Vivere La Vita. Lionel C. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Lionel C
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Современные любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9788873042808
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dopo aver salutato la nuova signora, siamo andati via.

      Arrivati a casa dei nonni, ho capito che era il momento giusto per il pranzo e mentre si mangiava, più di una volta ho sentito i grandi che dicevano guardando me: < è pronto! >.

      Non ho dato tanta importanza, perché pensavo già al bel pomeriggio da passare con i miei amici nel Paradiso, o da qualche altra parte.

      Da lì a poco, è arrivato il momento di ritornare a casa nostra.

      Non mi dispiaceva, ma rimpiangevo e piangevo forte per tutto quello che lasciavo.

      Sono riuscito a fermarmi dal pianto, soltanto quando il mio nonno, mi ha detto di pensare a quanto sarà bello il prossimo anno, quando sarò più grande e potrò fare cose ancora più belle di quelle appena fatte e vissute.

      Tornati a casa, quasi subito siamo andati tutti insieme a comprare quello che serviva al mio fratello per la scuola e quello che serviva a me per andare al' asilo.

      

      

      Perché ero pronto!

      L'immenso mondo fuori casa

      Entravamo ed uscivamo tutti insieme in dei negozi dove non ero mai andato prima.

      C'era tanta gente, tanta confusione e la cosa non mi piaceva.

      Riuscivo a rimanere un po' contento soltanto perché erano tanti bambini e bambine di tutte le misure. Poi c'era un po', ma soltanto un po' di curiosità per quei vestiti che mi dovevano comprare per andare all'asilo.

      La curiosità è stata quasi subito esaurita, e dopo che mi hanno fatto provare quella specie di vestito da donna chiamato grembiulino, che non vedevo l'ora di togliere, e quella specie di borsetta come quella del postino ma a mia misura, anche quella poca curiosità era scomparsa.

      Non vedevo l'ora di tornare a casa.

      Appena arrivati a casa, sono andato subito dalle mie macchinine, perché il discorso dell'asilo per me era già chiuso.

      L'unica cosa buona in quel momento era l'entusiasmo di mio fratello per l'elegante vestito che doveva indossare a scuola e la montagna di quaderni, matite colorate, birro, pene stilografiche e tante altre cose nuove ed interessanti che riempivano il tavolo in quel momento.

      Soltanto dopo qualche giorno, quando ero da solo con mia mamma, mi ha detto che dovevo indossare di nuovo il grembiulino, per vedere se andava tutto bene.

      Dopo averlo fatto, mia mamma mi aveva chiesto di tenere i miei due indici tesi ed intorno, è passata più volte con una fascia rossa di seta larga quanto le mie dita, che ha fatto diventare all'improvviso, una bella farfallina.

      Vestito e con la farfallina intorno al colo, mi sono visto per la prima volta allo specchio.

      Sembrava tutto meno brutto di come pensavo.

      Con il grembiulino celeste chiarissimo come il cielo di fine estate, il colletto bianco con una forma buffa ma divertente e d'avanti quella grande farfalla rossa di setta quasi trasparente, con appesa a tracollo quella borsetta marrone molto chiaro, ero pronto per cominciare l'asilo.

      Ho capito che protestare non serviva.

      Il secondo giorno, con mia mamma per mano, dopo aver indossato di nuovo tutto e dopo che nella borsetta mi aveva messo del cibo ed un bicchiere di plastica per poter bere, siamo usciti di casa e siamo andati in una direzione dove non ero mai stato prima.

      Dopo aver fatto non tanta strada, siamo passati attraverso un grosso cancello di ferro, oltre una recinzione in cemento che non lasciava vedere nulla da l'altra parte.

      Appena entrati, mi sono sentito investito in pieno dalla testa ai piedi da un forte boato.

      Era come se mi avesse investito un muro fatto da voci di bambini.

      Erano così tanti che mi stavo chiedendo se si erano radunati, i bambini di tutto il mondo.

