2 L. Febvre, Problemi di metodo storico, Torino, Einaudi, 1976. Per Febvre, la storia è «lo studio scientificamente condotto delle diverse attività e delle diverse creazioni di uomini di altri tempi, colti nel loro tempo, entro l’ambito delle società estremamente varie e tuttavia comparabili fra loro». In proposito cfr. anche C. M. Cipolla, Tra due culture. Introduzione alla storia economica, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 37.
3 La citazione è tratta da C.M. Cipolla, Tra due culture, cit., p. 20.
4 L. Einaudi, Lo strumento economico nell’interpretazione della storia, in «Rivista di storia economica», 1936, p. 156.
5 C.M. Cipolla, Tra due culture, cit., pp. 20-22.
6 J.A. Schumpeter, History of Economic Analysis, New York 1954, tr. it. Storia dell’analisi economica, Torino, Bollati Boringhieri, 1959, p. 16.
7 M. Foucault, Tecnologie del sé, in Un seminario con Michel Foucault. Tecnologie del sé, a cura di L.M. Martin, H. Gutman e P. H. Hutton, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, p. 13.
8 P. H. Hutton, Foucault, Freud e le tecnologie del sé, in Un seminario con Michel Foucault, cit., p. 134.
9 A. Gramsci, Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, 1971, pp. 20-21 di Passato e presente; annotava lo stesso Gramsci nel VII dei «Quaderni»: «Il processo di sviluppo storico è una unità nel tempo, per cui il presente contiene tutto il passato e del passato si realizza nel presente ciò che è “essenziale” […]. Ciò che si è “perduto”, cioè non è stato trasmesso dialetticamente nel processo storico, era di per se stesso irrilevante, era “scoria” casuale e contingente, cronaca e non storia, episodio superficiale, trascurabile, in ultima analisi».
10 M. Bloch, Apologia della storia, cit., p. 7, nota 1.
11 C. M. Cipolla, Tra due culture, cit., p. 37.
12 F. Braudel, Scritti sulla storia, con Introduzione di A. Tenenti, Milano, Mondadori, 1973, p. 62.
13 A. Smith, Ricerca sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni, ed. it. con Introduzione di A. Graziani, Torino, UTET, 1965, p. 283.
14 F. Braudel, Scritti sulla storia, cit., pp. 62-63. Il testo era apparso in edizione francese a Parigi per i tipi di Flammarion nel 1969. Annotava sempre Braudel: «A prima vista, il passato consiste in questa massa di piccoli fatti, alcuni clamorosi, altri oscuri e indefinitamente ripetuti, quegli stessi da cui la microsociologia, o la sociometria, sul piano dell’attualità, traggono il loro quotidiano alimento (e vi è anche una microstoriografia). Ma questa massa non costituisce tutta la realtà, tutto lo spessore della storia su cui la riflessione scientifica possa lavorare in modo soddisfacente. La scienza sociale ha quasi orrore dell’avvenimento, e non senza ragione: il tempo breve è la più capricciosa, la più ingannevole delle durate». Ibidem, p. 61. Lo stesso Braudel, parlando di studi incentrati su singoli elementi e su spazi e tempi limitati, nel suo studio dedicato a «Il secondo Rinascimento» aveva scritto: «Questa massa di studi e di conoscenze può risultare alla fine fastidiosa. Troppi particolari si accumulano, che è necessario superare, ponderare, ricondurre al loro significato, quando ne abbiano. Troppi particolari, ossia fatti di cronaca, avvenimenti anche notevoli, biografie anche esemplari. Perché solitamente un’erudizione attiva ma frammentaria ci offre proprio questo tipo di fatti alla rinfusa. Ogni particolare restituisce a suo modo, ma solo per un istante, uno spazio, un tempo che bisognerebbe padroneggiare con precisione». F. Braudel, Il secondo Rinascimento. Due secoli e tre Italie, con Presentazione di M. Aymard e trad. di C. Vivanti, Torino, Einaudi, 1974, p. 8.
15 Si vedano a titolo di esempio G. Porisini, La proprietà terriera nel comune di Ravenna dalla metà del XVI secolo ai giorni nostri, Milano, Giuffrè, 1963; id., Il contenuto economico dei rogiti notarili di Ravenna, Milano, Giuffrè, 1963; C. Rotelli, La distribuzione della proprietà terriera e delle colture ad Imola nel XVII e XVIII secolo, Milano, Giuffrè, 1966.
16 In proposito rinvio a un mio breve intervento in una tavola rotonda organizzata dalla Società degli storici italiani dell’economia a Bologna nel marzo del 1991, apparso in «Proposte e ricerche», 27 (2/1991), pp. 147-154, con il titolo Il ruolo dell’economico negli studi sul Medioevo oggi. Riflessioni brevi e appunti per una discussione; al mio contributo La storiografia economica relativa all’età medievale in Italia (1966-1989), apparso nel volume da me stesso curato Due storiografie economiche a confronto: Italia e Spagna, dagli anni ‘60 agli anni ‘80, Milano EGEA, 1991, pp. 75-125; e anche alla mia relazione Vecchie e nuove sensibilità nella storiografia economica italiana: le tematiche, in Dove va la Storia economica? Metodi e prospettive secc. XIII-XVIII, a cura di F. Ammannati, Firenze, Firenze University Press, 2011, pp. 25-37 (Fondazione Istituto internazionale di Storia economica «F. Datini» Prato, Atti della «Quarantaduesima Settimana di Studi», 18-22 aprile 2010).
17 W. Kula, Problemi e metodi di Storia economica, Milano, Cisalpino Goliardica, 1963, p. 89. Dello stesso W. Kula si veda Storia ed economia: la lunga durata, in La storia e le altre scienze sociali, a cura di F. Braudel, Roma-Bari, Laterza, 1974, pp. 206-233, il testo era già apparso in «Annales E.S.C.», XV (1960), n. 2, pp. 294-313.
18 C.M. Cipolla, Gino Luzzatto o dei rapporti tra teoria e storia economica, in «Ricerche economiche», 1979, poi in M. Finoia, Il pensiero economico italiano, 1850-1950, Bologna, Cappelli, 1980, p. 629.
19 J. Chesneaux, Du passé faisons table rase? A propos de l’histoire et des historiens, Paris, Librairie François Maspero. 1976, pp. 33, 53.
20 In proposito cfr. The New Economic History. Recent Papers on Methodology, New York, John Wiley & Sons, 1970, a cura di R.L. Andreano, ed. it. La nuova storia economica, con traduzione di A. Salsano, Torino, Einaudi, 1975; gli interessanti saggi raccolti nel citato volume intitolato Dove va la storia economica?