Perso nel ghiaccio dei suoi occhi, Santos non rispose. Trasparenti, brillanti e dalle innumerevoli sfumature celesti, lo incantarono e senza accorgersene, le sue iridi mutarono. Un giallo intenso le avvolse testimoniando la voglia di evadere, di libertà. Il desiderio del cambiamento e la ricerca dell'ignoto, di una nuova vita.
Poi, inaspettatamente, la ninfa s’incupì.
«Ho visto qualcosa oltre le fiamme…». Si fermò un istante in un lungo sospiro.
L’astro si bloccò, l’espressione dell’amica, seria e piena di preoccupazione.
Forse, la risposta alla domanda che più di tutte lo aveva turbato negli ultimi giorni era quella che temeva e che sperava non arrivasse mai.
«Nel profondo del suo cuore, avvolta dal fuoco, una parte buia e malvagia si nasconde».
Quelle parole, sintetiche quanto devastanti, lo colpirono allo stomaco. I suoi timori, che con fatica aveva tenuto a bada, si erano trasformati in realtà. Strinse i pugni con forza sbattendoli contro il muro. Nonostante i suoi sforzi, non era riuscito a impedirlo. Era stato scelto tra altri astri per compiere quella delicata quanto pericolosa missione. Il suo, secondo il giudizio del Gran Consiglio, era il profilo più adatto per svolgere un compito così vitale. A quanto pareva però, già da subito aveva fallito. Purtroppo, l’amica non si sbagliava e negare non sarebbe servito a nulla.
«Non è stata colpa tua, non ti punire!», provò a consolarlo Aura prendendogli le lunghe mani tra le sue.
«Non dovevano scegliere me! C’erano altri per svolgere questo compito, altri più qualificati. Ho fallito, non ho scusanti!», continuò afflitto.
Se già impervia e suicida, ora la missione lo era ancor di più.
«Così insulti gli Anziani. Se ti hanno scelto, un motivo c'è».
Le loro mani, strette le une tra le altre.
Santos scosse il capo rifiutando quelle parole.
Adirato con se stesso, sfilò delicatamente le affusolate dita ormai in preda a leggeri tremori.
Aura, dispiaciuta nel vederlo in quello stato, si avvicinò al giovane ancora inerme sul pavimento.
«Ognuno di noi, nel profondo e a prescindere dalla razza, cela una parte buia». Sospirò nuovamente. Non era facile trovare le giuste parole ma era necessario per spronarlo.
«Ricorda le sue origini. Gli umani sono una delle razze più crudeli e corrotte. Una macchia d’ombra nel suo cuore non dovrebbe stupirti nonostante la sua sia terribilmente oscura».
Santos ascoltò divorato dai sensi di colpa.
«Non doveva andare così, avevo il compito di proteggerlo!» urlò con tutto il fiato in corpo.
«E lo hai fatto. Se non fosse stato per il tuo intervento, ora sarebbe prigioniero del Trokor!», lo imbeccò la ninfa alzando la voce.
L’astro si passò le mani fra i lunghi capelli corvini sfilandosi il piccolo pezzo di stoffa e, nervoso, aprì la mano destra con decisione. Dal nulla e carica di rabbia, si generò, a pochi centimetri dal palmo, una piccola palla di fuoco.
La stanza, priva di finestre, s'illuminò.
«Lurida bestia!»
«Rilassati Santos…», cercò di calmarlo Aura visibilmente scossa da quell'improvvisa e pericolosa reazione.
«La pagherai!».
L'urlo dell'astro riecheggiò nella stanza e la sfera aumentò notevolmente.
«Santos!», tuonò la ninfa sprigionando una forte raffica d'aria gelida avvicinandoglisi severa.
La temperatura della stanza, ormai fin troppo alta, calò vertiginosamente e il corpo snello dell'astro si ricoprì di un leggero strato di ghiaccio. La sfera mutò con il suo creatore ghiacciandosi all'istante e così, dopo essere apparsa ardente, scivolò dallla sua mano infrangendosi al suolo in mille cristalli. Santos, tremante, ritornò in sé.
