IL CANTIERE. Parpaiola Franco. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Parpaiola Franco
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 9783844235340
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questi casi, fino ad avvenuta consegna dell’impianto, la responsabilità giuridica è tutta dell’operatore della caldaia; non della Siemens, quale responsabile dell’impianto, e neppure della Wehrle, quale fornitrice della caldaia.

      Quando, prima di accendere la caldaia chiesi alla Siemens del perché l’impianto non aveva una centralina di prelievo e analisi dei fumi di scarico mi risposero in coro che in Italia non era previsto nessun controllo durante la fase di prova e collaudo dell’impianto. Questo mi fu giurato e spergiurato anche dal “manager” tecnico dell’Ital Green Energy stesso che, come fu riferito in seguito da più parti, sembra sia un provetto perito agrario. La mia convinzione “formato tedesco” che in Italia tutto è possibile mi spinse a creder loro e così accesi la dannata caldaia.

      Tre mesi dopo, accortomi che in fondo stavo combattendo contro il dinosauro Siemens e contro l’incompetenza dei dirigenti operativi Ital Green Energy, constatata la precarietà dell’impianto gettai la spugna e, dopo aver incrementato il consumo della birra al bar La Nave, alla Pizzeria del Gallo Nero, da Marino e la sua cara signora Giovanna al Bar Roma nonché al KiKi, me ne ritornai al paesello, qui a Brema.

      I cittadini monopolitani si lamentano per i cattivi odori che pervadono la città durante alcune lavorazioni della centrale. A cosa è dovuto secondo lei? Cosa brucia in città?

      I cittadini di Monopoli hanno tutte le ragioni di questo mondo per farlo. I cattivi e nauseabondi odori provengono in gran parte dalla sansa usata durante la stagione delle olive per alimentare la fornace della caldaia. Se si sente anche puzza di olio bruciato e di patate o pesce fritto, questo con tutta probabilità viene dai motori diesel che bruciano biodiesel. State attenti che quasi certamente vi stanno bruciando anche l’olio per fare il ragù delle orecchiette domenicali.

      A mio avviso i veri guai per Monopoli e dintorni incominciano dopo la stagione delle olive, ovvero quando la sansa è finita. Se mi ricordo bene, la fornace dell’impianto di Monopoli richiede un’ottantina di tonnellate di biomasse al dì (qui potrei anche sbagliare confondendomi con il consumo di altri impianti, ma non di molto).

      Tutto questo materiale non piove dal cielo e pertanto deve essere reperito sul mercato. Per darvi un idea di cosa può consumare un impianto a biomasse vi racconterò un aneddoto molto significativo.

      Un giorno in Baviera lasciai le briglie sciolte e feci andare al massimo l’impianto che stavo conducendo. Dopo diciotto ore di servizio ininterrotto al 100% dovetti rallentare perché non solo avevo quasi svuotato il bunker della biomassa ma anche gli autotreni facevano fatica a rifornirci adeguatamente.

      L’indomani mi dissero che in 18 ore avevo consumato il 75 % dell’intera produzione giornaliera bavarese di biomassa per bruciatori.

      Avete capito cosa intendo dirvi?

      Chiamiamola pure la “guerra dei rifiuti”. Pensate per un momento all’oro di Napoli e quanto è costato al Bel Paese quella farsa. L’impianto di Monopoli avrebbe potuto benissimo smaltire il tutto, senza sé e senza ma. Intendo questo tipo di guerra.

      Bene, dato che non credo che il biocombustibile per la caldaia di Monopoli piovi da cielo, penso che dovreste investigare sulla provenienza, ma sopratutto sulla qualità e sicurezza ambientale e umana delle biomasse e controllare che non ci siano combustibili contenenti amianto, ad esempio.

      Sin dai primi giorni della mia presenza presso l’impianto dell’ Ital Green Energy, conoscendo cosa si cela dietro la raccolta di biomasse, chiesi al “manager” tecnico che tipo di combustibile pensava di usare e dove intendeva trovarlo.

      Mi sentii rispondere che, a parte la sansa durante la stagione delle olive e dato che in Puglia e dintorni il mercato delle biomasse era irrisorio, intendeva far venire via mare tutto il combustibile necessario, probabilmente dalle foreste subtropicali brasiliane.

