Quanto sfaccettato e promettente possa risultare lo studio su casi individuali viene mostrato dal contributo di Peter Andorfer.20 Esso si basa su una fonte davvero singolare: gli scritti di Leonhard Millinger, un contadino di Waidring, villaggio tirolese del distretto di Kitzbühel. All’inizio dell’Ottocento scrisse una Weltbeschreibung (“Descrizione del mondo”) in cui mise insieme, a mo’ di enciclopedia, i contenuti tratti da diversi libri. Visto che nomina esplicitamente le sue fonti, si presenta in questo caso la rara occasione di aprire uno spiraglio sull’approccio e sulle modalità di lettura da parte di un contadino di quel tempo. Così si riesce a cogliere non solo che Millinger ha effettivamente letto alcuni libri o passaggi, ma anche quali tra le informazioni in essi contenute ha considerato degne di essere menzionate. E spesso risulta grande l’(apparente) discrepanza tra le probabili intenzioni degli autori dei libri letti da Millinger e il significato che egli ha loro attribuito. Tale discrepanza conferma chiaramente quella “libertà del lettore” cui si è accennato e dimostra quanto sia importante nella ricerca storica sulla lettura abbandonare l’idea di interpretazioni immanenti all’opera in sé.21
Questo numero di “Storia e Regione / Geschichte und Region” vuole dunque presentare una serie di aspetti assai diversi della storia del libro e della lettura. Elemento comune è la convinzione che approfondire gli effetti della rivoluzione mediatica portata dalla stampa di libri consenta una migliore comprensione delle società e dei loro sviluppi storici. Emerge anche la persistenza di lacune nella ricerca sulle quali varrebbe la pena lavorare, nonostante tutti i problemi e le incertezze metodologiche. Sarebbero necessarie ricerche di base – ad esempio per elaborare dati più affidabili sulla scolarizzazione e l’alfabetismo prima dell’introduzione degli ordinamenti dei governi centrali – nonché ricostruzioni dettagliate dei canali di distribuzione e circolazione dei libri anche al di là dell’ormai ben studiata dimensione del commercio librario22, come pure indagini sull’influenza avuta dalle preferenze di lettura da parte del clero secolare, che in virtù del proprio ufficio fungeva da moltiplicatore. Le ricerche di microstoria, in presenza di fonti adeguate, potrebbero qui fornire preziose informazioni. Ulteriori campi da approfondire vengono indicati da Daniel Syrovy relativamente alla censura, proponendo l’analisi di fonti sinora non considerate. E rimane aperta, infine, anche la questione delle forme di appropriazione dei testi, che potrebbe essere sviluppata proprio a partire dagli studi di base indicati.
Michael Span e Ursula Stampfer
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1 Reinhard WITTMANN, Geschichte des deutschen Buchhandels. Ein Überblick, München 32011, p. 22. Wittmann riprende così il giudizio di Michael GIESECKE, Als die alten Medien neu waren. Medienrevolutionen in der Geschichte. In: Rüdiger WEINGARTEN (a cura di), Information ohne Kommunikation?, Frankfurt a. M. 1990, pp. 75–98, qui p. 76.
2 Johann Christian LOBE, Aus dem Leben eines Musikers, Leipzig 1859, p. 131.
3 Le diverse politiche censorie da parte delle autorità rimandano a una marcata consapevolezza di questo potere. L’importanza dell’invenzione della stampa in area tedesca risulta inoltre ampiamente illustrata in Ursula RAUTENBERG (a cura di), Buchwissenschaft in Deutschland. Ein Handbuch, 2 volumi, Berlino 2010.
