco (fr. 78a, 68 Radt) il sostantivo è caratterizzato dall’attributo ἄναλκις, dal significato etimologico ‘incapace di difendersi’, e dunque ‘senza forza’, ‘debole’.31 Ancora, nell’idillio 22 di Teocrito γύννις è usato in antitesi a πύκτης, pugile, e nei lessici antichi ricorrono spiegazioni del termine con aggettivi come δεῖλος, ἄνανδρος, γυναικώδης, ἀνδρόγυνος e μαλακός (Hesych. γ 115 Latte; Suda γ 504 Adler; EM s.v. γύνις p. 243 l. 9), per limitarsi ad alcuni esempi. Il Parente, che in un primo momento aveva notato soprattutto i tratti femminei di Agatone, e aveva assimilato questi all’etera Cirene, ora si accorge della confusione tra maschile e femminile che investe l’abbigliamento e l’equipaggiamento