Compendio di psicologia. Wilhelm Max Wundt. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Wilhelm Max Wundt
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Документальная литература
Год издания: 0
isbn: 4064066069711
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classificazione di essi. Si formarono così i concetti generali, sotto i quali vennero ad ordinarsi i diversi processi, e si cercò soddisfare al bisogno d’interpretare il caso singolo, riferendo le parti di un processo complesso a concetti generali applicabili ad esse. Tali concetti sono ad es. sensazione, conoscenza, attenzione, memoria, immaginazione, intelletto, volontà, ecc. Essi corrispondono ai concetti fisici generali nati dall’immediata cognizione dei fenomeni naturali, come peso, calore, suono, luce, ecc. Se quelli al pari di questi, possono servire ad un primo ordinamento dei fatti, non giovano però affatto a darne la spiegazione. Nondimeno la psicologia empirica si è resa più volte colpevole di questa confusione, e appunto in questo senso la psicologia delle facoltà considerava ogni specie come potenze o facoltà della psiche, sotto la cui attività varia o comune essa riconduceva tutti i processi psichici.

      6. Una trattazione esplicative, che si contrappone alla psicologia descrittiva delle facoltà, è costretta, quando si attenga veramente al lato empirico, a porre a base delle sue interpretazioni fatti determinati, che appartengono per sè stessi all’esperienza psichica. E potendo questi fatti essere presi da ordini diversi di processi psichici, la trattazione esplicativa presenta di nuovo due indirizzi, corrispondenti ai due fattori che prendono parte alla formazione dell’esperienza immediata: l’oggetto e il soggetto. Quando si dà maggior valore all’oggetto dell’esperienza immediata, nasce la psicologia intellettualistica, che cerca derivare tutti i processi psichici, anche i sentimenti soggettivi, gl’impulsi, i primi movimenti della volontà dalle rappresentazioni, o, come anche queste possono essere dette, a causa della loro importanza per la conoscenza oggettiva, dai processi intellettivi. Se all’opposto si dà valore principale al modo in cui l’esperienza immediata sorge nel soggetto, allora nasce un indirizzo, il quale accorda ai moti soggettivi, che non si riferiscono ad oggetti esterni, un posto egualmente importante che alle rappresentazioni. Questa psicologia può essere detta psicologia volontaristica, a causa dell’importanza che essa riconosce ai processi della volontà fra tutti i processi soggettivi.

       Fra i due indirizzi della psicologia empirica (3), che si distinguono per la generale concezione dell’esperienza interna, la psicologia del senso interno è quella che tende anche all’intellettualismo. Essa infatti, essendo il senso interno paragonato ai sensi esterni, considera principalmente quei dati psichici dell’esperienza, che sono offerti quali oggetti al senso interno, allo stesso modo che gli oggetti naturali ai sensi esterni. La natura di oggetti si crede d’altra parte possa essere attribuita, fra tutti i dati dell’esperienza, soltanto alle rappresentazioni, e precisamente perchè esse vengono considerate proprio come immagini degli oggetti che stando fuori di noi, ci sono dati dai sensi esterni. Quindi le rappresentazioni sono ritenute i soli oggetti reali del senso interno, mentre tutti quei processi che non possono essere riferiti ad oggetti esterni, come ad es. i sentimenti, sono indicati o quali rappresentazioni non chiare, o quali rappresentazioni che si riferiscono al nostro corpo, o finalmente quali effetti prodotti da combinazioni di rappresentazioni.

      Mentre la psicologia del senso interno si collega all’intellettualismo, la psicologia dell’esperienza immediata si avvicina al volontarismo. Dacchè questa riconosce essere un còmpito capitale della psicologia la ricerca dell’origine soggettiva di ogni esperienza, è facile comprendere che nell’analisi di quest’origine l’attenzione dev’essere sovratutto diretta su quei fattori dell’esperienza, dai quali fa astrazione la scienza della natura.

      7. La psicologia intellettualistica nel corso del suo sviluppo ha di nuovo dato luogo a due speciali indirizzi empirici. O i processi logici del giudicare o del concludere furono considerati come le forme tipiche fondamentali di ogni fatto psichico, o furono ritenute tali certe combinazioni di rappresentazioni successive di memoria, prevalenti sulle altre a causa della loro frequenza, le cosidette associazioni delle rappresentazioni. La prima tendenza, la logica, è in istretta parentela colla interpretazione psicologica volgare; essa è la più antica, ma nondimeno in parte si è conservata ancora sino in questi ultimi tempi. La teoria della associazione è sorta dall’empirismo filosofico del secolo scorso. Queste due tendenze sono fra loro contrarie, volendo la teoria logica ricondurre le complessità di fenomeni psichici a forme più alte di processi intellettuali, e l’associazionistica invece a forme inferiori o, come oggi si suol dire, semplici. Ma ambedue per la loro unilateralità falliscono egualmente; non solo perchè nè l’una nè l’altra riesce coi propri principi a spiegare i processi sentimentali e volitivi, ma anche perchè questi principi non riescono neppure a una piena interpretazione dei processi intellettivi.

