Russian Spy. Operazione Bruxelles. Roberto Borzellino. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Roberto Borzellino
Издательство: Издательские решения
Серия:
Жанр произведения: Приключения: прочее
Год издания: 0
isbn: 9785005593689
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più importante del «Covo» e doveva trattarlo con ogni riguardo, senza però perderlo di vista nemmeno per un istante. In caso di guai seri le conseguenze sarebbero state disastrose per la sua carriera di spia.

      Salirono al primo piano e Aleksej fu fatto alloggiare in una bellissima suite. «Spero tu sia contento della sistemazione, Aleksej. Sai…, si sussurra che la zarina Caterina ricevesse i suoi amanti proprio in questa camera».

      «È tutto splendido. Grazie. Tranne per la guardia armata alla porta. Ma capisco che dobbiate essere prudenti, in fondo sono l’ultimo arrivato e devo ancora conquistarmi la fiducia del capo».

      Skubak lo guardò divertito. Lo conosceva da troppo poco tempo ma capiva che in quelle frasi c’era una sottile vena d’ironia. L’esperienza gli consigliava, comunque, di diffidare del Maggiore. A pelle non gli piaceva affatto e poi aveva quell’aria da furbetto, un po’ troppo per i suoi gusti. Sapeva che alla fine, in un modo o nell’altro, avrebbe regolato con lui tutti i conti.

      «Aleksej, ti consiglio di riposare un po’. Come puoi vedere… sul letto ci sono tutte le tue cose… quello è il bagno con tanto di vasca e doccia. Qualcuno verrà ad avvertirti quando sarà il momento della cena». Skubak lo salutò frettolosamente e si dileguò fuori dalla stanza come se qualcuno lo stesse aspettando da qualche altra parte.

      Aleksej non ebbe neppure il tempo di sistemare il contenuto della sua piccola valigia quando sentì bussare alla porta.

      «Toc toc. Posso entrare?».

      Una voce suadente reclamava il suo diritto d’accesso.

      «Entra pure Irina», rispose con tono seccato Aleksej, «sono ancora vestito. Non temere».

      «Ciao Aleksej o dovrei chiamarti Luca», disse ironicamente mostrando il suo splendido sorriso.

      «Ti ho portato la cena. Servizio in camera. Non conosco ancora i tuoi gusti culinari e così ho messo insieme un po’ di tutto. Ho qui anche il dessert e un buonissimo spumante italiano. Dovrai cominciare a godere dei piaceri della vita… nelle tue vene scorre pur sempre sangue italiano».

      Appoggiò il vassoio sul tavolo vicino alla finestra e cercò di avvicinarsi ad Aleksej che era rimasto immobile, in piedi, al lato del letto.

      «Non sono dell’umore adatto per festeggiare e, comunque, non ho fame. Se sei venuta fin qui per sedurmi allora puoi girare i tacchi e tornare da dove sei venuta», replicò contrariato Aleksej.

      «Ehi… ma che modi. In Accademia non ti hanno insegnato ad essere gentile con l’altro sesso? Volevo solo esserti amica ma adesso mi accorgo di aver sbagliato. Comunque, che ti piaccia o no, nei prossimi mesi dovremo condividere molte cose insieme, compreso lo stesso letto. Dovrai farci l’abitudine. Ho poco tempo per farti diventare il perfetto sostituto di Luca, tuo fratello. Dovrai essere credibile se non vorrai farti scoprire immediatamente».

      Lo guardò con disprezzo e si avviò verso l’uscita. Afferrò la maniglia della porta con vigore ma prima di aprirla si voltò e con l’aria di chi è stata offesa a morte disse: «Luca si è sempre comportato come un vero gentleman. Ma a letto era un insaziabile amante».

      Aleksej capì di avere esagerato. Era appena arrivato e non voleva farsi troppi nemici nell’SVR. Se era in cerca di un alleato quello poteva essere solo Irina, almeno per il momento. Le si avvicinò e la prese delicatamente per un braccio, cercando di fermarla.

      «Aspetta Irina… non andare. Non volevo essere scortese. Ma è stato un giorno molto difficile per me. In queste ultime ore sono successe così tante cose che mi sento ancora frastornato. Cerca di perdonare i miei modi da villano».

      Irina richiuse la porta dietro di sé e tornò indietro sui propri passi. «Finalmente… vedo che cominci a capire. Qui sei tra amici, mentre tu vedi solo nemici e complotti. Tutti noi siamo qui per servire la nostra Patria…».

      Non ebbe il tempo di finire la frase che Aleksej la interruppe.

