Vivere La Vita. Lionel C. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Lionel C
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Современные любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9788873042808
Скачать книгу
mia nonna e la mamma delle mie cugine preparavano il tavolo, insieme ai miei genitori ed al mio fratello sono entrato per la prima volta nella casa dei nonni.

      Fuori faceva molto caldo ed entrando, per quello che ho sentito, sono rimasto per un attimo quasi bloccato sulla porta.

      Un bellissimo fresco, molto gentile e ben profumato che mi avvolgeva dappertutto.

      Mi sentivo dolcemente accarezzato.

      Una cosa bellissima.

      Non sapevo di cosa erano quei buoni profumi che mai avevo sentito in una casa prima di quel momento. Sapevo con certezza, che i profumi, insieme al fresco, al grande silenzio ed alla pace che si sentiva dentro, erano un forte invito per restarci.

      In quel momento, dopo aver guardato bene in giro, era l'unica certezza che avevo, perché di domande ne avrei avuto da fare tantissime.

      Tutte insieme.

      Era una casa completamente diversa della nostra e di tutte le altre che avevo mai visto fino in quel momento.

      Due camere molto grosse con delle finestre forse un po' piccole che non facevano entrare tanta luce. Per terra non c'erano tappetti come a casa nostra ed appena entrati, le scarpe non si toglievano. Il pavimento era molto scuro ed abbastanza duro e mio papà mi ha spiegato che era fatto di terra battuta. Le pareti erano colorate con dei colori molto belli e chiari. I soffitti, fatti di legno. Erano così belli per la loro forma, che sono rimasto con il naso in su a guardarli per un bel po'.

      Anche i mobili erano tutti diversi dei nostri.

      Avevano quasi tutti lo stesso colore dei soffitti. Un marrone abbastanza scuro, ma piacevole ed avevano tagliate, scolpite, delle forme una più bella dell'altra, che insieme ai disegni fatti con dei colori molto piacevoli, facevano restare a bocca aperta, d'avanti ad ogni cosa.

      Piccola o grande.

      Appesi ai soffitti, c'erano dei lampadari completamente diversi dei nostri.

      Molto più piccoli, ma molto più interessanti.

      Fatti di vetro, ferro molto fine e tela bianca con dei bei disegni molto colorati.

      Non riuscivo a capire a cosa serviva il liquido che si trovava al loro interno e che riuscivo a vedere attraverso il vetro.

      Tutti quei dubbi sono rimasti un po' in aria, allo stesso modo di come mi sono trovato, quando all'improvviso mio papà mi ha alzato, per poi lanciarmi nel gradissimo letto.

      Bellissimo, ma, appena atterrato, sono venute fuori altre domande.

      Ãˆ stato un atterraggio molto morbido, ma non sono stato rimbalzato in aria come a casa quando saltavo sopra il letto con il mio fratello. Il materasso faceva un rumore tutto strano che non conoscevo. Il profumo che sentivo era molto buono, la curiosità, molto grande e senza neanche fare la domanda, mio papà mi ha dato subito la risposta.

      Era un materasso fatto con il fieno.

      Mia mamma era già pronta per vestirmi in tenuta da battaglia e lo ha fatto mentre ero ancora sopra il letto.

      Pantaloncini corti, maglietta e sandali.

      Appena pronto, siamo usciti ed eravamo gli ultimi che si dovevano ancora sedere intorno al grande tavolo.

      C'era un po' di gente e non conoscevo quasi nessuno, ma non era importante, perché la mia attenzione è stata subito attirata da tutto quello che c'era sopra il tavolo.

      Tutto molto bello.

      La tovaglia che lo copriva era molto bella ed il suo colore bianco, mi sembrava ancora più bianco, quando guardavo tutti i suoi disegni, colorati con tutti i colori più belli e caldi, ma quello che era sopra il tavolo, toglieva il fiato.

      Cose che ogni tanto vedevo e mangiavo anche a casa nostra mentre sentivo che erano mandate dai nonni, ma sul tavolo, c'erano anche tante altre che non avevo mai visto prima.

      Non c'era del cibo cucinato.

