Russian Spy. Operazione Bruxelles. Roberto Borzellino. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Roberto Borzellino
Издательство: Издательские решения
Серия:
Жанр произведения: Приключения: прочее
Год издания: 0
isbn: 9785005593689
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ad uccidere altri cittadini russi. Se qualcuno avesse indagato o semplicemente protestato avrebbero opposto il segreto di Stato e sbandierato la scusa della sicurezza per la Patria.

      Aleksej sospettava che dietro l’SVR si nascondesse un’elite di poche persone e aveva intenzione di scoprirne i nomi. Probabilmente ne faceva parte anche qualche generale, amico personale di suo nonno Andrej, a cui avrebbe chiesto aiuto per mettersi sotto la sua ala protettiva. Pensò che quello fosse l’unico modo per mettere al sicuro sé stesso e la propria famiglia dalle mire omicide di Petrov. Ma fino a quel momento non aveva fatto sensibili passi in avanti e quelle idee erano rimaste semplici congetture, fantasiose supposizioni. Tra l’altro, Irina si era dimostrata un’alleata poco collaborativa e ancora non era riuscito a mettersi in contatto con suo nonno.

      13

      Un improvviso scroscio d’acqua lo inzuppò quasi completamente. Proveniva dall’interno della piscina. Aleksej reagì istintivamente scattando in avanti fino a sedersi con le gambe divaricate sul lettino. Era stato uno scherzo di Irina che adesso lo invitava a tuffarsi in acqua per fare il bagno insieme. Da qualche tempo il Maggiore la guadava con occhi diversi.

      Avevano fatto l’amore innumerevoli volte e aveva la sensazione che, in altre circostanze, avrebbe potuto innamorarsene follemente, così come era successo a suo fratello Luca. Era una donna di una bellezza sconvolgente, tanto bella da togliere il fiato. Se ne stava li ferma, sorridente, appoggiata con entrambi i gomiti sul bordo della piscina, immersa nell’acqua fin al collo. Era quasi impossibile resistere ai suoi splendidi occhi color verde smeraldo. Capiva di non essere immune al suo fascino ma cercava di frapporre una certa distanza affettiva, allontanarsi quel minimo necessario per evitare di farsi travolgere dai sentimenti e dalla passione. Sapeva fin troppo bene che Irina era una spia spietata, forse la più spietata di tutto l’SVR, e che non avrebbe esitato neppure un attimo a farlo fuori, se e quando Petrov le avesse dato l’ordine.

      «Allora pigrone, ti butti in acqua oppure no? Non abbiamo mica tutto il giorno… sbrigati che dobbiamo andare in un posto. Skubak ci aspetta tra un’ora al porto. Ci porta a fare un giro con la sua barchetta a vela… sai è un vero fanatico del mare… non sai quello che ha dovuto fare per farla arrivare fino a Sochi. Con la scusa della gara velica ha convinto Petrov che sarebbe stata un’ottima copertura ed ora è quasi sempre giù a Marport a lucidarla. Sembra quasi che tenga più a quella cosa che a qualsiasi altra donna con la quale l’ho visto uscire insieme durante tutti questi anni in cui abbiamo lavorato all’SVR».

      «Skubak ha una barca a vela? Non finite mai di stupirmi voi due».

      Aleksej si tolse la maglietta bianca con il logo e la scritta Nike stampata al centro e mise in mostra i suoi possenti muscoli, frutto di anni di allenamenti come giocatore di hockey. Irina lo guardò estasiata, ammirata. Poi entrambi si avvinghiarono immergendosi completamente e sfidandosi a chi tra i due avrebbe resistito più tempo sott’acqua, trattenendo il respiro. Entrambi si sentivano attratti come due calamite e facevano fatica a staccare i loro corpi come se appartenessero l’uno all’altra.

      Giorno dopo giorno quella finzione si stava trasformando in una realtà troppo pericolosa.

      Dopo un ultimo bacio decisero che fosse giunto il momento di risalire in camera e qui la loro passione riprese il sopravvento. Saltarono il pranzo, fecero una doccia veloce e scesero mano nella mano nella hall dell’albergo. Sembravano una vera coppia di innamorati, teneri e affiatati. Avevano dalla loro la giovane età, la bellezza e la prestanza fisica e difficilmente potevano passare inosservati.

      «Come arriviamo al porto?», chiese Aleksej riluttante, «facciamo una passeggiata di cinque chilometri o mi porti in spalla?».

      «No. Andiamo con quella!!».

      Irina indicò il piazzale dov’era parcheggiata una Harley-Davidson 883 Sportster Custom, di colore nero e tutta cromata.

