Novità sul Termovalorizzatore di Monopoli-Bari. Inedite rivelazioni di Franco Parpaiola, conduttore della caldaia Ital Green.
Qualche settimana fa, con due nostri articoli, avevamo introdotto la questione della centrale a biomasse della Ital Green Energy srl a Monopoli. Quali i rischi per la popolazione? Quale la verità?
Abbiamo deciso di vederci chiaro, avviando un’inchiesta, che è ancora in corso.
Nel corso dell’inchiesta abbiamo conosciuto Franco Parpaiola, un italiano emigrato in Germania, che all’epoca collaudò la caldaia della nuova centrale a biomasse di Monopoli. Abbiamo deciso di intervistarlo. Le sue rivelazioni, in molti aspetti sconcertanti, introducono nuovi interrogativi che potranno costituire spunto di riflessione per l’analisi di un problema mai affrontato dalla stampa locale e nazionale.
Nonostante l’intervista sia lunga, abbiamo ritenuto opportuno non tagliare nulla. Di seguito l’intervista. Seguiranno altri articoli di approfondimento e di analisi dell’intervista.
Dottor Franco Parpaiola può presentarsi ai nostri lettori e parlarci della sua esperienza in merito all’impianto di centrali a biomasse?
Buongiorno Monopoli, non sono un Dottore bensì un marittimo, ora pensionato, un ex direttore di macchina della Marina Mercantile Tedesca, friulano di nascita, emigrato in Germania nel 1958, dove feci anche i miei studi tecnico-navali con i soldi ricavati sgozzando arringhe nel Mare del Nord e merluzzi oltre il Circolo Polare Artico tra la Groenlandia e il Labrador.
Vivo in Germania a Brema ed ho settanta anni suonati.
In linea di massima devo dire che tutti gli impianti di centrali a biomasse, se costruiti secondo i dovuti criteri tecnici, sono poco inquinanti.
A ragion veduta tengo anche a precisare che “il non inquinamento” di un qualsiasi impianto inizia sempre nel sacchetto di rifiuti di casa nostra e precisamente con la raccolta differenziata. E’ proprio dentro quei sacchetti che comincia il “non inquinamento” di una centrale a biomasse.
Le centrali a biomasse esistono in tutte le grandi città (in talune metropoli ne troviamo anche più d’una) e il loro tasso d’inquinamento ambientale è pressoché nullo.
Di centrali del genere ne misi in funzione diverse, anche in Germania.
Nei suoi interventi in merito alla centrale a biomasse della Ital Green Energy sita in Monopoli afferma che “…i tecnici della Siemens con l’impianto di Monopoli si sono comportati in modo barbaro e disumano, senza alcun ritegno e rispetto per niente e per nessuno, questa io non l’ho perdonata”. Cosa intendeva dire con questa affermazione?
Secondo le mie esperienze maturate durante un’intera vita lavorativa nel campo della tecnica meccanica di grandi impianti sia mobili (navi) sia stabili (come le centrali a biomasse) ed avendo anche operato con tecnici di tutto il mondo, anche nelle ricerche petrolifere, nel Mare del Nord, Golfo del Messico, nonché in Nigeria, posso tranquillamente affermare che, in base a queste mie esperienze, i tecnici tedeschi sono tra i più preparati del mondo e specialmente quelli provenienti da grandi aziende internazionali come la Siemens.
Questo non lo riscontrai invece nel personale Siemens inviato alla centrale a biomasse dell’Ital Green Energy di Monopoli. Incontrai purtroppo in prevalenza una banda di mezzi principianti dai capelli bianchi, più dedita al largo consumo della birra, che alla giusta costruzione della centrale.
Questi signori lasciavano discrezionalità in merito ai lavori di costruzione dell’impianto stesso agli operai delle ditte subappaltatrici; tutti capaci e provetti specialisti, ma non tecnicamente preparati a prendere decisioni di logistica di costruzione per quel tipo di impianti.