«Scusami…», si lasciò andare al suolo stringendosi il capo.
«Guardati!», lo rimproverò Aura.
«Che fine ha fatto l'astro coraggioso e impavido che conoscevo? Alzati e reagisci al posto di piangerti addosso!».
Nel sentire l'amata parlargli così duramente, Santos si alzò cercando di ritrovare la stabilità d'animo che da sempre lo aveva contraddistinto.
«Ti ringrazio…», la guardò serio dopo alcuni secondi.
Vedendolo nuovamente integro, la ninfa si calmò soddisfatta e la temperatura, gelida, iniziò nuovamente a stabilizzarsi.
«Hai ragione. Perdere il controllo non aiuta nessuno, ma devi sapere che Jack è vittima del primo sogno d'iniziazione…», si fermò un secondo regolando il respiro.
«Sai di cosa parlo?».
Aura, che aveva percepito un male fin troppo forte dentro il cuore del giovane terrestre, trasalì cercando di non darlo a vedere. Ora, tutto le era chiaro e guardando l'amico negli occhi, capì il reale motivo del suo comportamento.
«Sì, è il rituale antico con il quale il male avvicina a sé nuovi seguaci tramite tre orribili sogni» rispose con un filo di voce.
L'astro, sconsolato, mosse il capo confermando le sue parole. La gravità della situazione era maggiore di quel che Aura pensava ma, di certo, non poteva mostrarsi turbata dopo i discorsi precedenti.
«Se Ashar, il grande e onnipotente re del sole, padre di tutti i padri, ha scelto un umano, stai pur tranquillo che non è un caso. Devi essere forte, nessuno ha detto che sarebbe stato facile e tanto meno come fare. Lo hai salvato ed è un successo non da poco».
La ninfa aveva ragione.
Come suo astro protettore, nonché guida e mentore, doveva reagire affrontando al meglio il suo compito.
Respirò profondamente.
Entrambi fissarono il giovane.
«Il suo cuore è più forte di quanto pensi, non temere». Quelle parole, ossigeno puro per lui.
«Ricorda che il rituale è composto da tre sogni. Starà a te vegliare su di lui impedendo all’oscurità di continuare il suo infido piano».
In quell'istante, la forza e il coraggio tornarono e sapendo esattamente cosa fare, Santos strinse i pugni determinato.
Doveva salvarlo a ogni costo, proteggere la sua anima dall'oblio della più totale perdizione e nessuno, stregone o semidio, glielo avrebbe impedito.
«Ingrati!», li rimproverò Boris sbucando da sotto il mantello di Jack interamente affumicato. Nel vederlo, Santos spalancò gli occhi sentendosi in colpa per essersene completamente dimenticato.
«Santi numi!» esclamò il folletto guardando Aura.
Da sempre, le ninfe lo terrorizzavano e mai nessuno era riuscito a capirne il motivo.
«Amico mio…», si affrettò Santos piegandosi sulle ginocchia per accertarsi delle sue condizioni.
«Sto bene astro, non farmi da balia». Sbuffò Boris passandosi un lembo del mantello sul piccolo e tozzo volto.
«Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto!», continuò burbero sbattendosi le vesti.
Quella, sicuramente un'altra vicenda che avrebbe decantato per il resto della vita elogiando la sua ineguagliabile resistenza fisica.
«Ha carattere il giovanotto!», terminò ironico pulendosi la folta e bruciacchiata barba grigia.
«Non cambierai mai!», gli sorrise l'astro. La sua boriosità, nonostante avesse rischiato fortemente di morire carbonizzato, integra come sempre.
«Vi ho sentiti…». Si limitò il folletto provando a posare lo sguardo sulla ninfa senza successo.
«Starò al tuo fianco e proverò a rendere meno pesante questo fardello per le tue esili spalle. Ti aiuterò vegliando con tutte le mie forze sul salvatore.