Fermo restando che l’obiettivo comune è capire ed approfondire, per fugare ogni giusto dubbio- non certo rovinare aziende serie ( se tali sono) e famiglie di lavoratori- riconfermiamo alla proprietà ed alla dirigenza della Ital Green Energy la nostra disponibilità per un’intervista chiarificatrice.
Cosa ci guadagniamo? La scheda tecnica.
Data la grande confusione relativa a termini ed alle funzioni degli impianti presenti a Monopoli, abbiamo deciso, con il supporto tecnico dell’ing. Deleonibus (che ha trattato l’argomento approfonditamente, arrivando anche in Giappone per un brevetto), di chiarire gli aspetti fondamentali.
Suffissi a parte- L’uso di suffissi quali bio o termo, oltre ad essere scorretto da un punto di vista tecnico, può anche essere considerato forviante per l’effettiva comprensione. Chiamiamo dunque le cose con il loro nome.
Secondo la direttiva 2000/76/CE “sono «impianti di coincenerimento»: qualsiasi impianto fisso o mobile la cui funzione principale consiste nella produzione di energia o di prodotti materiali e che utilizza rifiuti come combustibile normale o accessorio o in cui i rifiuti sono sottoposti a un trattamento termico a fini di smaltimento.
Se il coincenerimento avviene in modo che la funzione principale dell’impianto non consiste nella produzione di energia o di prodotti materiali bensì nel trattamento termico dei rifiuti, l’impianto è considerato un impianto di incenerimento ai sensi del punto 4.”
Quindi, secondo la normativa europea, l’impianto Ital green sarebbe un impianto di coincenerimento (può utilizzare CDR come combustibili accessori e produce energia).
Qual è la differenza con un termovalorizzatore? In realtà la dicitura è sbagliata per motivo: questi impianti non “termovalorizzano” i rifiuti… semmai inceneriscono.
E’ vero infatti che attraverso il processo di combustione producono energia, ma a costi insostenibili. Per la messa in moto e la combustione, l’impianto consuma molta più energia di quella prodotta.
Non solo.
Per una tonnellata di immondizia, in seguito alla combustione, si producono circa dai 280-300 Kg di ceneri pesanti. Oltre le ceneri vengono prodotte circa 30 kg di ceneri volanti che sono sottilissime e cancerogene, 25 kg di gesso e 650 kg di acqua calda e sporca.
Come mai?
Bruciare è un processo chimico di ossidazione. Per far avvenire qualsiasi ossidazione serve ossigeno, che ha una sua massa. Per motivi tecnici occorre anche aggiungere acqua, ammoniaca, carbonati, calce. Per cui a una tonnellata di immondizia si deve aggiungere una tonnellata di altro materiale. In pratica abbiamo raddoppiato la massa iniziale dei rifiuti. All’uscita troveremo due tonnellate di materiale.
E’ chiaro che per depositare quei 280-300 kg di ceneri devono per legge finire in discarica e queste ceneri sono immensamente più tossiche rispetto a una normale discarica.
Cosa si guadagna?- Se per il funzionamento di un impianto di coincenerimento occorre più energia di quella prodotta e se nell’incenerimento produciamo più rifiuti di quelli prodotti…cosa ci guadagnammo? Noi niente, in effetti.
Ma il gestore dell’impianto si.
In Italia questa modalità di produzione è considerata come “da fonte rinnovabile” alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico. Pertanto chi gestisce l’inceneritore può vendere all’Enel la propria produzione elettrica ad un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità (vendendola all’Enel) usando metano, petrolio o carbone. I costi di tali incentivi ricadono naturalmente sulle bollette. Infatti i cittadini pagano il cosiddetto CIP6 : un sovrapprezzo del 6-7% del costo dell’energia elettrica, che viene addebitato direttamente in bolletta.
In pratica, siamo noi a retribuire i gestori (Marseglia compreso).
Da notare che per questa “interpretazione” della normativa, L’Unione Europea ha inviato una infrazione all’Italia per gli incentivi dati dal Governo per produrre energia bruciando rifiuti inorganici e considerandola come “fonte rinnovabile” (ovviamente i cittadini pagheranno anche quella!)
