Gli autori del Vangelo spesso vengono rappresentati sotto forma di quattro animali, che l’autore della Rivelazione vede seduti attorno ad un trono (Rivelazione 4,7). Il simbolo dell’evangelista Giovanni è l’aquila, poichè di tutte le creature è l’unica che può guardare il sole senza il timore di venire acciecata. Giovanni ha lo sguardo più penetrante di tutti gli autori del Nuovo Testamento, cosa che gli conferiva l’accesso ai più grandi segreti, alla pura verità eterna e al pensiero di Dio.
L’identità di Giovanni è avvolta nel mistero. Ai suoi tempi, secondo una leggenda romana, l’imperatore Domiziano52 considerò l’apostolo immortale dopo inutili tentativi di ucciderlo vicino alla porta Latina di Roma, quando ne il veleno ne l’olio bollente gli arrecarono danno.
Giovanni Evangelista fu l’unico allievo di Gesù Cristo a morire per cause naturali in tarda vecchiaia, e il periodo finale della sua vita è circondato da leggende. Le parole di Cristo «Se voglio che egli rimanga finché io venga» (Giovanni 21,22.) rivolte all’apostolo, facevano pensare che Giovanni, così come Enoch, Melchisedec e Elia, si sarebbe miracolosamente conservato per l’imminente martirio durante l’avvento dell’anticristo che aveva già visto nella rivelazione sull’isola di Patmos.
Forse questo spiega la misticità della sua scomparsa: Giovanni esce dalla sua casa con i sette discepoli più vicini, si sdraia in una fossa e dice, rivolgendosi ai discepoli: «Fate uso della terra madre mia, ricorpitemi di essa!». I discepoli lo baciano, lo seppeliscono di terra fino alle ginocchia, lo baciano di nuovo, lo sepelliscono fino al collo, lo baciano un’ultima volta, dopodichè lo ricoprono interamente. Quando i cristiani di Efeso vennero a sapere di questa strana sepultura, scavarono nella tomba, ma la trovarono vuota.
L’autore della misteriosa e inquietante Apocalisse, Giovanni Evangelista, è il vangelista preferito degli gnostici ed è il patrono dei vari ordini segreti. Per questo, durante i secoli, la dimora Lateranense dei due Giovanni attirava non solo le persone semplici che credevano nella forza dei riti pomposi e delle sontuose processioni, ma anche chi cercava il significato segreto del creato.
LA BASILICA: DAL X SECOLO ALL’ERA CONTEMPORANEA
Come avevamo già detto, papa Sergio III ricostruì la basilica del Salvatore, che era stata danneggiata dal terremoto e la dedicò a Giovanni Battista.
Seguendo l’esempio dato, anche papa Giovanni XII (955—964) si dedicò al miglioramento della basilica. Nell’angolo sinistro della parte interna della facciata fu costruita la sagrestia,53 che occupò quel luogo fino al XVII secolo. Prorio lì si trovava la cosiddetta “ seggiola stercoraria» o Sedes stercoraria. Si tratta di una sedia con un foro nel mezzo, molto popolare nell’antica Roma. Ancora oggi non terminano i dibattiti sull’utilizzo di queste sedie: per facilitare il parto alle donne o per altre cerimonie di lunga durata. Una delle versioni, per esempio, presuppone che quando il papa si vestiva per la messa si sedeva su questa sedia, mentre un coro di canterini eseguiva il salmo 112 con le parole «il Signore… solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero» (Suscitans de terra inopem, de stercore erigens pauperem). Un’altra versione indica al fatto, che durante le ispezioni i papi dovevano attenersi alle regole del sacerdozio indicate nell’Antico Testamento: “ Non entrerà nella comunità del Signore chi ha i testicoli schiacciati o il membro mutilato» (Deuteronomio 23:1). Molto più probabile è invece la versione, secondo la quale sedie di questo tipo venivano usate dai papi durante le lunghe cerimonie dove la loro presenza era obbligatoria, e nelle quali la sedia rendeva la vita molto più semplice ai pontefici, soprattutto a quelli che erano molto vecchi o malati.
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