       8. L’unione della psicologia del senso interno colla concezione intellettualistica ha ancora portato a un principio particolare, che molte volte è stato fatale per il modo di concepire i fatti psicologici. Esso consiste nella falsa sostanzializzazione[4] intellettualistica delle rappresentazioni. Quando noi non ammettiamo solo un’analogia tra gli oggetti del cosidetto senso interno e gli oggetti del senso esterno, ma anche consideriamo i primi come imagini dei secondi; siamo indotti a trasportare quelle proprietà, che la scienza naturale attribuisce agli oggetti del mondo esterno, anche agli oggetti immediati del senso interno, cioè alle rappresentazioni. E pertanto si ammette, che le rappresentazioni, proprio come le cose esterne cui sono da noi riferite, siano oggetti relativamente persistenti, i quali possano svanire dalla coscienza e poi di nuovo in essa entrare. Le rappresentazioni senza dubbio devono essere da noi percepite ora più forti e chiare, ora più deboli e confuse, a seconda che il senso interno venga o no rafforzato dal senso esterno, e a seconda dell’attenzione che ad esse prestiamo; ma nel complesso rimangono immutate riguardo alla loro natura qualitativa.

      9. La psicologia volontaristica è in tutto quest’ordine di fatti in piena antitesi coll’intellettualistica. Mentre questa è costretta ad ammettere un senso interno con oggetti speciali della percezione interna, quella è legata alla veduta, che l’esperienza interna si identifica coll’esperienza immediata. E poichè il contenuto dell’esperienza psicologica consiste secondo questa concezione, non di una somma di oggetti, che sono dati al soggetto, ma di tutto quanto compone il processo dell’esperienza, cioè degli atti del soggetto stesso presi nella loro proprietà immediata, che non è stata mutata da nessuna astrazione e riflessione; il contenuto dell’esperienza psicologica è di necessità considerato come una connessione di processi.

      Questo concetto del processo esclude la natura sostanziale e però anche più o meno persistente dei dati psichici dell’esperienza. I fatti psichici sono avvenimenti e non cose; essi scorrono come tutti gli avvenimenti nel tempo e non sono mai in un dato momento gli stessi che nel momento antecedente. In questo senso i processi del volere hanno un valore tipico, importantissimo per la intelligenza di tutti gli altri processi psichici. La psicologia volontaristica non afferma affatto che il volere sia la sola forma realmente esistente del processo psichico, ma essa afferma soltanto che il volere, coi sentimenti e colle emozioni a lui strettamente connesse, costituisce una parte dell’esperienza psichica, altrettanto necessaria quanto le sensazioni e le rappresentazioni; di più afferma che sull’analogia del processo volitivo debba interpretarsi ogni altro processo psichico; cioè quale un fatto che sempre muta nel tempo, e non quale una somma di oggetti persistenti, come per lo più l’intellettualismo ammette, in conseguenza del falso riferimento che esso fa delle proprietà da noi poste negli oggetti esterni, alle rappresentazioni degli oggetti stessi. Quando si riconosce l’immediata realtà dell’esperienza psicologica, lo studio dì derivare determinate parti del processo psichico da altre che da quello specificamente differiscono, resta senz’altro escluso; così pure i conati della psicologia metafisica di ricondurre l’esperienza interna a processi immaginari da essa diversi di un ipotetico sostrato metafisico, stanno in contraddizione col vero còmpito reale della psicologia. Questo còmpito, poichè si riferisce all’esperienza immediata, si collega sin dal principio col presupposto che ogni dato psichico dell’esperienza contiene nello stesso tempo fattori oggettivi e soggettivi; questi si devono pur sempre considerare come distinti da un’astrazione arbitraria e non come processi realmente diversi. Infatti l’osservazione c’insegna che non si danno rappresentazioni, le quali non sveglino in noi sentimenti ed impulsi di diversa intensità, come pure non è possibile un processo sentimentale o volitivo, che non si riferisca ad un oggetto rappresentato.

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