«Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»
Olga Averina
Переводчик Anton Khazov
© Olga Averina, 2017
© Anton Khazov, перевод, 2017
ISBN 978-5-4483-8128-7
Создано в интеллектуальной издательской системе Ridero
All’attenzione dei lettori si propone una serie di libri raccolti in una collana chiamata «Roma in ogni stagione», dedicata ai luoghi più interessanti, pittoreschi e segreti.
Il primo libro della serie è la presente edizione – Roma in ogni stagione: «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra». È una descrizione dettagliata del complesso di edifici storici eretti nell’arco di più di duemila anni nel quartiere di San Giovanni in Laterano, luogo che una volta aveva la stessa importanza per il mondo di quella che ha oggi il Vaticano. Nella narrazione l’autore fornisce molte interessanti informazioni aventi a che fare, sia con l’arte, che con la storia, soprattuto la storia del Cristianesimo.
Il libro è indirizzato a tutti coloro che si interessano di Roma.
Informazioni sull’autore e sull’interprete:
Averina Olga, nata e residente a Mosca fino al 2016. Laureatapresso l’istituto statale di storia ed archiviazione di Mosca. Attualmente vivonella città di Svetlogorsk della regione di Kaliningrad.
Khazov Anton, nato a Roma, residente a Mosca. Laureato presso l’UniversitaStatale Linguistica di Mosca.
Al posto della prefazione o «I manoscritti non parlano»…
Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravanna si spense Dante Alighieri, l’autore della «Commedia», che più tardi, un’altro illustre italiano, Giovanni Boccaccio definirà «Divina». I figli di Dante, Jacopo e Pietro, dopo aver messo in ordine tutti gli scritti del Padre, si accorsero che non erano presenti i manoscritti degli ultimi capitoli della «Commedia». Non era chiaro se fossero andati persi o se non siano mai stati scritti… Tutti e due i fratelli, nonostante non avessero ereditato la genialità del padre, si dilettavano a scrivere versi, e dopo alcune riflessioni decisero di finire il cantico del «Paradiso» loro stessi, affinchè l’opera più importante del padre non fosse rimasta incompiuta. Dio solo sa come sarebbe finita questa storia se non fosse intervenuto… Dante stesso.
Un giono, quando Pietro era assente, Jacopo fece uno strano sogno. Vide il padre che si ergeva davanti a lui in una veste bianca. La testa del defunto era attornata da uno strano bagliore che con la sua forma ricordava o un aureola o una corona di lauro, come quella che fu posta sul capo di Dante nella tomba.
Impaurito, Jacopo chiese al padre se avesse terminato l’opera e se avesse conservato i manoscritti. «Si. L’ho terminata», disse Dante. Il sogno continuò fino a che padre e figlio si trovarono nella camera da letto di Dante, dove il poeta indicò il muro sul quale era appesa una stuoia e scomparve. La mattina dopo Jacopo si precipitò dall’amico del padre, il notaio Pietro Giardini, per raccontargli del suo sogno. Poco dopo erano già in due a correre per tornare a casa di Dante. Nel luogo indicato dietro alla stuoia, il notaio e Jacopo con molta meraviglia scorsero una nicchia nella quale vi erano riposti i manoscritti degli ultimi tredici canti del «Paradiso».
Attualmente è difficile stabilire cosa in questa storia sia vero e cosa sia inventato. L’importante è che Dante aveva completato l’opera. Lui non solo vide «color che tu fai cotanto mesti», ma vide anche «la Porta di San Pietro», dove cominciava il paradiso. Nelle ultime cantiche del «Paradiso» ritrovate, Dante continuò la descrizione della sua misteriosa struttura. Il viaggio di Dante nei cieli culminò con la contemplazione dell’Empireo, o Candida Rosa, un luogo sconfinato, popolato dalle anime dei beati contemplanti Dio.
Nel cercare le parole giuste per definire la bellezza inimmaginabile dell’Empireo, quando ci fu bisogno di descrivere l’indescrivibile, la mano di dante scrisse le seguenti parole:
Se i barbari, venendo da tal plaga
che ciascun giorno d’Elice1 si cuopra,
rotante col suo figlio ond’ella è vaga,
veggendo Roma e l’ardua sua opra, stupefaciensi, quando Laterano
a le cose mortali andò di sopra…
Dunque, il paragone fu trovato! La contemplazione del Paradiso in cielo è simile alla contemplazione del Laterano in terra.
Per Dante il Laterano era assolutamente grandioso senza alcun dubbio, e i suoi contemporanei capivano bene a cosa si riferiva il geniale italiano. Ma come si sa i tempi cambiano e ai nostri contemporanei la parola «Laterano» dice poco o niente. Questo non è giusto, poichè il Laterano non merita l’oblio. Cerchiamo di colmare questa lacuna della nostra conoscenza e cominciamo, come dicevano gli antichi, ab ovo, cioè dall’uovo2.
I. In brevi o il Laterano in due parole
«In principio era il verbo». Così comincia il Vangelo3 di Giovanni o San Giovanni, come viene chiamato l’apostolo dagli italiani. Cominceremo anche noi questo libro con un «verbo». Dalla parola «Laterano»… Alla possibile provenienza di questo nome sarà dedicato un capitolo a parte, intanto ci soffermeremo sul significato più generale della parola.
Dunque, che cosa è il Laterano? Per il mondo cristiano una volta questo nome aveva lo stesso significato che da più di sei secoli porta il «Vaticano». Se continuiamo a delineare questa analogia vediamo che sia il Vaticano che il Laterano sono:
– nomi geografici, e precisamente di due collinette romane che, anche se non fanno parte sei famosi sette colli4, non sono meno famosi;
– il luogo dell’ubicazione della Santa Sede, o della sede Papale, e precisamente lo stato sovrano con a capo il Papa.
Quì è cominciata la storia della chiesa cristiana europea e fino al XIV secolo la residenza ufficiale dei papi era situata sul colle Laterano di Roma. Ed è proprio nel palazzo del Laterano che nel 1929 è stato firmato l’accordo tra la chiesa cattolica romana e il governo italiano con a capo Benito Mussolini che conferiva al Vaticano lo status di Stato Pontificio indipendente che prima del 1870 occupava praticamente tutta la parte centrale della penisola italiana.
Tutti sanno, che attualmente il centro spirituale, nonchè simbolo della residenza dei Papi è la cattedrale di San Pietro. È meno noto invece, che più di 600 anni fa questo titolo apparteneva alla basilica del Laterano, benedetta in nome del Cristo stesso, del suo predecessore (e cugino) – Giovanni Battista e del suo discepolo (e nipote) – l’apostolo Giovanni, il quale, come narrato nel Nuovo Testamento «corse più veloce di Pietro» verso il Salvatore risorto.
In poche parole, il Laterano è il Vaticano delle epoche passate: un «proVaticano».
Per gli odierni abitanti di Roma il Laterano è anche una vasta area urbana dove si erge un complesso di siti storici dislocati in tre piazze adiacenti chiamate in nome di tre Giovanni:
– piazza San Giovanni in Laterano (o piazza San Giovanni sul Laterano)
– piazza di Porta San Giovanni
– piazza Giovanni Paolo II
Nell’antica Roma, come adesso, è quasi al confine del centro storico. Se il tempo lo concede, dal centro fino a quì si può arrivare a piedi. In questo caso, direttamente dal Colosseo dritta come una freccia vi ci condurrà via di San Giovanni in Laterano. Ma il mezzo più comodo e rapido è la metro, stazione «San Giovanni».
Allora, partenza! Prossima fermata «San Giovanni»…
II. Il muro
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