Entrando in casa, ho capito cos'erano quei bei lampadari con il liquido dentro, perché quello della cucina era già acceso e la sua fiammella in continuo movimento, faceva una bella luce. Abbastanza forte da poter vedere bene tutto nella cucina. Molto piacevole da guardare senza sentire nessun fastidio.
Dopo aver finito il lavoro con il latte appena munto, mia nonna ha cominciato a preparare la cena.
Non ho fatto in tempo a capire bene cosa aveva fatto e cosa aveva messo nella pentola, perché un'altra sorpresa mi è venuta addosso rotolando.
à andata con la pentola nell'angolo più lontano, dove c'era un mobile in metallo e quando dalla parte di sopra ha tolto un po' di cerchi in ferro di misure diverse tra loro, di dentro è come saltato fuori il fuoco.
Nell'attimo dopo ero vicino a lei, per capire che cos'era.
Dentro, un grande fuoco ballava e si muoveva da tutte le parti, molto forte, deciso, senza mai fermarsi.
Ho capito che quel strano mobile chiamato stufa era la sua cucina.
Quando mi sono di nuovo seduto e mentre la pentola ed il suo coperchio, stavano già facendo dei rumori molto divertenti, mio nonno ha aperto una piccola porticina sotto la pentola, sul lato della stufa, dicendomi di guardare il fuoco.
Il buio fuori, aveva preso completamente il posto della luce ed in quel momento, tutto il mondo era in quella stanza.
Fuori non esisteva più nulla.
Dentro casa, il silenzio, la tranquillità , la pace assoluta.
La piccola lucina del lampadario ballava sulle pareti e sul soffitto in legno.
Il gatto sotto la stufa, stava quasi russando.
Il rumore sempre più forte e divertente della pentola.
Il fuoco che cambiava sempre il colore, dal giallo forte e luminoso all'arancione molto intenso, con dentro ogni tanto delle lingue rosse come il sangue, lingue che erano blu appena partite dal legno che bruciava.
Il rumore del fuoco ed ogni tanto i botti che sentivo dentro la stufa e quando capitava, nell'attimo dopo, si riempiva tutta con tantissime piccole scintille molto luminose che saltellavano in tutte le direzioni.
Le persone che si erano trovate ognuna il proprio posto e stando in silenzio si gustavano lo spettacolo.
Sembrava una bellissima favola che donava tantissima pace, tranquillità , serenità , sicurezza.
Tutto questo, mi faceva sentire sazio e beato.
Cosi sazio, da poter andare a dormire senza neanche mangiare del cibo.
Il cielo sereno e pieno di stelle, come non lo avevo mai visto, che mi ha fatto vedere mio padre prima di andare a dormire, è stata l'ultima meraviglia vista in quel giorno fatto di solo meraviglie.
Era stata la giornata più bella, intensa, interessante, fino in quel momento della mia vita.
Ricca di cose nuove, insegnamenti e tante amicizie.
Spensierata, movimentata e vissuta in pieno ad ogni respiro.
Con tutto ciò, la stanchezza non si era mai vista, anzi, sentivo soltanto la soddisfazione, la serenità , la gioia, la tranquillità e la pace assoluta che vivevo in quel preciso momento.
Sarei potuto ripartire subito per un nuovo giorno, senza neanche riposare.
Tutti i gironi che sono seguiti, sono stati uno meglio dell'altro.
Li passavo sempre insieme ai miei nuovi amici, nel nostro Paradiso, o nei Paradisi dei loro nonni.
Nella ânostra piscinaâ sul fiumiciattolo.
In mezzo ai campi, oppure sulle colline, mentre i grandi lavoravano il fieno.
Era tutto bellissimo e qualsiasi cosa si viveva, dentro me, mi faceva stare bene come mai prima.
Mi faceva sentire più libero che mai.
Beato.
Tutto è stato interrotto una mattina, quando mia mamma ha cominciato a fare cose strane, che non aveva mai fatto prima in quei giorni da sogno.
Mi ha svegliato e fatto scendere dal letto molto presto, anche se di solito dormivo quanto volevo. Fatto lavare e mangiare senza più lasciarmi tutto il tempo che volevo. Poi, mi ha vestito con dei bei vestiti da città ed era per la prima volta da quando eravamo arrivati, che mi diceva di fare attenzione a non sporcarmi.
Non ho chiesto nulla, ma cominciavo a preoccuparmi per mia mamma.
I comportamenti non erano più come quelli tranquilli e morbidi dei giorni prima e lei non era più serena e rilassata.
Speravo soltanto che se le era successo qualcosa, non era molto grave.
Con lei per mano, siamo usciti dal cortile ed abbiamo cominciato a camminare e più andavamo avanti, più vedevo che stavamo facendo al contrario, la strada che avevamo fatto insieme al nonno, appena arrivati con l'autobus.
Arrivati quasi al punto dove eravamo scesi, siamo entrati nel cortile di una casa molto grande, sull'altro lato della strada.
Sentivo già il cuore nel petto che cominciava di nuovo a correre, ma appena siamo arrivati nel bel parco verde dietro alla grande casa, il cuore è tornato a camminare, perché lì, c'erano quasi tutti i miei nuovi amici.
Ognuno, con la sua mamma.
Tutti vestiti da città , non più da battaglia.
Non mi piaceva tanto quello che stava succedendo, perché ognuno di noi, tenuto per mano dalla sua mamma, non era più libero di fare quello che voleva e le facce delle mie amiche e dei miei amici, sembravano più triste di quelle che conoscevo già abbastanza bene.
Non vedevo la mia, ma eravamo della stessa squadra.
Quasi subito è arrivata una signora che non avevo mai visto prima ed insieme a lei, siamo entrati tutti, nella grande casa e poi, dopo pochi passi, in una grossa camera piena di tavolini e sedie.
Tutte a nostra misura.
Appena entrati, ho sentito la mia seconda mano tornare libera.
Anche se dentro la grossa camera, c'era tutto il nostro gruppo di amici, mentre ognuno di noi si sedeva su una sedia, non si sentiva più quella cosa tranquilla e bella che ci faceva stare bene tutti insieme, ma una cosa diversa.
Sembrava che eravamo uniti, perché stavamo soffrendo tutti nello stesso modo e non più perché ci stavamo divertendo.
Forse aiutati dagli alberi e dal tanto verde che si vedevano nel parco attraverso le grandi finestre, ancora di più dal canto degli uccellini che si sentivano fuori e molto dal profumo della buona aria che entrava, un po' di serenità stava quasi tornando.
All'improvviso, come ad un segnale, tutte le mamme sono andate via.
Rimasti soltanto con la nuova signora, lei ha cominciato a tirare fuori dai grossi armadi, dei giochi di plastica ed altre cose che non avevo mai visto prima.
Con il suo aiuto, abbiamo imparato come si usavano e come si poteva giocare con tutte quelle cose nuove per me.
Era tutto bello, ma non così bello come era quando eravamo noi da soli.
Stavamo tutti giocando e stavamo bene, ma non eravamo allegri e gioiosi come sempre.
Si rideva molto meno e le facce dei miei amichetti sembravano più tristi.
Di sicuro, lo era anche la mia, perché dentro mi sentivo così.
Poi, siamo usciti fuori, nel grande parco ed anche se era molto bello, con tanti giochi, il nostro Paradiso era un'altra cosa.
Non lo so quanto tempo era passato,