— No, no, tu non ne hai colpa — soggiunge rispondendo al mio muto sussulto. — Lo Scïò se lo sarebbe preso lo stesso... Questo è sicuro! Del resto — prosegue guardandomi fiso con improvvisa fiamma — se, Dio non voglia, ne avessi colpa tu...
— Ebbene?
Lentamente, come assegnasse ad ogni parola un minaccioso destino:
— Patrò: — dice — ma non vivi anche tu in mare come vi abbiamo vissuto noi? Non conosci anche tu i cieli neri, le nuvole che s'allungano e che fan bollire l'acqua?
E dopo una pausa, abbassando la voce come per entrare in contatto intimo col mio spirito, ponendomi le labbra quasi all'orecchio:
— E le parole del diavolo, le sai, patrò? — sussurra.
No: non le so. So che l'alito di questo vecchio è perfido...
— E allora... lo rivedresti... Sempre. Non ti lascerebbe più... Sai «patrò»!... E poi non le scrivere queste cose, sai «patrò»!...
1914.
Yet, Italy! . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . thy hand
Was then our guardian, and is still our guide.
(Byron).
Sdraiarsi sulla sabbia soffice e calda, lontano dagli uomini, contemplare il cielo e arrischiarsi nell'infinito, mantenere inerti le membra e affilar l'udito perchè nulla si perda dall'eterna aspra melodia che il mare canta... e lasciar che il sole morda appieno nelle carni quasi nude, basta questo al breve riposo degli stanchi e dei tormentati. Chiudendo gli occhi senza troppo stringere le palpebre, entra nell'anima come una luce di prodigio fatta d'oro e di rame volatizzati e ogni ricordo di visioni della terra intorno, svanisce. Se fosse possibile restar a lungo così e dar meno presa agli artigli della vita, io credo che...
Diamine! Troppo presto! Ritorna l'uomo: anzi l'embrione d'uno speciale tipo d'uomo che ha già in germe quasi tutto il protoplasma putrido della razza: un ragazzetto dell'Hôtel: l'anonimo «Lift» o «Chasseur». Nel giugno di quest'anno di grazia 1914 si parla ormai così dappertutto: e più specialmente così in questo immenso, effervescente, emporio d'internazionalismo, di «rastas» e di tango che è l'Hôtel Excelsior del Lido di Venezia.
— Ihre Post ist hier. — È qui la sua posta.
Pure il tedesco! Questo ragazzo è completo.
— Parlami italiano e dammi la posta. Di dove sei?
— Di Torino, Signore.
— E perchè parli tedesco?
— Perchè il primo cameriere vuole così. E poi mio padre è tedesco.
— E tua madre?
— Egiziana, ma figlia di greci.
C'è tutto. Intravedo un complicato e vagabondo romanzo di guardaroba e cucina, un poco più basso dei romanzi dei piani superiori degli alberghi. E questo ibrido essere vestito di rosso, dal viso già sfiorito, dallo sguardo reso già obliquo dall'ereditarietà della mancia, ne è il prodotto.
— E ora vattene.
Ed eccomi solo col giornaliero mucchio di carta in mano, la porzione quotidiana di vanità e menzogne trattenuta sul setaccio di varie calligrafie e di non sempre ferme ortografie.
...«Pregiatissimo... Carissimo... Egregio... Stimatissimo... Illustre...» Sicuro: tutto il rispetto umano si rifugia nello scritto: alla voce, il resto...
«Amico mio» — Ahi!... — «suo silenzio»... «tè»... «sempre»...
Riduciamo, per esempio, a dieci giorni questo «sempre»: un rapido calcolo finanziario, e...
Avanti.
«Si ha il pregio di portare a conoscenza della S. V. che a parziale scioglimento della riserva contenuta nel foglio citato a margine...» — Servizio: per la burocrazia il mare parla così.
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— «Patrò»... Oh! San Benedetto del Tronto! Chi sarà? Ma riconosco subito i poco ortodossi caratteri dell'unico scrivano pubblico locale, al quale tutti i marinai di laggiù ricorrono. Ecco una lettera certamente schietta.
«Patrò». Lu paroco della Marina mi ave ditto che tu sei volute scrivere quelle cose dellu sciò che io che songhe Antò Picchinsù tè songhe dite anno (l'anno passato). Lu paroco dice altretante che tu non sei credute a lu sciò e che sei ditto che ne lu mare Adriatiche lu sciò nun se pò più vedere a cagione che so cose delli vecchi. Patrò, sei fatte male prassà (molto). Antò Picchinsù te pò sulla Croce dire che li peccati de lu mondo so troppi prassà e che lu santissimo Gesù e la Matonna de Loreto te farano vede nu sciò che tu no lo sei viste maie e tutte l'Adriatiche se avrà tanto grande spaventoso che paranze, lancette, sciabiche non vano più pe lu mare. Sei capite, patrò? Lu diavole che s'è preso lu mondo e lu mare perchè la fede non c'è più e iè venute lu socialisme. Questo te dice Antò Picchinsù, patrò, che ci devi credere con tanti saluti e te racomanda alla santissima Matonna de Loreto.
servo oplicatissime
Antò.
Io invidio, o Antonio detto Becco in su, la tua anima ottuagenaria e semplice. È questo il mare che dovrebbe diventar spaventoso per i troppi peccati del mondo? Puoi tu concepire vuoto di vele gialle e rosse questo azzurro infinito che s'avvicina trascolorando in opale e viene a sfrangiarsi in spuma candida, fusione perfetta di luci, colori, ombre, balenii, capolavoro di armonia? Leva le vele all'Adriatico, spoglialo dei casotti multicolori disseminati sulle sue sabbie di pallido oro e ne avrai un cimitero o una visione d'apocalissi. Più che ogni altro mare, l'Adriatico vuole l'uomo e l'inno mattutino dei suoi pescatori, se no è mare di tragedia, o dissennato profeta Antonio.
Ma in quanto ai peccati del mondo, questo vecchio che minaccia uno scïò senza precedenti, non ha torto. Io immagino facilmente che quello che egli chiama peccato, lo desuma da ciò che la sua annebbiata vista gli mostra sulla tranquilla spiaggia del suo paese, quando una modesta anzichenò, folla di bagnanti la popola durante le arsure estive. Scherzi semi-innocenti da collegio, laggiù: discorsi da refettorio conventuale a confronto di ciò a cui si assiste e che si vede qui. L'officina centrale del peccato, caro Antò, è questa.
Bah! giù di nuovo sulla sabbia calda, aprendo le braccia a croce e socchiudendo gli occhi per lasciar entrare a poco a poco il pulviscolo d'oro e di rame che offusca le visioni della terra. Così.
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— Est-ce-que vous aimez beaucoup à vous laisser rôtir?
— .........
— Eh, monsieur!
— Madame?
— Mademoiselle, s'il vous plaît... Qu'est-ce-que vous avez à me regarder comme ça?
Eh, per Bacco, non si passa dal pulviscolo d'oro e di rame, alla — dirò — stupefacente visione d'una giovane donna più che nuda, perchè la maglia rosa e attillata che le fascia il busto, parte molto più in giù delle spalle e finisce molto più in su del ginocchio, rimanendo tutto aperta e appena trattenuta di lato da una fettuccia di seta rosa che s'incrocia lungo i fianchi più che nuda, dicevo...
— Dame! — le rispondo levandomi in piedi per fissarla e catalogare il tipo, perchè qui un simile