      Di tutte le misure.

      I maschietti, quasi tutti, erano vestiti come mio fratello.

      Le femminucce, erano ancora più belle di loro.

      Ho visto subito che ero della misura più piccola.

      In un attimo, siamo andati oltre quel grande gruppo di bambini, nel' angolo più lontano di quel grosso cortile. Li c'era un gruppo molto, molto più piccolo di quello dei bambini più grandi, ma immenso nei confronti di quello dei miei amici, in campagna dai nonni.

      Quando le mamme erano ancora con noi, ci hanno divisi in gruppi più piccoli e poi hanno fatto entrare ogni gruppo con la sua maestra, nella sua aula.

      Le sedie ed i tavolini erano a nostra misura, come quelle in campagna nella grande casa. Poi, quando tutti insieme, prima le femminucce e poi i maschietti, siamo andati in bagno, ho visto che anche li, era tutto fatto a nostra misura.

      Tutto molto bello.

      Ho subito visto, fatto ed imparato cose nuove, ma erano tutte meno interessanti di quelle viste, fatte ed imparate a casa dei nonni.

      Questo mi piaceva meno.

      Tutte le mattine sarei rimasto a casa, perché dovevo andare e rimanere lì dentro per tanto tempo, troppo tempo. Fare tante volte gli stessi giochi che avevo imparato subito e che non mi divertivano più. Stare sempre nello stesso posto, con vicino a me sempre gli stessi due bambini, non potermi alzare ed andare da un amico, o un’amica per dire loro ciò che volevo, quando volevo, non mi piaceva.

      Tutte quelle cose nuove, chiamate regole, mi facevano vivere in una sofferenza continua.

      Come mai prima.

      Stavo un po' meglio soltanto quando ci portavano nel cortile e ci lasciavano liberi, tutti insieme, con i nostri giochi, oppure quando dentro l'aula, ci dicevano che stavamo per fare del lavoro manovale ed ogni volta imparavo qualcosa di nuovo. Soprattutto, quando ci davano carta e matite per disegnare bastoncini, linee ed altre cose tutte in riga, una dietro l'altra sullo stesso foglio.

      Stavo ancora meglio, quando mentre mangiavamo, scambiavo il mio cibo con quello del mio amico di fianco, oppure quando buttavo via qualcosa che non mi piaceva, senza che la maestra riusciva a vedere e capire nulla.

      Era sempre una grande vittoria.

      In tutto quel tempo, l'unico momento di vero sollievo è stato quando ho sentito che era arrivata la vacanza grande.

      Quella estiva.

      Mi sono sentito ancora più sollevato quando attorno a me, hanno cominciato a dire che dovevamo andare al negozio per comprarmi la roba per la scuola e poco tempo dopo, come l'anno prima, siamo entrati nello stesso cortile pieno di bambini.

      Questa volta ci siamo fermati con quelli un pochino più grandi.

      Era tutto bellissimo.

      Il sole luminoso e caldo, le voci dei bambini, stare insieme a loro, i vestiti.

      Tutto.

      Poi, quando e venuta una bellissima maestra, con un bel vestito rosa a prendere il gruppo dove mi avevano messo, la prima cosa che ho sentito nel cuore è stata quella di mandare via mia mamma, perché stavo così bene, da sentirmi come a casa.

      Entrati nella nostra classe ho visto che anche lì, i mobili erano della nostra misura, ma una misura più grande di quella dell'asilo.

      Dopo averci fatto sedere in coppie nei banchi, la maestra ci ha spiegato che eravamo tutti lì per la prima volta.

      Noi, perché al primo giorno di scuola nella vita.

      Lei, al primo giorno di lavoro come maestra.

      Avremmo imparato tutti insieme a camminare, ognuno per la sua strada, facendo tante cose nuove, belle ed interessanti nel viaggio lungo quattro anni, che avremo fatto insieme.

      Dopo,