      «Prendi questo casco e metti in moto. Vediamo come i giovani di San Pietroburgo sanno far divertire una bella ragazza moscovita», aggiunse ironicamente.

      Aleksej la guardò divertito, Irina riusciva quasi sempre a metterlo di buon umore. Salirono entrambi in sella, allacciarono i caschi e partirono a spron battuto per le strade di Sochi. Erano entrambi impazienti e curiosi di incontrare Skubak per vederlo all’opera a bordo della sua barca a vela. Al loro primo incontro non gli era sembrato affatto un lupo di mare ma Aleksej, dopo aver frequentato per qualche tempo l’SVR, aveva imparato a non stupirsi più di nulla.

      «Quella è la Cattedrale dell’Arcangelo Michele», gridò Irina nella speranza di farsi sentire da Aleksej e di superare in decibel il rumore del motore Harley che la sovrastava. Questi con un cenno della testa fece segno di aver capito e diede gas costringendo Irina ad abbracciarlo ancora più forte temendo di cadere sull’asfalto. Ebbero il tempo di girare quasi tutta Sochi. Arrivati a Marport (il porto di Sochi) si avviarono a piedi sulla banchina costeggiando una lunga fila di piccole e grandi imbarcazioni.

      «Irina… Aleksej… sono qua… venite… da questa parte…».

      Skubak si sbracciava per farsi notare dai due che, nel frattempo, si erano fermati ad ammirare da vicino uno splendido yacth super lussuoso. Il mare era leggermente ondoso e spirava una buona brezza mattutina ma non faceva ancora troppo caldo come in estate e la temperatura era piacevole. Quel posto meritava sicuramente la sua fama e per i russi era un ideale luogo di villeggiatura.

      Skubak li accolse con un grande sorriso.

      «Prego signori… toglietevi pure le scarpe e… accomodatevi sulla mia modesta barchetta. Nulla in confronto a quella che avete ammirato prima, ma fa pur sempre la sua bella figura con quelle della sua classe».

      Quindi salirono sulla barca a vela, una Rivetto di circa 7,5 metri, con a poppa un piccolo motore Suzuki da 4hp. Aleksej rimase di sasso quando lesse il nome sulla barca. Si chiamava «Maria», esattamente come sua madre, ma non ebbe il tempo di profferire parola che Kostja già lo interrogava con aria divertita: «Sei appassionato di mare o di montagna?».

      «Ma… non saprei… magari entrambi» rispose Aleksej a quell’insolita domanda, indirizzando lo sguardo verso una perplessa Irina.

      Kostja, imperterrito, li incalzò con altre domande: “Vedete tutte quelle montagne che circondano Sochi? Ci si possono costruire i migliori impianti sciistici e un giorno qui si disputeranno le olimpiadi invernali…». Questa inaspettata previsione futuristica suscitò l’ilarità degli ospiti.

      Aleksej, mentre ancora rideva divertito, lo interruppe bruscamente: «In un posto di mare le olimpiadi invernali? Sei veramente un tipo strano Kostja… sei completamente matto».

      «Vedrete… vedrete… un giorno mi darete ragione e allora ricorderete queste miei profetiche parole. Ma ora mettetevi comodi che vi mostro quello che sa fare la mia barchetta». Accese il motore e lentamente si diresse verso l’uscita del porto. Giunto in mare aperto spiegò le vele e si mise al timone. Irina, intanto, si era sdraiata a prua, approfittando di quella relativa calma per farsi cullare dalle onde del mare. Si era svestita quasi completamente ed era rimasta solo con reggiseno e mutandine di pizzo bianco trasparente. Skubak, appena si rese conto di non poter essere visto dalla collega, fece segno ad Aleksej di avvicinarsi e gli passò rapidamente un bigliettino.

      Poi, con una scusa, gli chiese di scendere nel pozzetto a prendergli la carta nautica. Aleksej rimase per un attimo perplesso, insospettito da quell’insolito comportamento amichevole, ma decise comunque di attenersi alle sue istruzioni.

      Scese nel pozzetto, aprì il bigliettino e ne lesse il contenuto con un misto di curiosità ed eccitazione.

      «TUO NONNO TI ASPETTA QUESTA SERA ALLE 20. CATTEDRALE DELL’ARCANGELO MICHELE. MI OCCUPERO» IO DI IRINA. GETTA IL BIGLIETTO IN MARE».

      Aleksej era raggiante. Finalmente nonno Andrej era riuscito a mettersi in contatto con lui.

      La prima volta che aveva conosciuto Skubak non gli aveva fatto una buona impressione e nella settimana in cui avevano frequentato insieme il «Covo» il loro rapporto era andato progressivamente peggiorando,