La scena aristofanea è caratterizzata anche dalla descrizione di indumenti e oggetti appartenenti al tragediografo (vv. 136–140) ed elencati dal Parente. Agatone entra in scena con un’accozzaglia di accessori, alcuni propri della sfera femminile, altri caratteristici di quella maschile: indossa una στολή femminile (v. 136),34 un κροκωτός (vestitino color zafferano, v. 138),35 un κεκρύφαλος (retina per capelli, v. 138), uno στρόφιον (fascia per il seno, v. 139),36 un κάτοπτρον (specchio, v. 140), ma possiede anche elementi propri delle professioni maschili di poeti (βάρβιτος, λύρα, vv. 137–138), atleti (λήκυθος, v. 139) e soldati (ξίφος, v. 140).37 E il Parente incalza ai vv. 141–143 ribadendo la propria confusione circa l’identità sessuale del suo interlocutore.
La descrizione dell’equipaggiamento femminile di Agatone continua nel passaggio in cui Euripide, non essendo riuscito a convincere il collega poeta a perorare la sua causa, chiede a questi almeno il prestito di accessori e vestiti, al fine di camuffare da donna il Parente e inviarlo in missione durante la celebrazione delle Tesmoforie. Ritorna la menzione della veste color zafferano (v. 253), di una fascia per il seno (v. 255) e della retina per capelli (v. 257). La presenza di un copricapo (μίτρα, v. 255)38 era già implicita al v. 163 (ἐμιτροφόρουν, il cui soggetto sono i poeti citati da Agatone come esempio di bellezza, nel corpo e nel canto), mentre si aggiunge la menzione di una parrucca (κεφαλὴ περίθετος, v. 259),39 di un mantellino tipicamente femminile (ἔγκυκλος, v. 262) e delle scarpe (ὑποδήματα, v. 263).40 A proposito dell’auto–accostamento di Agatone ai poeti ionici Ibico, Alceo e Anacreonte (vv. 159–163, vd. testt. 21. 23. 27), la descrizione del poeta tragico in Aristofane ha paralleli con rappresentazioni vascolari di citarodi indicati dalle iscrizioni sui vasi con il nome di Anacreonte.41 Tali rappresentazioni risalgono per la maggior parte alla prima metà del V sec. a.C.; la datazione più bassa non scende oltre il 425 a.C.42 Aristofane, nel portare sulla scena Agatone, potrebbe essersi ispirato alla tradizionale rappresentazione dei poeti ionici, associati nell’immaginario dell’epoca a uno stile musicale e di vita delicato e lussuoso.43 La parodia gioca evidentemente su più livelli, sotto l’aspetto sia sessuale che poetico–musicale.
L’immagine di effeminato delicato e rasato che Aristofane crea per Agatone persiste nella tradizione letteraria e retorica. Un passo tormentato di Plutarco (qu.conv. II 1, 12, 634d) può essere emendato in modo piuttosto soddisfacente grazie al contesto fornito dalle Tesmoforiazuse: il senso del testo richiede l’integrazione delle cinque lettere mancanti e un’eventuale correzione delle lettere pervenute in modo da rispristinare un termine che si riferisca alla depilazione di Agatone, un aspetto su cui Aristofane insiste perché, nell’originario piano del suo Euripide, il rasato Agatone sarebbe stato perfetto per camuffarsi da donna. Ai vv. 190s. Euripide contrappone il proprio πώγων, la barba, all’aspetto del collega, λευκὸς ἐξυρημένος, candido rasato,44 e Agatone stesso conferma la presenza di un rasoio tra i suoi oggetti personali (vv. 218–220). Tornando a Plutarco, questi sta discutendo del fatto che l’ironia diventa accettabile nel momento in cui il motteggiatore presenti lui stesso la caratteristica da lui messa in ridicolo: gli scherzi sull’assenza di peli di Agatone sarebbero accettabili in quanto Aristofane stesso ammetteva di essere calvo. È convincente l’argomentazione di Borthwick per la correzione di [lac., 5 litt.]λιψιν in ἀποψίλωσιν ο ψίλωσιν (‘rasatura’).45
Nel IV sec. d.C. ancora il retore Libanio (or. 64, 83 [IV 474, 1 Foerster]) annovera il tragediografo nell’elenco dei θηλυδρίαι, termine attestato per la prima volta in Erodoto per indicare un uomo effeminato (VII 153s.: θηλυδρίης καὶ μαλακώτερος ἀνήρ). Tra gli uomini citati da Libanio, si trovano nomi associati nelle commedie di Aristofane a pratiche di omosessualità passiva, per esempio Clistene, ripetutamente tacciato di effeminatezza,46 Filosseno e Aminia, definiti οὐκ ἄρρενα nelle Nuvole, vv. 686s., e simili.
