Vivere La Vita. Lionel C. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Lionel C
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Современные любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9788873042808
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così poco tempo, che ho deciso di smettere a fare domande ai grandi su ogni cosa e scoprire tutto al modo mio.

      Nel giorno in qui la maestra ci ha detto di andare a scuola vestiti da pionieri il giorno dopo, perché c'erano le elezioni, ho soltanto obbedito, aspettando con curiosità, ma senza entusiasmo di vedere cosa doveva succedere.

      Dopo scuola, nella nostra aula, ci siamo preparati e stavamo aspettando gli ospiti.

      Dovevano venire ragazzi delle medie insieme alla loro dirigente della classe. Mentre li stavamo aspettando, la maestra ha messo bene in vista, d'avanti alla lavagna, le due bandiere della nostra classe.

      Quando la porta si è aperta, in modo molto ordinato, sono entrati i due porta bandiera con le due bandiere della loro classe, tre ragazze, due ragazzi e dietro a loro, la dirigente della loro classe.

      Dopo che la loro dirigente ha posato sulla cattedra il grande vassoio che aveva in mano ed i ragazzi si sono sistemati d'avanti alla lavagna in una specie di formazione, tutti insieme abbiamo cantato l'inno nazionale, poi, la dirigente ha dato loro il commando di riposo. In quel momento ho visto che tutti, avevano un filo che scendeva dalla spala sinistra al taschino della camicia, uguale come forma ai tre visti, quando siamo stati fatti pionieri, ma di colori diversi.

      Uno, era giallo e quattro erano rossi.

      I ragazzi venuti, hanno cominciato a spiegarci che la nostra classe si doveva organizzare ancora di più per poter dare risultati sempre migliori nello studio e nel lavoro.

      Per farlo bene, doveva essere organizzata in quattro gruppi.

      Ogni gruppo avrebbe avuto il suo comandante e tutti i gruppi, sarebbero stati guidati dal comandante della classe, della nostra piccola unità.

      I ragazzi appena venuti, erano i compagni comandanti dei gruppi ed il compagno comandante della loro classe.

      La dirigente aveva portato sul vassoio, i figli colorati da consegnare ai futuri compagni comandanti della nostra classe.

      Non riuscivo a comprendere perché dovevamo organizzarci ancora di più.

      Noi stavamo bene insieme cosi e nessuno aveva mai litigato con nessuno.

      Eravamo amici.

      Giocavamo insieme e da poco tempo avevamo anche saputo che l'anno prima siamo stati la seconda migliore classe come risultati nello studio, tra le otto classe della prima elementare. Eravamo obbedienti alla nostra maestra che poche volte si è dovuta arrabbiare con noi. Per me andava tutto bene cosi e non mi piaceva quella cosa di formare quattro gruppi.

      Non sapevo come si doveva fare, ma per me, quattro gruppi, voleva dire non più un gruppo solo.

      Voleva dire divisione.

      Come quasi sempre in momenti così, i miei pensieri si fermavano soltanto quando erano interrotti da qualcuno.

      La dirigente ha ripreso a parlare, dichiarando aperta la cerimonia delle elezioni.

      Ci ha spiegato che dovevamo già cominciare a scegliere il comandante del primo gruppo e che per farlo dovevamo seguire la "procedura" che usavano tutti.

      Noi piccoli, dovevamo proporre tre nomi di nostri colleghi, poi, per ognuno si votava alzando la mano. Una sola volta, per il proprio preferito.

      Abbiamo ripetuto la stessa cosa e quando i quattro compagni comandanti di gruppo erano scelti, sono andati d'avanti alla classe per ricevere quel filo rosso dalla dirigente.

      Tra i quattro scelti, c'ero anch'io.

      Ero il compagno comandante del primo gruppo.

      Quando la dirigente, mi ha messo il filo rosso alla spallina della mia camicia e poi lo ha attaccato al bottone del taschino sinistro, dentro mi sentivo fiero e molto contento dei miei risultati, ma subito dopo, i miei pensieri si sono fermati, perché ho dovuto dare la mano e salutare, con il saluto dei pionieri, la compagna dirigente.

