Lo zio non disse parola; fece atto che gli porgessi la lettera, la quale avuta piegò e ripose in seno, poi accennò che io uscissi. Per tre giorni interi non aperse bocca sopra la lettera; su l'alba del quarto il caporale Tancredi mi svegliò e mi disse: «Su via, signor tenente, chè l'illustrissimo signor colonnello lo aspetta.» Andai e rinvenni lo zio a letto con gli occhi rossi e il viso pallido più del consueto, notai il lume sempre acceso e le lenzuola macchiate d'inchiostro: il povero zio aveva vegliato tutta la notte, forse anco pianto. Quello però che mi fece maraviglia fu ch'io lo trovai vestito della sua assisa di gala con in capo il tricorno gallonato e piumato. Per man mi prese tostochè mi fui avvicinato al letto, e così mi favellò con voce piana: «Altobello, fra un'ora partirà per Ancona il brigantino le Anime del purgatorio, capitano Gabriello Tagliaferro: voi vi c'imbarcherete sopra, d'Ancona per terra ve ne andrete a Livorno e quinci partirete per casa» A questo punto, volendo io fare qualche avvertenza, egli mi strinse forte la mano e aggrottò le ciglia continuando:
«Quanto alla licenza, eccola qua, la repubblica ve la concede ampissima con la promessa di mantenervi il grado senza pregiudizio dell'anzianità quante volte vi piaccia ripigliarla; imperciocchè come i principi, sebbene fra loro capitali nemici, si accordano mirabilmente dove si tratti conservare i popoli in servitù, così le repubbliche avrieno ad intendersi per tenere su in piedi la libertà: ma gli uomini sempre e gli stati troppo spesso queste cose capiscono tardi, e temo forte che Venezia le abbia apprese più tardi che altrui; ad ogni modo le ha capite, ed è perciò che vi concede la licenza. Questa lettera consegnerai in Livorno al signor Santi Giacomini, che vi procaccerà il passo sicuro per Corsica; queste altre sono pei cugini di casa; queste poi rimetterai nelle proprie mani del generale Paoli, in proprie mani, capisci e con essa questi mille zecchini, senza dire niente, perchè il danaro dato al Paoli è danaro dato alla patria: a te ecco la spada di Alferio fratello mio, che fu tuo padre; egli la illustrò combattendo per gente non sua, io procurai mantenerla senza ruggine, tu, più felice, adoprala per casa tua. Dammi un bacio e andate pel vostro dovere.» Ed ora, padre Bernardino, voi avete saputo come e perchè io mi trovi imbarcato qui con voi alla volta della Corsica.
— Sangue di Alando non poteva mentire, benedetto ne' tuoi figliuoli e nei figliuoli de' tuoi figliuoli. Altobello, la fortuna può levarti gli averi, ma levarti la fama ormai non istà più in sua podestà.
— Vedete un po' che razza di gente sono questi Côrsi! Chi mai lo avrebbe pensato?
Il signor Boswell, comechè urbanissimo fosse, preso dal consueto svagamento, lasciò scapparsi questa osservazione di bocca con voce più alta che non avrebbe desiderato: per la quale cosa fra Bernardino, il quale era vago dei forestieri come il cane delle mazze, facendo grugno interrogò Altobello:
— Donde hai cavato tu cotesto coso? Com'entra nelle nostre faccende costui?
Padre Bernardino adesso veniva a movere sul Boswell quella medesima domanda che il Boswell aveva poca ora prima fatta sul frate; tanto vero che le bisogne umane presentano spesso il rovescio così appuntino uguale col loro diritto, che nè anche chi primo li fece, saprebbe distinguerli: ma poichè la domanda fratesca palesava intenzione acerba, dubitando Altobello che di parola in parola non divenisse lite, era sul punto di rompere con qualche suo trovato il colloquio, quando il capitano Franceschi lo sovvenne molto opportunamente gridando dal timone:
— Ammaina le vele; i passaggeri abbasso.
Allora i nostri passeggeri si accorsero come il vento, mutandosi ad un tratto, di tramontana si era volto a libeccio. Grosse nuvole nere, pari a gravi battaglioni di esercito, una dopo l'altra venivano ad attelarsi pei campi del cielo, mentre altre più leggiere percorrevano in sembianza di bersaglieri.