Per riassumere e concludere: le numerosi fonti che confluiscono in questa testimonianza mostrano l’affermarsi dell’immagine di Agatone come omosessuale passivo. Il testo che cronologicamente e idealmente precede tutti gli altri è la commedia Tesmoforiazuse, dove Aristofane crea un personaggio a partire da precisi stereotipi che interessano l’aspetto fisico (l’assenza di barba, la bellezza) e l’abbigliamento (il vestitino giallo, gli accessori femminili; si riconosce il legame ideale con la tradizione citarodica ionica attestata dalla pittura vascolare), e al tempo stesso sancisce il passaggio del suo personaggio Agatone a possibile prototipo per l’amore omosessuale maschile. La scelta di Platone di conferire ad Agatone un ruolo preminente nel Simposio – opera incentrata sul tema erotico – dà continuità e rafforza l’associazione tra Agatone e il ruolo di amato entro la coppia omosessuale. I nomi di amanti associati al poeta tragico dalla tradizione sono in primo luogo quello di Pausania (Platone nel Protagora e nel Simposio, Eliano, scolî), suo partner per eccellenza, quindi Euripide (Eliano) e, solo entro la convenzione letteraria, Platone (epigrammi platonici). L’immagine effeminata di Agatone persiste a distanza di secoli, come attestano le opere di Plutarco, Eliano, Libanio. In particolare, il nome di Agatone si accompagna al motivo del bacio ricevuto, sia nell’epigramma 1 Diehl attribuito a Platone che nell’aneddotica tramandata da Eliano (test. 15).
La permanenza della figura di Agatone nella tradizione ha dunque un duplice carattere. Il poeta diventa da un lato un emblema moralmente condannabile di effeminatezza e atteggiamenti sconvenienti per un uomo; questa immagine trova le sue radici nella commedia aristofanea e riemerge nel giudizio di autori come Diogene di Babilonia (fr. 76 von Arnim = test. 23), Luciano (rh.pr. 11 = test. 13f) e Libanio. Dall’altro lato tuttavia abbiamo un filone che ripropone Agatone come campione positivo di eros e di bellezza; questa visione nasce dall’opera di Platone e si esprime nell’epigramma attribuito al filosofo e nell’aneddotica confluita nella Varia historia di Eliano.
Test. 15 (22 S.–K.)
a) Ael. VH XIII 4
Ἀρχέλαος ὁ βασιλεὺς ἑστίασιν παρεσκεύασε πολυτελῆ τοῖς ἑταίροις. προϊόντος δὲ τοῦ πότου ζωρότερον πιὼν Εὐριπίδης ὑπήχθη πως κατ’ ὀλίγον ἐς μέθην· εἶτα συγκλιθέντα αὐτῷ Ἀγάθωνα τὸν τῆς τραγῳδίας ποιητὴν περιλαβὼν κατεφίλει, τετταράκοντα ἐτῶν που γεγονότα. τοῦ δὲ Ἀρχελάου πυθομένου εἰ καὶ νῦν ἔτι ἐρώμενος αὐτῷ δοκεῖ εἶναι, ἀπεκρίνατο ‘ναὶ μὰ Δία· οὐ γὰρ μόνον τὸ ἔαρ τῶν καλῶν κάλλιστον, ἀλλὰ καὶ τὸ μετόπωρον’.
Il re Archelao fece preparare per i compagni un banchetto fastoso. E con il procedere del simposio, Euripide, che