Vivere La Vita. Lionel C. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Lionel C
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Современные любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9788873042808
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sentivo molto piccolo.

      Ero diventato così pesante che mentre camminavo, mi sembrava di farlo nello stesso posto.

      Mentre mi avvicinavo al tavolo, le persone dietro, mi sembravano sempre più grandi ed il tavolo immenso. I bambini sempre più numerosi e mi sembrava di essere tutto sudato.

      Il mio respiro, diventava sempre più affannato.

      Appena sono arrivato, dopo un abbraccio ed una carezza sulla guancia, la mia bella maestra mi ha attaccato al suo fianco, alle sue gambe.

      La pace è ritornata subito.

      Ho visto in quel momento, quanto era bello il verde molto chiaro del suo vestito, quello chiaro, come il gelato.

      Con me attaccato a lei, quando ha detto al microfono nell'altra mano, che in quel anno, ero stato il migliore nella nostra classe ed avevo preso il primo premio, mi è sembrato di sentire dentro un’esplosione di luce e di calore, da non poter descrivere con parole.

      La pace si è subito trasformata in gioia.

      La gioia, in una felicità senza limiti, forte da sentire che se non mi teneva lei, mi sarei alzato da terra.

      Avrei cominciato a volare.

      Dentro il mio petto, c'era una forza immensa.

      Il sole era di un giallo più bello e la luce più luminosa.

      Quando tutti i grandi dietro al tavolo, mi hanno dato la mano e mi facevano le loro congratulazioni, erano tornati normali.

      Non li vedevo più giganti.

      Subito dopo, la mia bella maestra, mentre mi spiegava cosa stava per fare, mi ha dato il diploma per il primo premio e sopra, c'era scritto il mio nome. Insieme, mi ha dato un libro molto bello, molto colorato con una favola che a me piaceva tanto.

      La mia preferita.

      "Il gatto con gli stivali".

      Mentre con le mani piene, provavo a darle il mazzo di rose con i gambi quasi spezzati per quanto li avevo stretti forte, mi sono sentito girato da lei su me stesso, in un modo molto deciso, ma con dolcezza.

      Era per la prima volta che vedevo bene tutti i bambini, piccoli e grandi.

      Tutti di fronte a me.

      Erano tantissimi.

      Anche loro sembravano ancora più belli di prima e quando tutti insieme, hanno cominciato ad applaudire, lei, all'orecchio mi ha detto:

      < Lo fanno per te, perché sei stato bravo >.

      Il Paradiso dei nonni in quel momento, era un ricordo molto bello, ma lontano, perché quella cosa che vivevo, era molto di più.

      Per la prima volta ero fuori casa, da solo, d'avanti al mondo.

      D'avanti a tutto il mio mondo.

      Stavo raccogliendo i miei primi frutti.

      I frutti del mio lavoro.

      Per me era già il sogno più bello che avevo mai vissuto ad occhi aperti.

      Poi, a cerimonia finita, mentre i miei amici mi facevano le congratulazioni e la maestra diceva loro di prendermi come esempio, mi sembrava che all'improvviso, ero diventato un po' più grande di quanto ero stato quella mattina mentre uscivo di casa.

      Dentro sentivo una cosa mai sentita prima.

      Molto bella, molto interessante, ma non più così semplice, come quando giocavo insieme agli amici, studiavo, o facevo qualsiasi altra cosa. Non sapevo che cos'era, ma una piccola vocina dentro me, sembrava che mi parlava.

      Mi diceva che da quel momento, se qualcuno dei miei colleghi di scuola avrebbe avuto dei problemi, delle difficoltà, o qualche bisogno, dovevo aiutarlo.

      Dovevo starli più vicino.

      I giorni delle vacanze estive passavano uno dietro l'altro abbastanza veloci, ma molto più lenti di quello che volevo.

      Non vedevo l'ora di tornare a scuola, anche se non pochi sono stati i problemi che ha avuto mia madre con me, per farmi fare i compiti di vacanza.

      La scuola era la cosa che più mi piaceva in quel momento, ma non comprendevo ed ancora meno accettavo, perché dovevo fare dei compiti, mentre mi godevo la vacanza guadagnata con tanto lavoro, impegno e fatica.

      Era un mio diritto.

      Avevo già impegnato del mio tempo, tempo della mia vacanza, per andare insieme ai miei genitori e tanta altra gente, in un posto, abbastanza vicino a casa, dove si costruiva il nuovo stadio della squadra di calcio della nostra città, appena salita in serie C.

      Li, dove tutti i cittadini dovevano fare delle ore di “lavoro volontario”.

      Dopo tante contrattazioni tra me ed i miei genitori, non pochi sforzi per tutti e fatti i compiti delle vacanze, finalmente è arrivato un grande sollievo quando siamo andati a comprare ciò che serviva per la scuola.

      Era il segnale che a poco si cominciava.

      Una gioia immensa ho sentito dentro me, quando una sera, ho visto la mia divisa preparata con tanta cura sulla sedia.

      Il giorno dopo, sarei andato a scuola.

      La gioia e la felicità di ritrovarci tutti nella nostra classe, erano immense.

      Tutti noi, eravamo un po' più grandi.

      La nostra aula, sembrava più bella con il nuovo colore sulle pareti appena dipinte.

      Sul banco, d'avanti a noi, i libri nuovi che ci aspettavano, non erano più soltanto due.

      Erano diventati quattro.

      Poi, quando la porta si è aperta ed è entrata una donna molto giovane, la nostra maestra ci ha spiegato che nell'anno appena cominciato, sarebbero successe due cose molto importanti per noi.

      La prima, che avremo cominciato a studiare la lingua tedesca e la donna appena entrata era la nostra professoressa di tedesco.

      La seconda e più importante, che saremo diventati tutti "pionieri".

      Dopo pochi giorni tranquilli all'inizio, giorni in quali ci siamo di nuovo abituati con la scuola, abbiamo cominciato ad imparare tante cose nuove tutti i giorni. Una più bella dell'altra, una più interessante dell'altra.

      Tutto bellissimo, non mi annoiavo mai.

      Poi, un giorno, la maestra ci ha detto che dovevamo cominciare i preparativi per diventare pionieri.

      La prima cosa, ci ha dato su un foglio di carta, una poesia da imparare a memoria ed ogni giorno, dopo le ore in qui si studiava, restavamo tutti insieme a scuola, nella nostra aula, ancora per un’ora.

      Dovevamo prepararci bene.

      Abbiamo imparato anche la musica di quella poesia.

      Era l’inno nazionale del paese.

      Abbiamo imparato tanti altri movimenti da fare tutti all'interno della nostra aula. Uscire dai banchi ed andare d'avanti alla lavagna uno per volta, dove poi in gruppo, c'erano da fare altre cose tutti insieme ed alla fine, quel saluto che avevo già visto alla cerimonia di premiazione.

      Tutto, per far vedere quanto eravamo bravi, alla compagna comandante istruttrice dei pionieri che veniva ospite nella nostra classe.

      Dopo qualche settimana di preparativi, la nostra maestra ci ha detto che il giorno dopo, sarebbero stati fatti pionieri la metà di noi, scegliendo quelli con i risultati migliori nel anno scolastico passato. Ci ha spiegando che doveva fare cosi, perché alla cerimonia dovevano venire anche i genitori e non c'era posto per tutti insieme nella nostra aula.

      Era per la prima volta che dentro sentivo nello stesso momento gioia, ma anche qualcos'altro.

      Una cosa mai sentita prima.

      Una