      «Per chi mi hai preso, per lo scemo del villaggio? Fammi un favore: non imitare Petrov che prima parla di alti ideali e poi minaccia di morte me e la mia famiglia. Irina, non fraintendermi. Tu sei una ragazza molto bella ma non sei certamente il tipo di donna da sposare. Voglio essere tuo amico, ma solo ad una condizione: che siamo sinceri l’uno con l’altro. Per cominciare potresti dirmi, per esempio, dove si trova mio fratello Luca».

      Irina lo guardò perplesso ma pensò di aver fatto finalmente breccia nel cuore del Maggiore.

      Con fare conciliante si avvicinò ad Aleksej e quando furono viso a viso gli disse sottovoce: «Ma non sai pensare ad altro che a fare domande? Perché non ci rilassiamo insieme e beviamo questo splendido vino italiano. L’ho portato direttamente dall’Italia e conservato per aprirlo in un’occasione speciale. Questo mi sembra il momento adatto per fare la nostra conoscenza in maniera… diciamo… più approfondita».

      Allungò la mano verso il tavolo e dal cestello prese la bottiglia di spumante. Sul pavimento caddero copiose goccioline d’acqua: era il ghiaccio che cominciava a sciogliersi mentre la temperatura nella stanza diventava sempre più bollente.

      Aleksej pensò che avrebbe fatto meglio ad assecondarla. Quello era l’unico modo per riuscire ad ottenere qualche informazione interessante. Brancolava ancora nel buio e non conosceva quasi nulla della missione che, di lì a poco, gli avrebbero affidato. Fino a quel momento Petrov gli aveva parlato solo di Roma e Bruxelles, per di più superficialmente. L’unica cosa certa era che doveva prendere il posto di suo fratello Luca. Nulla di più. Da Irina poteva ottenere altri particolari. In fondo, andarci a letto, non sarebbe stato un così grande sacrificio.

      Irina e Aleksej, quella stessa notte, fecero all’amore più volte, sempre con passione e con trasporto, e alla fine si addormentarono sfiniti, uno nelle braccia dell’altro.

      10

      Un suono sinistro e ripetitivo svegliò Aleksej di soprassalto. Con la mano sinistra, istintivamente, andò verso il comodino e con un colpo netto scaraventò quell’aggeggio sul pavimento, lontano, in fondo alla stanza. Ma il rumore non cessò del tutto e fu costretto ad alzarsi dal letto. Fuori era ancora buio ma la timida luce dell’alba faceva già capolino dalla finestra. Era completamente nudo e con la testa che gli girava. Si ricordò della sera prima, del vino e di Irina. Poi ebbe un sussulto. Qualcuno, nascosto nell’ombra, sedeva sulla poltrona vicino alla porta d’ingresso.

      «Chi c’è lì? Chi sei?», urlò Aleksej con tono minaccioso. L’ombra si alzò lentamente e con un colpo di karate, usando le suola delle scarpe, colpì la sveglia che stava continuando, imperterrita, a lanciare il suo sinistro sibilo di allerta. L’aggeggio andò in mille pezzi. Fu in quel momento che intravide nel buio la figura di una donna. Era Irina e questo lo tranquillizzò all’istante.

      «Sei proprio un gran bel pezzo di marmo» esclamò la donna sorridendo, «sono già dieci minuti che ti osservo e non posso fare a meno di pensare alla somiglianza incredibile tra te e Luca. Non hai la macchiolina rossa all’inguine e questo mi conforta nel caso fossi costretta ad identificarvi. Ma non preoccuparti, ho un altro sistema infallibile: fate l’amore in modo diverso… simile… ma diverso. Luca è molto più romantico e passionale, mentre con te è più… diciamo… fare palestra… sport. Avresti tanto da imparare da tuo fratello», concluse sghignazzando.

      «Sarebbe bello se mi aiutassi ad incontrare Luca» replicò Aleksej mentre con la mano cercava al buio, nel letto, i suoi boxer.

      «Accendi la luce per favore, così posso rivestirmi?».

      «Non è necessario» replicò Irina, «prendi! queste sono le scarpe da ginnastica e una tuta. Da adesso inizia il tuo addestramento e dopo avrai tutto il tempo per farti una doccia e godere di una ricca colazione, oltre che della mia presenza, naturalmente».

      «Irina, se mi aiuterai ad incontrare Luca ti prometto che, quando saremo a Roma, mangeremo insieme quel gelato a Trinità dei Monti, come una vera coppia», quindi la prese tra le braccia e la baciò con passione.

      Irina si divincolò infastidita.

      «Non mettermi