      Quel saluto come da soldato, ma con la mano d'avanti alla fronte, senza toccarla.

      Mentre lei faceva la stessa cosa con gli altri miei amici scelti, ho potuto guardare con attenzione quel filo rosso.

      Il colore era molto bello, intenso e profondo.

      Come il sangue.

      Non era un filo, ma un cordone di seta.

      Erano intrecciati tre fili più fini e l’ho capito perché al lavoro manovale, avevamo appena imparato a intrecciare con tre fili. Alla fine della parte bassa, dopo l'aggancio al bottone del taschino, due dei tre fili, scendevano per qualche centimetro e finivano con due palline molto dure che sembravano le ghiande che piacevano tanto ai maiali dei nonni. Anche loro rivestite di seta.

      Appena finito con il compagno comandante del quarto gruppo, la nostra maestra, ha cominciato a chiamare per nome uno ad uno, tutti gli altri nostri colleghi ed ognuno si metteva dietro al comandante di gruppo scelto dalla nostra maestra. Quando tutti i banchi erano vuoti, la compagna dirigente ci ha detto di fare altre tre proposte, per scegliere il compagno comandante di classe. Dopo che tutti noi, in piedi ed in formazione d'avanti alla lavagna, abbiamo votato le proposte fatte, non riuscivo a credere quello che avevo appena sentito.

      Avevano scelto me.

      La compagna dirigente, mi ha tolto il cordone rosso appena messo, ed al posto suo, mi ha messo quello giallo.

      Poi e stato scelto un nuovo comandante di gruppo al mio posto.

      All'improvviso, è diventato tutto bellissimo.

      Mi sembrava quasi una ripetizione della premiazione del primo anno di scuola.

      Quella bellissima cerimonia, dove tutto il mio lavoro, veniva riconosciuto.

      Veniva ripagato.

      Avrei avuto voglia di volare per festeggiare bene.

      Avrei voluto gridare al mondo, al mio mondo, quanto ero felice.

      Avrei voluto ringraziare uno ad uno tutti i miei amici che mi hanno votato ed ancora di più a chi mi ha proposto, ma subito dopo, la compagna dirigente, ha cominciato a parlarmi dei miei doveri come comandante della nostra classe.

      Tutto è diventato di nuovo molto serio.

      Cosi serio, che non mi ricordavo più quale era la ragazzina che ha proposto il mio nome.

      Dopo che la nostra maestra, ha nominato un ragazzino ed una ragazzina, come porta bandiera della nostra classe, abbiamo cantato tutti insieme l'inno dei pionieri che nel fra tempo avevamo imparato, poi, la compagnia dirigente ha dichiarato chiusa la cerimonia e con i suoi allievi, sono andati via.

      Non vedevo l'ora, perché ero convinto che subito dopo, saremo andati via anche noi ed avrei potuto far' vedere a tutto il mondo, a tutto il mio mondo, quanto di bello mi era successo in quel giorno.

      Far' vedere ai miei genitori il cordone giallo e bello come il sole nei giorni d'estate.

      Purtroppo non è successo subito, perché la nostra maestra, dopo che ci ha mandati nei banchi, ha cominciato a parlarci dei nostri doveri, come comandanti, soprattutto quello della classe.

      Delle nostre responsabilità nei confronti di tutti.

      Prima di tutto, dei nostri colleghi meno bravi nello studio, nei confronti dei nostri colleghi che avevano più problemi e di tutto quello che avremo dovuto fare per la nostra classe, la nostra scuola, la nostra città ed il nostro paese.

      Tutti ancora più uniti da quel giorno in poi.

      Ci stava parlando del piano economico, lavoro volontario e tante altre cose nuove che in quel momento non sapevo che cos'erano. Non sapevo come avremo dovuto e potuto fare tutto, perché erano cose di qui sentivo parlare per la prima volta nella mia vita.

      Non ero molto attento a quello che ci raccontava, perché mi incuriosiva molto di più un'altra cosa.

      Quello che ci stava raccontando, di sicuro lo avrei scoperto, conosciuto