Dopo διεβέβλητο δὲ ἐπὶ μαλακίᾳ, sono riportati in forma di citazione i vv. 83. 85 delle Rane. Segue la sezione οὗτος … φίλοις che riprende il v. 84, ἀγαθὸς ποιητὴς καὶ ποθεινὸς τοῖς φίλοις. Il verso di Aristofane si riferisce senza ambiguità alla bravura poetica di Agatone apprezzata e rimpianta (ποθεινός) dagli amici (φίλοις), ovvero dagli intenditori (v.l. σοφοῖς). Per quanto riguarda l’espressione ἀγαθὸς ἦν τὸν τρόπον, la successiva tradizione scoliastico–lessicografica ha introdotto l’uso del termine τρόπος in un primo tempo nel senso di ‘stile poetico’,36 secondo il testo di Aristofane, in un secondo tempo, per fraintendimento, nel senso di ‘indole umana’, e quest’ultimo senso ha il termine nel testo accolto dalla Suda. La successiva notizia (καὶ τὴν τράπεζαν λαμπρός) risulta sia dalla lettura di Aristofane che da quella di Platone, citato subito dopo. Al v. 85 delle Rane si legge infatti un riferimento al ‘banchetto dei beati’, μακάρων εὐωχίαν; l’informazione potrebbe aver portato il compilatore a un’associazione con l’intera situazione del Simposio platonico, ambientato a casa del tragediografo (in particolare Symp. 172a–c. 173a. 174e. 175).
Crea difficoltà l’informazione κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου ([era] commediografo della scuola di Socrate?), presente anche negli scolî alle Rane, per i quali vd. test. 6. L’identificazione di Agatone come κωμῳδιοποιός è problematica: la tradizione aristofanea e platonica lo vuole autore di tragedie, mentre la qualifica di commediografo si trova solamente in fonti esegetiche e lessicografiche.37 I casi di attribuzione di una produzione sia tragica che comica a poeti drammatici ateniesi di V–IV sec. a.C. riguardano anche Ione di Chio, Autocrate e Timocle, ma nessuno di questi ha convinto la critica.38 Come osservato già da Pelling, può aver giocato un ruolo nell’attribuzione ad Agatone di una doppia attività drammaturgica il finale del Simposio platonico (223c–d).39 Il passo è stato tradizionalmente interpretato come l’affermazione, da parte di Socrate, della necessità che uno stesso individuo sia in grado di comporre tragedie e commedie. Ribalta questa posizione Cerri, che individua nelle parole di Socrate un ragionamento per assurdo, assimilabile a quello del dialogo platonico Ione al passo 534b 7–c 7; se i poeti possedessero una vera τέχνη, allora applicandone le regole dovrebbero essere in grado di comporre i loro canti in qualunque genere poetico, cosa di cui non sono capaci. Allo stesso modo nel Simposio Socrate afferma che un poeta tragico, se possedesse una vera τέχνη, dovrebbe essere in grado di comporre anche commedie.40 Già gli esegeti antichi devono avere mal interpretato il passo platonico, deducendone una doppia attività poetica da parte di Agatone. Da qui il κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου della Suda, che è un’espressione evidentemente suggerita dal contesto del finale del Simposio.
Test. 9 (8 S.–K.)
Plat. Symp. 172c
(Apollodorus:) οὐκ οἶσθ’ ὅτι πολλῶν ἐτῶν Ἀγάθων ἐνθάδε οὐκ ἐπιδεδήμηκεν, ἀφ’ οὗ δ’ ἐγὼ Σωκράτει συνδιατρίβω καὶ ἐπιμελὲς πεποίημαι ἑκάστης ἡμέρας εἰδέναι ὅτι ἂν λέγῃ ἢ πράττῃ, οὐδέπω τρία ἔτη ἐστίν;
[Apollodoro:] Non sai che da molti anni Agatone non abita qui in città, da quando invece passo il mio tempo con Socrate e mi preoccupo ogni giorno di sapere che cosa dica o faccia non sono passati ancora tre anni?