4 Ovviamente l’importanza della parola scritta precede l’invenzione della stampa, ma fino ad allora essa era accessibile solo a una ristretta élite. A lungo circoscritta soprattutto all’ambiente monastico, la lettura (e la scrittura) cominciò a diffondersi a partire dal Medioevo centrale tra nobili, studiosi e borghesi. Fu però solo verso la metà del XIV secolo, anche in relazione all’aumento delle università, che fu definitivamente infranto il “monopolio dei chierici” sulla lettura. Questa nuova cultura della lettura fu la pre-condizione del così radicale cambiamento apportato dall’invenzione di Gutenberg nella storia del libro, dei lettori e delle lettrici. Inizialmente le nuove opere a stampa, di solito molto costose, erano riservate a pochissimi, ma la nuova tecnica sviluppò presto una sua sorprendente dinamica e già dal Cinquecento ebbe inizio una “democratizzazione” del libro stampato. Cfr. Hans-Martin GAUGER, Die sechs Kulturen in der Geschichte des Lesens. In: Paul GOETSCH (a cura di), Lesen und Schreiben im 17. und 18. Jahrhundert. Studien zu ihrer Bewertung in Deutschland, England, Frankreich, Tübingen 1994, pp. 27–47, qui in particolare pp. 32–38.
5 Silvia Serena TSCHOPP, Umrisse und Perspektiven. In: Internationales Archiv für Sozialgeschichte der deutschen Literatur 39 (2014), 1, pp. 151–165. L’accenno a Chartier si trova a p. 156. Per le sue ulteriori riflessioni su una storia della lettura, si veda ad es. Roger CHARTIER, Lesewelten. Buch und Lektüre in der Frühen Neuzeit (Historische Studien 1), Frankfurt a. M./ New York/Paris 1990, in particolare le pp. 7–24; IDEM, The Order of Books. Readers, Autors and Libraries in Europe between the Fourteenth and Eighteenth Centuries, Stanford CA 1994; Guglielmo CAVALLO/Roger CHARTIER, Einleitung. In: IIDEM (a cura di), Die Welt des Lesens. Von der Schriftrolle zum Bildschirm, Frankfurt a. M./ New York/Paris 1999, pp. 9–57; Roger CHARTIER, The Order of Books revisited. In: Modern Intellectual History 4 (2007), 3, pp. 509–519.
6 Accanto al contributo appena citato della TSCHOPP, Umrisse und Perspektiven, un’ulteriore recente panoramica sulle singole linee di sviluppo della ricerca storica sul libro e sui lettori si trova anche in Ursula RAUTENBERG/Ute SCHNEIDER, Historischhermeneutische Ansätze der Lese- und Leserforschung. In: EAEDEM (a cura di), Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, Berlino/Boston 2015, pp. 85–114. Molto ampia è la prospettiva del quadro storicoletterario di Jost SCHNEIDER, Geschichte und Sozialgeschichte des Lesens und der Lesekulturen. In: Rolf PARR/Alexander HONOLD (a cura di), Grundthemen der Literaturwissenschaft: Lesen, Berlino/Boston 2018, pp. 29–98.
7 TSCHOPP, Umrisse, pp. 158–159.
8 Sull’istituzione e sulla prassi della censura nel Settecento si veda anche Edoardo TORTAROLO, L’invenzione della libertà di stampa. Censura e scrittori nel Settecento, Roma 2011, nonché IDEM, The Invention of Free Press: Writers and Censorship in Eighteenth Century Europe (International Archives of the History of Ideas/Archives internationales d’histoire des idées 219), Dordrecht 2016. Una recente opera di base sul sistema della censura nella monarchia asburgica, assai richiamata anche in questo numero, è Norbert BACHLEITNER, Die literarische Zensur in Österreich von 1751 bis 1848 (con contributi di Daniel Syrovy, Petr Píša und Michael Wögerbauer), Wien/Köln/Weimar 2017. Sulla censura in area italiana cfr. anche Ludovica BRAIDA, Circolazione del libro e pratiche di lettura nell’Italia del Settecento. In: Gianfranco TORTORELLI (a cura di), Biblioteche nobiliari e circolazione del libro tra Settecento e Ottocento. Atti del Convegno di nazionale di studio, Perugia, 29–30 giugno 2001, Bologna 2002, pp. 11–37.
9 TSCHOPP, Umrisse, pp. 158–159. Un elenco simile di questioni è anche in RAUTENBERG/SCHNEIDER, Ansätze, pp. 93–94.
10 Uno sguardo generale, ad es., è in Ute SCHNEIDER, Frühe Neuzeit. In: RAUTENBERG/SCHNEIDER (a cura di), Lesen,