2. Quest’esperienza immediata non è un contenuto quiescente, ma una connessione di processi; essa non consiste di oggetti, ma di processi, cioè di fatti generali che si svolgono in noi e delle loro relazioni reciproche fissate da leggi.
3. Ciascuno di questi processi ha da un lato un contenuto oggettivo ed è dall’altro un processo soggettivo, e però in tal modo esso racchiude in sè le condizioni generali tanto di ogni conoscenza quanto di ogni pratica attività degli uomini.
A queste tre proposizioni corrisponde un triplice posizione della psicologia in rapporto agli altri campi del sapere:
1. Come scienza dell’esperienza immediata, essa — in contrapposto alle scienze naturali, le quali a causa dell’astrazione che esse fanno del soggetto, hanno per oggetto solo il contenuto oggettivo e mediato dell’esperienza — è la scienza empirica che reintegra quelle. Ogni singolo fatto dell’esperienza può essere intimamente valutato nel suo pieno significato, solo quando ha sostenuto la prova dell’analisi naturale o psicologica. In questo senso anche la fisica e la fisiologia sono scienze sussidiarie della psicologia, come questa alla sua volta è una disciplina ausiliaria per le ricerche naturali.
2. Come scienza delle forme più generali della esperienza umana immediata e della connessione loro secondo leggi, essa è il fondamento delle scienze dello spirito. Infatti il contenuto di queste scienze sta sopratutto nelle azioni che nascono dagli immediati fatti della vita psichica umana e nei loro effetti. La psicologia, in quanto ha per còmpito lo studio delle forme, sotto le quali queste azioni si presentano e delle leggi alle quali soggiaciono, è la più generale, e insieme la base di tutte le scienze dello spirito: della filologia, della storia, dell’economia politica, della giurisprudenza, ecc.
3. Siccome la psicologia egualmente considera le due condizioni fondamentali, che stanno a base così della conoscenza teoretica come dell’operare pratico, le soggettive e le oggettive, e cerca determinarle nel loro rapporto reciproco; essa fra tutte le discipline empiriche è quella, i cui risultati si adattano più da vicino allo studio così del problema della conoscenza come dell’etica, le due questioni fondamentali della filosofia. La psicologia, che rispetto alla scienza naturale è la scienza reintegrante, rispetto alle scienze dello spirito la fondamentale, è rispetto alla filosofia la scienza empirica di preparazione.
10a. Quantunque nella nuova psicologia sempre più si vada riconoscendo, che non tanto la differenza degli oggetti dell’esperienza quanto quella del punto di vista di trattazione della esperienza è ciò per cui la psicologia si distingue dalla scienza naturale; pure la chiara conoscenza delle particolarità reali di quel punto di vista, che fissa il còmpito scientifico per la psicologia, è ancor sempre pregiudicata dai riflessi delle tendenze della vecchia metafisica e della filosofia naturalistica. Invece di riconoscere che la trattazione dell’esperienza per le scienze naturali si compie in base all’astrazione di quei fattori soggettivi che entrano in quell’esperienza, si assegna ancora sempre alla scienza naturale il còmpito di fissare nel modo più generale il contenuto di ogni esperienza. Posto questo, la psicologia sarebbe una disciplina non più coordinata ma subordinata alla scienza naturale. Essa non dovrebbe più eliminare quell’astrazione fatto dalla scienza naturale e con questo giungere a una completa comprensione della esperienza; ma dovrebbe trar profitto dal concetto del “soggetto„ messo in luce dalla scienza naturale, per spiegare l’influenza di questo soggetto sui dati della nostra coscienza. In luogo di riconoscere che una definizione sufficiente del soggetto è solo possibile in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3º), qui d’un tratto è introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell’e formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale. Ora per questa il soggetto è identico all’individuo corporeo. Conseguentemente la psicologia vien definita, come la scienza che ha l’ufficio di stabilire la dipendenza del contenuto immediato dell’esperienza dall’individuo corporeo. Questo punto di vista, detto anche del “materialismo psico-fisico„, è insostenibile dal lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso. Siccome la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto percipiente, pur contenuto in ogni esperienza, è fuor di dubbio che essa ben difficilmente è in grado di dare una valida ed ultima determinazione del soggetto. Una psicologia che parte da una tale definizione puramente fisiologica, non s’impernia più sull’esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia materialistica, su una premessa metafisica. Di più questo punto di vista è psicologicamente infruttuoso, perchè assegna di bel principio la causale interpretazione dei processi psichici alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una tale interpretazione a causa del differente modo di trattazione della scienza naturale e della psicologia. Infine è senz’altro manifesto che una tale psicologia, la quale si trasforma in un’ipotetica meccanica del cervello, deve una volta per sempre rinunciare a servire di base alle scienze dello spirito.