      Su un grosso piatto in centro, c'erano delle salcicce di un marrone intenso e piacevole interrotto ogni tanto da alcune piccole macchioline bianche. Erano tagliate a rondelle molto fini e delicate. Tutto intorno, delle fette di pancetta in quale le strisce bianche, quelle rosa, quelle rosse che poi diventavano quasi marrone, erano così ordinate da chiedersi come mai erano venute così bene se nessuna persona ci ha mai lavorato per metterle in ordine. Alla fine, all'esterno del grosso piatto e sempre tutto intorno, c'erano delle grosse fette di formaggio. Il colore non era né bianco e neanche giallo, ma molto bello.

      Forse perché aveva visto la mia faccia, la mia cugina salvatrice, mi ha subito detto che il formaggio, l'ho aveva fatto la nostra nonna, con il latte della mucca appena vista.

      Di fianco al grosso piatto, c'era un altro.

      Sempre rotondo, ma ancora più grosso e molto profondo. Dentro, in piccoli pezzettini, c'erano tutti i colori che potrebbero essere immaginati.

      Tutti molto belli, molto vivi e molto freschi.

      Era l'insalata dentro quale secondo mia nonna, ci volevano ancora dei pomodori e mentre stava ancora parlando, si è alzata ed attraverso un piccolissimo cancello, è sparita dietro al grosso muro verde della vite. Non ho fatto in tempo a stupirmi della sua mossa che è subito ritornata. In mano, aveva un po' di pomodori e dopo averli subito lavati, li ha tagliati dentro l'insalata.

      In un altro grosso contenitore quasi piatto, c'erano tanti tipi di frutta bel colorata, di quella che avevo già visto per terra e sugli alberi nel Paradiso.

      Sempre lì vicino, c'era un pezzo di legno grosso e piatto che mi incuriosiva molto, ma la cosa che aveva sopra toglieva il fiato.

      Era un pane immenso tagliato a metà.

      Molto alto, con tanta mollica.

      Dentro era di un bianco che guardato fisso e per tanto tempo toglieva la vista.

      Era bellissimo vedere come verso l'esterno, in pochissimo spazio, il bianco diventava giallino, poi marrone molto chiaro e poi il marrone scuro della crosta, che chiedeva soltanto di essere mangiata.

      Tutte quelle belle cose sopra il tavolo, liberavano dei profumi così forti e cosi buoni, da sentirmi quasi sazio, prima ancora di cominciare a mangiare e quando mio papà mi ha svegliato dai miei profondi sogni, ho capito che mi chiamava per andare insieme a lui a fare un qualcosa.

      Portare l'acqua fresca in tavola.

      Stavamo camminando e mi chiedevo perché lo voleva fare, visto che vicino al nonno c'erano due bottiglie di vetro trasparente già piene. Una, aveva dentro un liquido di un colore giallo molto chiaro e molto bello che non sapevo che cos'era, ma l'altra aveva un liquido senza colore.

      Per me l'acqua.

      Con mio papà che aveva in mano un secchio ed il mio fratello, siamo andati dietro alla casa, lì dove c'erano le galline. Appena arrivati, mio papà ha aperto una piccola porticina nella parte alta del piccolo e bellissimo gabbiotto in legno che avevamo di fronte. Nella parte alta della casetta, da una parte al' altra, ho visto un grosso pezzo di legno rotondo su quale era raccolta in modo ordinato una catena. Alla fine della catena, un secchio di metallo.

      Quando mi ha preso in braccio ed alzandomi mi ha fatto guardare dentro, la prima cosa che ho sentito e stato un bellissimo fresco umido molto profumato, che mi ha colpito forte, ma dolcemente in faccia.

      Ho visto un grosso buco, non molto profondo e fatto tutto intorno di sassi molto grandi.

      Alla fine del buco, l'acqua.

      Faceva tanto buio dentro, ma la cosa bella era che mentre parlavo, sentivo la mia voce molto più forte e sembrava che di sotto qualcun' altro che aveva la mia voce, mi rispondeva con le mie stesse parole.

      L'eco rimbombava molto forte e molto chiaro.

      Poi, mio papà, girando una grossa ruota al' esterno del piccolo gabbiotto in legno, ha fatto scendere il