Polveri e filtri- Sicuramente un coinceneritore non produce vapore acqueo. E’ bene chiarirlo! Questi impianti sono responsabili della diffusione di idrocarburi aromatici policiclici, di policlorobifenile (PCB), di metalli pesanti, quali piombo, zinco, rame, cromo, cadmio, arsenico, mercurio e di furani; inoltre, come qualsiasi processo di combustione, rilasciano
nell’aria polveri sottili, la cui quantità emessa aumenta al crescere della temperatura (specialmente il particolato ultrafine Queste polveri sono capaci di entrare nel nucleo delle cellule, senza ledere nè la membrana cellulare, nè la membrana nucleare, come se avessero una chiave per entrare in una porta e giungere al DNA. Interagendo con il DNA sono capaci di scombinarlo in modo imprevedibile. Scombinare si intende cambiare il “libretto d’istruzioni” di una cellula la quale una volta alterata non è più in grado di riprodursi normalmente. In genere una cellula danneggiata ha la capacità di autoeliminarsi. Questo processo si chiama apeptosi. Può accadere però che alcune cellule possono perdere la proprietà biologica dell’apeptosi per cui anziché autoeliminarsi si riproducono in modo anomalo. Queste col tempo le masse anomale diventano cancri.
Policicli e policlorobifenile- Noti anche con l’acronimo IPA o PAH nell’acronimo inglese, sono idrocarburi costituiti da due o più anelli aromatici, Pur essendo lo studio di queste miscele particolarmente complicato, è stato comunque dimostrato che l’esposizione alle miscele IPA comporta un aumento dell’insorgenza del cancro.
Cadmio- Questo ha mostrato un danno genotossico da stress ossidativi con accumulo nel sistema nervoso centrale, renale ed epatico e inoltre è causa di malformazioni fetali e cancerogenesi a carico di diversi tessuti. Naturalmente nel corso degli ultimi vent’anni sono stati fatti molti passi avanti, nel tentativo di rimuovere i macroinquinanti derivanti dall’incenerimento e presenti nei fumi (ad es. ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l’anidride solforosa) e di abbattere le polveri.
Diossine Le diossine sono prodotti organici, relativamente pesanti che cadono al suolo velocemente anche a parecchi km di distanza dagli inceneritori o dalle fonderie che sono ottimi produttori di polveri secondarie. Gli inceneritoristi sostengono che il problema delle polveri è risolto con l’utilizzo di filtri di ultima generazione.
Qui occorre fare una premessa. Le polveri primarie che si formano dove avviene la combustione si distinguono in polveri filtrabili e polveri condensabili. Le prime passano attraverso il filtro, le seconde condensabili oltrepassano il filtro come gas e si formano come polveri oltre. I filtri di ultima generazione, in realtà hanno efficacia solo sulle polveri primarie filtrabili mentre non hanno nessuna efficacia sulle primarie condensabili e sulle secondarie.
Le polveri filtrabili primarie sono le più grossolane, per cui le meno nocive. Considerando anche che i filtri catturano circa il 5% di queste polveri primarie, una volta catturate dove le metto? Ritornano in ambiente.
Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto ed ictus. Lo comprovano migliaia di studi scientifici.
L’Institut de Veille sanitaire francese ha infatti pubblicato di recente i risultati allarmanti, passati sotto silenzio, di uno studio sull’incidenza del cancro in prossimità di cosiddetti “termovalorizzatori”: si è riscontrato un aumento dal 6 fino al 22% di diverse patologie neoplastiche
La soluzione ideale- Il problema dei rifiuti è fortemente sentito e l’incenerimento è il modo più efficace per toglierli dalla strada (e portarli dentro l’uomo)
Cosa fare?
In realtà la strada è già ben indicata nelle direttive europee: riduzione, raccolta differenziata e riciclaggio, recupero energetico senza combustione (fermentazione anaerobica della frazione organica) e, solo per ultimo, il recupero energetico con combustione
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