Tra cielo e terra: Romanzo. Anton Giulio Barrili. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Anton Giulio Barrili
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066072179
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3 50 Monsù Tomè (1885). 3.ª ediz. 3 50 Il lettore della principessa (1885). 3.ª ediz. 4 — —Edizione illustrata (1891) 5 — Victor Hugo, discorso (1885) 2 50 Casa Polidori (1886). 2.ª ediz. 4 — La Montanara (1886). 8.ª ediz. 2 — —Edizione illustrata (1893) 5 — Uomini e bestie (1886). 3.ª ediz. 1 — Arrigo il Savio (1886). 3.ª ediz. 1 — La spada di fuoco (1887). 2.ª ediz. 4 — Il giudizio di Dio (1887) 4 — Il Dantino (1888). 3.ª ediz. 1 — La signora Àutari (1888). 3.ª ediz. 1 — La Sirena (1889) 5.ª ediz. 1 — Scudi e corone (1890). 2.ª ediz. 4 — Amori antichi (1890). 2.ª ediz. 4 — Rosa di Gerico (1891). 3.ª ediz. 1 — La bella Graziana (1892). 2.ª ediz. 3 50 —Edizione illustrata (1893) 3 50 Le due Beatrici (1892) 5.ª ediz. 1 — Terra Vergine (1892). 5.ª ediz. 1 — I figli del cielo (1893) 5.ª ediz. 1 — La Castellana (1894). 2.ª ediz. 3 50 Tra Cielo e Terra (1894). Nuova edizione riveduta dall’autore (1907) 3 50 Fior d’oro (1895). 4.ª ediz. 1 — Il Prato Maledetto (1895) 3 50 Galatea (1896). 7.ª ediz. 1 — Diamante nero (1897) 3.ª ediz. 1 — Raggio di Dio (1899). 4.ª ediz. 1 — Il Ponte del Paradiso (1904). 2.º migliaio 3 50 Lutezia (1878). 2.ª ediz. 2 — Con Garibaldi, alle porte di Roma, ricordi (1895) 4 — Sorrisi di gioventù (1898) 2.ª ediz. 3 — Zio Cesare, commedia in cinque atti (1888) 1 20

       Indice

      Venendo a Te, per dedicarti il mio libro, penso ad una tua bella fantasia giovanile, «Un frate che minia la Divina Commedia»; povero frate che tu hai lasciato senza compagni, mutando il suo buon codice membranaceo nei codici moderni del patrio diritto; povero frate, per cui l’arte aveva ancora «sorrisi e fascini», ma più assai la giovane natura, parlante a lui l’onnipossente linguaggio da quelle stesse pagine ch’egli andava infiorando con le belle immagini fantasiose, ridenti d’italica primavera al genio di Oderisi da Gubbio e di Franco Bolognese. Deposti i pennelli, poggiata la faccia sulla palma della mano, pensa il povero frate, con gli occhi rivolti al poema del profugo Fiorentino «a cui temprâr l’ingegno—e l’amore e lo sdegno». O frate, tu gli hai detto, ammonendolo:

      O frate, a lui l’esilio

       E le pugne dell’alma:

       A te l’obblìo degli uomini

       E la cristiana calma.

       Perchè t’alzi a colloquio

       Col Ghibellin? tu piega

       La queta fronte, e prega.

      Ma sì, tardi consigli, come sono su per giù tutti i consigli dell’esperienza! Il male è fatto: il tuo monaco ha riletto dianzi quel diabolico canto V dell’Inferno, donde scoppia tanta passione umana, e dilaga e straripa. Quei due maravigliosi dannati raccontano anche così bene!

      Per più fiate gli occhi ci sospinse

       Quella lettura e scolorocci il viso:

       Ma solo un punto fu quel che ci vinse.

      Povero frate! Satana gli ha dato l’esca. Che ardori nel suo sangue! che visioni nella sua cella! I giorni felici si ripresentano alla sua mente, con immagini e fragranze di baci; la gioventù lo chiama, la terra lo invita; il rimorso lo turba, e il cielo dimenticato un istante gli ridipinge agli occhi la scena terribile dei sicuri castighi. No, non più affetti terreni, non ribellioni, non fughe.

      Dio, mi salva dal dèmone

       Che tutto mi possiede!

       Di macere vigilie

       Rinforzerò la fede.

       Nè più profane pagine

       Avran su me l’impero!

       Io minierò il Saltero.

      L’uomo antico era ricomparso tra le mortificazioni dell’asceta; ma l’asceta ha riconosciuto il tentatore, ha resistito, ha vinto. Così tu, fantasticando davanti alle rovine di un vecchio convento, che l’anima tua ripopolava «di larve incappucciate», hai rievocato un momento tipico della vita passata, o, per dire più veramente, hai intravveduto nella vita passata un lampo della coscienza eterna, dell’eterno dissidio e del vincolo eterno tra la terra ed il cielo.

      Ho il mio frate ancor io. Non minia, pur troppo: parla il linguaggio aspro e nondimeno attraente che molti ascoltano tuttavia, che molti ascolteranno ancora dopo di noi, perchè tra forme mortali e transitorie reca sempre la nota della immortale verità non mai intieramente chiarita, della immortale domanda non mai pienamente soddisfatta. Egli è voce e coscienza d’una religione storica, che in mezzo a tante cure mondane onde fu troppo infrascata nei secoli scorsi ed è ancora afflitta nel nostro, è pur bastata a