— Avremo burrasca, neh! capitano Angiolo? — domandò fra Bernardino affrettandosi ad obbedire al capitano Franceschi; e questi:
— Bò! Ma per istanotte in Corsica non si arriva mica; e' sarà bazza se in tutto domani.
— Ciò mi sconcia; ma in questo come in ogni altro la volontà di Dio sia fatta.
E si avviò sotto coperta seguitato dagli altri.
CAPITOLO VI. Perchè i Côrsi non amino i forestieri
Altobello, senz'altro dire, si giacque a canto allo amico suo Giocante Grimaldo, il quale, comechè animoso molto e della patria sviscerato, pure non sapeva fare altro che menare le mani e dormire. Fino da quando egli ebbe uso di favella non si ricordava avere parlato tre minuti senza sbadigliare quattro volte. Soleva dire che la rettorica del soldato sta sul taglio della spada, e se per questa ei non capisce, o con questa non si fa capire, gli è segno ch'ei nacque per servire la messa, non già per esercitare la milizia. Giocante per tanto dormiva; ma siccome riesce più agevole perdurare nel sonno che incominciarlo, come ogni uomo può avere esperimentato, così accadde che, sebbene Altobello, il Boswell e padre Bernardino ci si mettessero di proposito, non ne vennero a capo. E davvero, posti ancora da parte i pensieri che ad ognuno di loro mulinavano pel capo, non persuadevano il sonno lo zufolio del vento pel sartiame, il fiotto dei marosi che, rompendosi contro la prua, scivolavano cigolando lungo le bande della galera, e quel tracollo da poppa a prua squassa la carena alle navi e le viscere ai passeggeri. Infatti Altobello, dopo essersi voltato delle fiate più di venti ora sul manco, ora sul diritto fianco, si mise a sedere, tirando in su le gambe, e su quelle appoggiati i gomiti, introdusse la faccia nelle mani aperte come dentro una morsa. Fra Bernardino, notato l'atto e parendogli buono, non pose tempo fra mezzo ad imitarlo, e il signor Giacomo, quasi a far prova del quanto sia contagioso lo esempio, tenne dietro a que' due.
Parevano gli amici di Giob quando, invece di consolarlo, andarono a fargli scappare la pazienza, finchè preso il morso fra i denti, il buon patriarca dette di fuori. Per la qual cosa io non sono mai arrivato a comprendere come sia passata in proverbio la pazienza di Giob. Scorsa lunga ora in silenzio, fra Bernardino chiamò:
— Altobello!
— Che desiderate da me? — rispose il giovine còrso.
— Mi è venuto lo scrupolo di avere proceduto con manco di cortesia con questo gentiluomo su dianzi in coperta.
— La coscienza non v'inganna; consideratelo voi: questo gentiluomo per visitarci muove da casa sua.... dalla Inghilterra....
— Ah! Inglese? La è dunque inglese vostra signoria? Angli olim angeli, nunc diaboli,[10] come ho sentito dire a Roma.
— E non solo le parole vostre mi parvero inurbane, ma se penso che voi foste lettore di filosofia, senza discorso di ragione, — riprese a dire più acerbamente Altobello.
E il Boswell allora con voce blanda soggiunse:
— Buttiamo la filosofia in un canto, contrario alla carità predicata da Cristo, di cui voi giuraste praticare e bandire la dottrina: contrario al divino precetto che vi ordina di riverire e amare ogni uomo come fratello....
— Per Dio Santo! voi volete fare la predica al predicatore? Circa a mancare alla creanza, può darsi; voi l'avete inteso, io me n'era quasi avvisato da me; rispetto poi a carità, signor Inglese, voi avete il torto. Se voi sapeste quante desolazioni, quante rovine ci abbiano diluviato addosso i forestieri, voi parlereste diversamente. Io dubito riuscirvi sazievole, signor Inglese, ma tanto è; bisogna che voi mi porgiate ascolto: ce ne va della mia riputazione; e poi voi non potete dormire col vento che tira: per ultimo considerate che, se non vi porgo la chiave, voi non potrete entrare nella ragione dei fatti nostri. In breve mi spiccio.... vi degnate