Egli parlò una sola volta durante il pasto.
— «Ti ricordi, o mia Amrah» — disse — «di quel Messala che soleva venire a trovarmi per giorni intieri?» —
— «Lo rammento.» —
— «Egli andò a Roma alcuni anni fa, ed è ritornato oggi. Sono stato a fargli visita.» —
Un brivido scosse il giovane.
— «Io avevo indovinato che ti era accaduto qualche cosa di grave.» — disse Amrah, con profonda sollecitudine. — «Io non ho mai amato Messala. Dimmi tutto.» —
Ma egli era tornato sopra pensieri, e alle sue ripetute domande rispose soltanto:
— «Egli è molto mutato, ed io non voglio aver nulla più a che fare con lui.» —
Quando Amrah portò via il vassoio, egli uscì insieme a lei, e salì dal terrazzo sopra il tetto.
Il lettore saprà qualche cosa degli usi a cui si adibiscono i tetti delle case, in Oriente. In quanto ai costumi, il clima è dappertutto il miglior legislatore. L'estate Siriaca, di giorno, costringe le persone a cercare riparo sotto i colonnati ombrosi; ma di notte ne li chiama fuori non appena l'ombre cominciano ad avvolgere lentamente i fianchi delle montagne, come i veli che coprono i cantori Circei. Ma quelle sono lontane, mentre il tetto è vicino, abbastanza rialzato sopra il livello della pianura scintillante, per essere visitato dai freschi venticelli notturni, e per lasciar mirare in tutto il suo splendore la volta stellata del cielo. Così tutta la famiglia si raduna sul tetto, che diviene luogo di giuochi, camera da letto, alcova, sala da musica, da danza, da conversazione, da meditazione e da preghiera.
Le ragioni che, in climi più freddi, suggeriscono la decorazione dell'interno delle case, in Oriente consigliano l'abbellimento del tetto. Il parapetto ordinato da Mosè divenne un trionfo dell'arte vasellaria e statuaria. Più tardi, sopra di esso, si elevarono torri, semplici e fantastiche; più tardi ancora principi e imperatori adornarono le sommità delle loro case di padiglioni di marmo e di oro. L'ultimo portato di questo lusso stravagante furono i giardini pensili di Babilonia.
Il giovane attraversò lentamente in tutta la sua lunghezza il tetto e si avvicinò ad una torre costruita sull'angolo nord-est del palazzo. Se fosse stato un forestiero avrebbe gettato uno sguardo sull'edificio e avrebbe veduto, per quanto l'ombra crepuscolare lo permetteva, un ammasso oscuro di pietre, con finestre a pilastri e graticci, terminato da una cupola. Egli, rapido, entrò passando invece sotto una cortina mezzo rialzata. Nell'interno regnava l'oscurità, tranne che ai quattro lati ove erano delle aperture arcuate attraverso le quali appariva il cielo illuminato di stelle. In uno dei vani, appoggiata ad un cuscino del divano, appariva la figura di una donna, confusamente, attraverso bianchi drappeggiamenti. Al suono dei suoi passi, il ventaglio che ella teneva in mano cessò di agitarsi, luccicando là dove i raggi delle stelle si rifrangevano nelle gemme di cui era tempestato. La donna si alzò a sedere e chiese:
— «Giuda, mio figlio, sei tu?» —
— «Sono io, madre,» — egli rispose, accelerando il passo. Si avvicinò, e si inginocchiò dinanzi a lei, mentr'essa lo cinse con le sue braccia e lo strinse al petto colmandolo di baci.
CAPITOLO IV.
La madre riprese la sua comoda posizione, sopra il cuscino, mentre il figlio prese posto sul divano, appoggiandole il capo sul grembo. Entrambi, guardando fuori attraverso la finestra, potevano vedere un mare di tetti più bassi: più lontano, verso occidente, le cime nereggianti dei monti, e il cielo, brulicante di stelle. La città era tranquilla. Non si udiva che il fruscìo del vento.
— «Amrah mi dice che t'è successo qualche cosa di grave» — essa cominciò, accarezzando le sue guancie. — «Quando il mio Giuda era bambino, io lasciava che piccole cose lo infastidissero, ma ora egli è un uomo. Egli non deve dimenticare» — la sua voce si fece molto dolce — «che un giorno egli dovrà essere il mio eroe.» —
Essa parlava un idioma quasi caduto in disuso nel paese, ma che alcuni pochi, ricchi di cuore come di beni, conservavano nella sua purezza per distinguersi ancora meglio dai Pagani, — l'idioma in cui Rebecca e Rachele cantarono a Beniamino.
Queste parole sembrarono render il giovane pensieroso, ma, dopo qualche istante, egli prese la mano con cui essa gli faceva vento, e disse — «Oggi, o madre, ho dovuto riflettere su molte cose che prima non avevano rattristata la mia mente. Dimmi, anzitutto, che cosa dovrò diventare un giorno?» —
— «Non te l'ho già detto? Devi diventare il mio eroe.» —
Egli non poteva scorgere il volto di lei, ma sapeva che essa scherzava. Divenne ancora più serio.
— «Tu sei molto buona, molto cara, o madre. Nessuno ti amerà più di me.» —
Le baciò e ribaciò più volte la mano.
— «Io credo di intendere perchè cerchi di evitare la mia domanda,» — continuò. — «Fin'ora la mia vita ti ha appartenuto. Come dolce, come soave è stato il tuo impero su di me! Io vorrei che durasse in eterno. Ma ciò non deve essere. È volontà del Signore che un giorno io divenga padrone di me stesso; sarà un giorno di separazione, e quindi un giorno crudele per te. Siamo serî e coraggiosi. Io sarò il tuo eroe, ma tu devi indicarmi il cammino per divenirlo. Tu conosci la legge: — «Ogni figlio di Israele deve avere una occupazione.» — Io non sono esente dalla legge, e domando ora: Devo occuparmi degli armenti, o coltivare i campi, o segar legna, o diventare dottore od avvocato? Che cosa devo essere? Cara, buona mamma, aiutami a rispondere.» —
— «Gamaliele ti ha forse tenuto un discorso,» — essa osservò, pensierosa.
— «Se è così, io non lo intesi.» —
— «Allora sei andato a passeggio con Simeone, il quale, mi dicono, eredita l'ingegno della sua famiglia.» —
— «No, io non l'ho veduto. Io sono stato sul Mercato e non nel Tempio. Ho fatto visita al giovane Messala.» —
Un certo cambiamento nella sua voce, attirò l'attenzione della madre. Un presentimento affrettò i battiti del suo cuore; il ventaglio si arrestò di nuovo.
— «Messala? E che cosa potè egli dirti per turbarti così?» —
— «Egli è molto mutato.» —
— «Vuoi dire che è ritornato Romano.» —
— «Sì.» —
— «Romano!» — essa continuò, quasi fra sè. — «Per tutto il mondo, questo significa tiranno! Quanto tempo è rimasto assente?» —
— «Cinque anni.» —
Essa alzò il capo e guardò lontano, nella notte.
— «I costumi della Via Sacra vanno bene nella strade dell'Egiziano e in Babilonia; ma in Gerusalemme, nella nostra Gerusalemme, impera il Patto.» —
E assorta in questo pensiero, ricadde indietro sui cuscini. Egli fu il primo a parlare.
— «Ciò che disse Messala fu abbastanza mordace in sè; ma, se aggiungi il modo in cui si espresse, alcuni dei suoi detti furono intollerabili.» —
— «Credo di intenderti. Roma, i suoi poeti, i suoi oratori, i suoi senatori, i suoi cortigiani, sono