      Quel giorno definii un pazzo quello scellerato perito agrario, trasformatosi da agricoltore specializzato a manager tecnico di un termovalorizzatore, in una metamorfosi che può verificarsi solo in Italia.

      State attenti, quella biomassa conterrà senz’altro insetti nocivi all’agricoltura locale che porterebbero danni irreparabili e costosissimi a tutto il bacino del Mare Nostrum e non solo al tavoliere delle Puglie.

      Gli insetti si posso sterminare a bordo fumigando debitamente il carico ma le larve no!

      Che cosa intende quando afferma che: “La criminalità in questo campo è tremenda e non si accorgono che si stanno ammazzando da soli, e con loro noi e tutto il pianeta, basta far soldi”?

      Oltre a quanto riferito, per criminalità intendo la sfrenata corsa al guadagno momentaneo, senza badare alle conseguenze e l’impatto sull’ambiente ma soprattutto alla salute della popolazione, non solo a quella già nata, ma soprattutto a quella ancora da venire.

      Lo ripeto un’altra volta. Il bruciatore di Monopoli non trova biomasse a sufficienza per essere operativo a 360° tutto l’anno, 24h al giorno.

      Il costo dei due bruciatori a gas della potenza di 5 MW con i quali l’impianto potrebbe funzionare proibisce di per se l’uso del gas metano come combustibile a lungo termine.

      E’ vostro dovere controllare la provenienza del combustibile e state molto attenti all’amianto e ad alte sostanze nocive poiché vi è il rischio di morire di tumore.

      Vorrei concludere con un cordiale saluto ai “miei” ragazzi di allora, augurando loro ogni bene. Spero veramente che qualcuno di loro abbia imparato l’inglese, aprendosi così nel campo della conduzione di grandi impianti altri lidi e possibilità di lavoro e di carriera.

      Non è da tutti partire da zero e assumersi la responsabilità di un impianto in linea di prova e collaudo, come un termovalorizzatore. Loro hanno dimostrato di avere la stoffa per poterlo fare.

      In bocca al lupo ragazzi!

      5703/2010

      Immissione diretta dei gas nell’ambiente

      Saranno stati nottambuli ed “elucubratori” della notte anche i carabinieri della sezione Noe (Nucleo Operativo Ecologico) quando, sulla base delle indicazioni dell’Anpana (Associazione con compiti di polizia ecozoofila),effettuarono controlli e posero i sigilli all’impianto Ital Green Energy il 15 Giugno 2006.

      Solo quattro anni fa.

      “«L’ impianto per l’ emissione dei fumi era stato modificato rispetto al progetto approvato dagli organismi di controllo. C’erano tubazioni aggiuntive poste all’interno del circuito di scarico, tali teoricamente da consentire l’ immissione diretta dei gas nell’ ambiente, aggirando i filtri».

      Da Repubblica del 15 Giugno 2006

      Quando i Noe si presentarono in via Baione per i controlli, l’impianto non era in funzione. Ma era impossibile non notare “qualche tubo posticcio”- non presente nel progetto- che fece scattare il sequestro cautelativo.

      Ovviamente i proprietari contestarono e dichiararono che la centrale “ha ottenuto recentemente la certificazione Iso 14001», in una strategia di «impegno per il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali». Tutte le analisi, quelle di routine e quelle periodiche, «sono a completa disposizione delle autorità»”

      L’esito della vicenda non è noto.

      Sappiamo solo che, nonostante i sigilli, l’impianto continuò a funzionare poiché fu concessa la “«facoltà d’ uso», legata al rispetto delle prescrizioni date ai responsabili”, anche se secondo gli 007 dell’ambiente la centrale creava “«un alto tasso di inquinamento prodotto dall’ emissione di ceneri, polveri e fumi di provenienza incerta», come da dichiarazioni del tenente Gennaio Badolati. (fonte: Repubblica 15 Giugno 2006)

      A questo punto, avrebbe detto Lubrano, la domanda nasce spontanea!

      Vorremmo chiedere al dirigente Renna:

      Come si è concluso il sequestro? A cosa servivano i tubi “posticci”? Chi garantisce ai cittadini il corretto funzionamento dell’impianto