La Marcia su Roma. Benito Mussolini. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Benito Mussolini
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Книги для детей: прочее
Год издания: 0
isbn: 9783967995138
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Il fascismo vede la nazione e poi tutto il resto. Il fascismo è per la guerra civile quando è per l’interesse della nazione, e lo fu nei due anni trascorsi; il fascista è pronto alla pace quando è nell’interesse della nazione.

      Con questa bussola il fascista può navigare ed orientarsi; senza di questa si perde o naufraga.

      Ora la nazione ha bisogno di pace per riprendere, per rifarsi, per selezionarsi, per avviarsi, in una parola, ai suoi migliori destini.

      Finalmente questo trattato di pace serve ai fini ed alla espansione ulteriore del fascismo. Ecco un partito, quello socialista, che fu per lunghi anni il dominatore quasi incontrastato della politica italiana; ecco un partito, quello socialista, che, fino a pochi mesi addietro, ci parlava di Sovièts, di dittatura del proletariato e di altre tali fantasie moscovite. Questo partito pareva dovesse trionfare e sommergere tutti gli altri. La sua barca procedeva innanzi coi venti di tutte le fortune! Ecco il siluro fascista! E col siluro la crisi di autorità e di coraggio fra gli stati maggiori, di sbandamento fra le ciurme. Questo partito scende oggi a patti, li consacra in un atto solenne e quindi aggrava la sua posizione nei rapporti futuri con questi terribili e temibili concorrenti ai favori e — ahimè! — ai voti delle masse e si dichiara estraneo agli arditi del popolo, i quali, oramai sconfessati da repubblicani, da comunisti e da socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera.

      Non c’è bisogno di aggiungere che questo trattato sposta i piani dell’azione fascista, ma non disarma la nostra opposizione spirituale e politica al complesso delle dottrine e delle realizzazioni socialiste. Anzi, qui «si parrà la nobilitade» del fascismo, il quale, dopo avere esercitato i muscoli, dovrà esercitare i cervelli e muoversi nel campo delle idee e delle competizioni civili con quella stupenda elasticità con la quale si è mosso durante la nostra guerra all’interno, nelle strade e nelle piazze.

      La battaglia è vinta. Potremo cantare vittoria. Ma io sono l’uomo perennemente inquieto del domani. Non so fermarmi. La vittoria è un fatto; ora mi travaglia il modo col quale la vittoria potrà essere utilizzata. Comincia un nuovo periodo nella storia del fascismo italiano e non sarà meno aspro e difficile del precedente: è il periodo della rielaborazione spirituale e delle applicazioni pratiche. Bisogna smentire i nostri nemici, i quali ci hanno detto a sazietà: «Voi sapete distruggere, ma non sapete costruire! Siete ottimi sul terreno della negazione, ma, portati sul terreno positivo, vi rivelate nella vostra impotenza». Tutto ciò è falso, ma bisogna dimostrare il falso con la nostra opera di domani.

      Infiniti sono i campi nei quali possiamo applicare le nostre energie! Certi dissidi e certi atti di indisciplina individuale non mi preoccupano eccessivamente, anche se non sfruttati dalla stampa antifascista.

      Dal mio punto di vista personale, la situazione è di una semplicità lapalissiana: se il fascismo non mi segue, nessuno potrà obbligarmi a seguire il fascismo. Io comprendo, e compiango un poco, quei fascisti delle molte Peretole italiane, i quali non sanno astrarre dai loro ambienti; vi si inchiodano e non vedono altro, e non credono alla esistenza di un più vasto e complesso e formidabile mondo. Sono i riflessi del campanilismo, riflessi che sono estranei a noi, che vogliamo sprovincializzare l’Italia e proiettarla, come «entità nazionale», come blocco fuso oltre i mari ed oltre le Alpi.

      Ma l’uomo che ha fondato e diretto un movimento e gli ha dato fior fiore di energia, ha il diritto di prescindere dalle analisi di mille elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua sintesi; ha il diritto di vedere dall’alto di una montagna, cioè da un più ampio orizzonte, il panorama, che non è di Bologna o di Venezia o di Cuneo, ma è italiano, ma è europeo, ma è mondiale.

      Chi non è capace di questa sintesi, può avere le attitudini per comandare una squadra di venti uomini, non certo può rivendicare il privilegio di guidare le vaste masse nei momenti più turbinosi della sua storia, quando le responsabilità si addensano e schiacciano, quando è necessario sfidare le effimere impopolarità tardigrade e andare oltre, a qualunque costo, contro chiunque, nella certezza che proviene dalle sensibilità intime e dalla intima fede.