Interpretazione
Nello scambio di battute che apre il Simposio, Apollodoro domanda a Glaucone se non sia a conoscenza del fatto che Agatone non risieda più ad Atene, specificando che il poeta non abita lì da molti anni, mentre Apollodoro stesso ha iniziato a frequentare Socrate soltanto da meno di tre anni.
L’espressione Ἀγάθων ἐνθάδε οὐκ ἐπιδεδήμηκεν, ricordando l’assenza di Agatone da Atene in un momento in cui il poeta doveva essere ancora vivo, conferma la notizia della test. 8 e offre un argomento definitivo per leggere il passo aristofaneo come un riferimento alla partenza del poeta, e non alla sua dipartita. Il perfetto οὐκ ἐπιδεδήμηκεν (ἐπιδημέω: ‘vivere’, ‘abitare’, ‘risiedere in città’) indica la condizione attuale41 e che dura da molti anni (πολλῶν ἐτῶν) di Agatone, il quale, al momento della conversazione, risulta ancora in vita. Apollodoro afferma infatti di frequentare Socrate da quasi tre anni, e che già dall’inizio del rapporto di confidenza tra Socrate e Apollodoro, Agatone non abitava più ad Atene da molti anni. La condanna a morte di Socrate è del 399 a.C.,42 e dal dialogo tra Apollodoro e Glaucone non emerge nulla che possa far presagire un imminente processo. Pertanto, l’incontro dei due deve essere ambientato prima dell’anno 399. Anche ipotizzando una datazione quanto più bassa possibile, ossia intorno all’anno 400 a.C., la prima data utile per collocare cronologicamente l’inizio della frequentazione tra Socrate e Apollodoro è il 403; a questa data, Agatone ha già lasciato Atene da tempo, tanto che Apollodoro non ha fatto in tempo a conoscerlo nell’ambito della cerchia socratica.
Test. 10 (9 S.–K.)
[Eur.] Ep. 5, 2 p. 278 Herch (= TrGF I 11 test. 3)
ἴσθι μέντοι μηδὲν μᾶλλον ἡμῖν ὧν νῦν Ἀγάθων ἢ Μέσατος λέγει μέλον ἢ τῶν Ἀριστοφάνους φληναφημάτων οἶσθά ποτε μέλον.
Sappi però che nulla di quello che ora dicono Agatone o Mesato ci preoccupa più di quanto, lo sai, ci preoccupassero un tempo le sciocchezze di Aristofane.
Interpretazione
La quinta lettera del breve corpus epistolare tramandato sotto il nome di Euripide e opera di un anonimo autore attivo nell’ambito della Seconda Sofistica (fine II–inizi III sec. d.C.)43 attribuisce ad Agatone un periodo di permanenza ad Atene più lungo di quello di Euripide. Mentre quest’ultimo si troverebbe in Macedonia presso la corte di Archelao, Agatone sarebbe ancora nella città ateniese, impegnato, insieme a Mesato, altro poeta tragico (TrGF I 11),44 in un’attività denigratoria nei confronti dell’assente Euripide. Il trasferimento di Euripide da Atene in Macedonia è datato al 408 a.C.45
Le lettere sono presumibilmente frutto di un esercizio letterario di un autore di II–III sec. d.C., il quale attinge a materiale biografico già disponibile, senza aggiungere alcuna nuova notizia storicamente rilevante, anzi, forse modificando di propria iniziativa la tradizione biografica. La presenza del nome di Agatone si può dunque spiegare come un riferimento colto, non necessariamente corrispondente a verità storica, a un famoso tragediografo, che una persona di buona cultura ai tempi della Seconda Sofistica poteva facilmente riconoscere e collegare all’ambiente ateniese da cui proveniva Euripide.46 Tuttavia, nel caso in cui l’autore abbia attinto a materiale affidabile, bisognerebbe ricavarne la partenza di Agatone da Atene in un momento successivo al 408 a.C.
Test. 11 (10 S.–K.)
Plat. Resp. VIII 568b 5–8