Ciò portò, nel caso della Ital Green Energy di Monopoli, alla costruzione di un impianto menomato e nato male in partenza. Durante il mio periodo di messa in funzione dovetti scaricare qualche centinaio di tonnellate d’acqua per via dell’alta contaminazione dovuta a sostanze chimiche non tossiche ma nocive alla parte acqua/vapore della caldaia e alla turbina del gruppo elettrogeno dell’impianto. Trovai diversi sacchi di juta contenenti materiale assorbente per l’assorbimento dell’umidità in spazzi ferrosi chiusi, come il degassatore dell’acqua, e dopo ulteriori ricerche, mattoni, ghiaia, sabbia, tavoloni da impalcatura e mozziconi di elettrodi da saldature il cui rivestimento si era sciolto nell’acqua della caldaia, e addirittura un’intera impalcatura con tanto di cavalletti in una cisterna adibita a raccolta dell’acqua della caldaia stessa.
Questo modo di lavorare è a dir poco criminale ed alquanto pericoloso per il buon funzionamento di tutto il sistema.
Buon per il personale Siemens poi che “i miei ragazzi” di allora non capivano il tedesco.
Fu dopo la sfuriata che feci loro, chiedendo che si riferissero al personale della Casa Olearia Italiana con più rispetto ed educazione, che le cose cambiarono in meglio.
Cosa il personale Siemens diceva del “personale con il colletto bianco” non mi interessava affatto, anche perché il tedesco che era in me la pensava come loro.
E’ molto critico nei confronti dei dirigenti tecnici della Ital Green Energy srl. Perché?
Lo sono perché a mio avviso erano all’epoca una banda di incompetenti con il colletto bianco avventuratisi in un campo a loro del tutto sconosciuto senza mettere un “cane da guardia” vicino ai tecnici Siemens.
I tecnici della Siemens, non appena si accorsero di aver a che fare con una banda di principianti, “Greehorns”, li presero per i capelli e li trascinarono dall’altra parte della scrivania. Il risultato di tutto questo è lo sgorbio tecnico che si può ammirare in via Baione 46, nella zona industriale della vostra bella città.
Da tutto questo, già nel 2005, scaturì un manoscritto in tedesco che intendo pubblicare.
In modo quasi cronologico descrivo in prima persona non solo i guai e i danni fatti dai “tecnici” Siemens all’impianto ma anche l’alto grado d’incompetenza dei dirigenti Ital Green, diretti responsabili dell’impianto stesso.
La realizzazione dell’impianto non è stata assoggettata ad alcuna procedura di V.I.A. (valutazione d’impatto ambientale). Secondo lei fu una giusta decisione? Questo tipo di centrali comporta rischi per la salute dei cittadini?
La valutazione d’impatto ambientale è una lama a doppio taglio.
Se con questa si intende intralciare l’industrializzazione di intere regioni, estremamente bisognose di posti di lavoro, per non deturpare il paesaggio, è un problema.
Sono convinto che questi problemi vanno risolti sobriamente in loco, valutandone i vantaggi per la regione e gli svantaggi per l’ambiente.
Il tecnico in me dice che a suo tempo fu sbagliato impedire ad Ital Green Energy di costruire un bruciatore di rifiuti domestici poiché quel bruciatore avrebbe potuto benissimo smaltire tutti i rifiuti urbani del napoletano.
Alla seconda parte della vostra domanda credo di aver già risposto in partenza dicendo che il buon funzionamento di un impianto e il suo impatto sull’ambiente, ma soprattutto con la salute dei cittadini stessi, parte sempre dal sacchetto di rifiuti di casa nostra, inteso come raccolta differenziata ed intelligente.
Lei afferma che: “a quel tempo non esistevano dei dati di emissione perché ancora non avevano deciso dove piazzare la centralina di prelievo; tuttavia avevano ugualmente l’autorizzazione a procedere, anche senza saper cosa immettevano nell’atmosfera”. Può spiegarci meglio?
“Vede, in questo campo, durante le operazioni di prova, i conduttori della caldaia ed altri aggregati, come da accordi stabiliti nei contratti di joint venture tra le ditte costruttrici ed i vari fornitori, per motivi assicurativi costituiscono ditta a sé. In pratica lavorano in proprio e sono assicurati privatamente nel caso di eventuali errori umani per un massimale di 1,5 milioni di euro. Difatti se qualcosa va male il conduttore della caldaia si trova con un piede nel