      Fascisti italiani! Questo è il fascismo! E vorrei aggiungere: il fascismo, nella sua immanenza, nel suo spirito profondo, e non soltanto nella sua lettera superficiale. Per questo io grido ancora: Evviva il fascismo!

      MUSSOLINI

      Da Il Popolo d’Italia, N. 184, 3 agosto 1921, VIII.

      IL PARTITO FASCISTA

      Il terzo congresso nazionale fascista è pienamente riuscito. Invano i socialcomunisti di Roma, in allegra e miseranda combutta coi repubblicani, hanno tentato di sabotarlo con uno sciopero, che è stato proclamato durante il congresso, ma che era stato preparato e premeditato da parecchio tempo. Il congresso è pienamente riuscito da tutti i punti di vista.

      Dal punto di vista del numero dei delegati intervenuti, che supera quello di tutti gli altri congressi, antichi e recenti, di tutti i partiti. Un congresso che raccoglie non meno di quattromila delegati è veramente senza precedenti nella storia italiana. Riuscito è il congresso dal punto di vista dell’ordine durante le discussioni. In un’assemblea così imponente e composta nella maggior parte di giovani nuovi alle discussioni, erano inevitabili momenti di tumulto e di clamore; ma la verità è che il congresso fascista non ha visto le scene di violenze pugilistiche che si ritrovano nelle cronache di altri congressi. E bisogna aggiungere, per la verità, che i trascurabili incidenti sono dovuti non ai veri delegati del congresso, ma ad elementi squadristi che assistevano dalle tribune del teatro e che essendo in massima parte giovani, sono naturalmente esuberanti.

      Il congresso fascista è l’unico che abbia esaurita realmente la discussione su tutti i commi posti all’ordine del giorno. Il congresso aveva tre obiettivi fondamentali: liquidare il passato; definire il programma del fascismo; costituire il fascismo in partito.

      Tutto ciò è stato fatto. Si sono discusse ed approvate la relazione della Commissione esecutiva e la relazione del Gruppo parlamentare fascista.

      Si è definito il programma nelle sue linee essenziali e il Consiglio nazionale non dovrà che dare la lettera a quello che è già lo spirito e che è stato accettato nella totalità del congresso. Ad enorme maggioranza poi il congresso si è dichiarato favorevole alla costituzione del fascismo in partito.

      Il Partito Nazionale Fascista è dunque un fatto compiuto. Restano da fissare regolamenti e statuti e questo sarà fatto entro brevissimo termine.

      Ma il partito è già, non virtualmente, ma solidamente e materialmente costituito. Giova, a questo proposito, ricordare che gli oppositori al partito si mettevano da un punto di vista che possiamo chiamare di «contingenza»; facevano, cioè, una questione di tempo e di modo. Non erano contrari al partito in sé, ma lo ritenevano immaturo.

      Queste obiezioni sono state vigorosamente controbattute da Massimo Rocca e il congresso, alla quasi unanimità, si è ritenuto, invece, maturo per costituire il fascismo in partito. Un partito che molto probabilmente non rassomiglierà a nessuno degli altri esistenti: un partito che è anche una milizia, nel senso più letterale della parola.

      Chi ha veduto sfilare per le strade della capitale il formidabile corteo nel quale tutti i fascisti erano in uniforme militare in grigio-verde, talvolta con l’elmetto, avrà certamente riportata l’impressione che il Partito Fascista non è soltanto una organizzazione politica, ma è anche una organizzazione, in un certo senso, militare.

      E se in sede di politica si discute, quando i fascisti sono inquadrati non discutono più, ma debbono obbedire e obbediscono con un ammirevole senso di disciplina.

      Conseguenze immediate della costituzione del movimento in partito non sono da attendersi.

      Il fascismo continuerà ad essere una forza negativa, nel senso che è sempre pronto a sostenere la lotta violenta contro le violente forme di lotta dei partiti antinazionali ed inizierà, nel contempo, il lavoro di preparazione veramente politico che deve abilitare il fascismo a reggere, in parte o in tutto, il governo della nazione.

      Il fatto stesso che si sia potuto ammettere, come ipotesi, la formazione, non tanto lontana, di uno Stato fascista,