Quando noi diciamo psicologia “volontaristica„ l’indirizzo strettamente empirico, che si contrappone ai tentativi di rinnovare la dottrina metafisica e che è contrassegnato dai principi più sopra formulati, non dobbiamo dimenticare che questo volontarismo psicologico in sè e per sè non ha nulla a fare con alcuna dottrina metafisica della volontà. Esso si oppone all’unilaterale volontarismo metafisico di Schopenhauer, che deriva tutto l’essere da una volontà trascendente originaria, non meno che ai sistemi metafisici sorti dall’intellettualismo di Spinoza, di Herbart e di altri. I principi del volontarismo psicologico, preso nel senso già notato, sono affatto contrari alla metafisica, perchè esso esclude dalla psicologia ogni metafisica; sono poi in opposizione agli altri indirizzi psicologici, perchè esso respinge tutti gli sforzi che mirano a ricondurre i processi del volere a semplici rappresentazioni, mentre accentua il significato tipico del volere per la natura dell’esperienza psicologica. Questo significato tipico sta in ciò che la proprietà riconosciuta generalmente per le azioni volitive, cioè di essere processi, il decorso dei quali presenta continuamente mutazioni qualitative e intensive, viene considerata valevole anche per gli altri contenuti psichici della esperienza.
§ 3. — Metodi della psicologia.
1. La psicologia, avendo per proprio oggetto non contenuti specifici dell’esperienza ma l’esperienza generale nella sua natura immediata, non può servirsi di altri metodi che di quelli usati dalle scienze empiriche, così per l’affermazione dei fatti, come per l’analisi e pel causale collegamento di essi. La circostanza, che la scienza della natura astrae dal soggetto e la psicologia no, può bensì portare modificazioni nel modo di usare i metodi, ma non mai nell’essenziale natura dei metodi usati.
Ora la scienza naturale, la quale, come campo di ricerca prima costituitosi, può servire di esempio alla psicologia, si giova di due metodi principali: l’esperimento e l’osservazione. L’esperimento consiste in un’osservazione, nella quale i fenomeni da osservare sorgono e si svolgono per l’opera volontaria dell’osservatore. L’osservazione in senso stretto studia i fenomeni senza un tale intervento dello sperimentatore, ma così come si presentano all’osservatore nella continuità dell’esperienza. Ogni qual volta un’azione sperimentale è possibile, le scienze naturali ne fanno sempre uso, essendo in tutti i casi, anche in quelli, nei quali i fenomeni offrono già un’osservazione facile ed esatta, un vantaggio poter volontariamente determinare la loro nascita e il loro decorso e isolare le parti di un fenomeno complesso. Ma nella scienza della natura un uso distinto di questi due metodi è già stato stabilito secondo i suoi diversi campi: in genere il metodo sperimentale si crede per certi problemi più necessario che per altri, nei quali si può raggiungere non di rado lo scopo desiderato colla semplice osservazione. Queste due specie di problemi si riferiscono, prescindendo da piccole eccezioni provenienti da rapporti speciali, alla generale distinzione dei fenomeni naturali in processi naturali ed in oggetti naturali.
Qualunque