Adesso è arrivato il momento di porci la domanda: dove si trova la vera causa del divorzio? Nel peccato originale! Proprio là si comincia la rottura dell’unione tra maschio e femmina. Questa rottura è la conseguenza della rottura tra l’uomo e Dio.
● L’unione con Dio era garante dell’unione tra uomo e donna.
● L’obbedienza a Dio era garante dell’unione tra uomo e donna.
Possiamo dire che dopo il peccato originale si cambia la prospettiva e la visione della vita. L’uomo cominciò a vedere le cose attraverso un altro filtro che si chiama il peccato, che è il “divorzio o separazione” con Dio. Dopo il peccato originale, l’uomo scoprì che si poteva “vivere”, (scrivo “vivere” tra le virgolette), perché nella Bibbia “vivere” senza Dio significa morire. In questo senso, “vita” significa la morte. Per capire meglio, propongo di leggere il Salmo 1:
“ [1] Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2] ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
[3] Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
[4] Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5] perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
[6] Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina” (Sal 1) .
In questo senso, il peccato originale di Adamo ed Eva ha violato: il rapporto tra l’uomo e Dio, l’integrità interiore dell’essere umano nel suo cuore, il rapporto tra uomo e donna, il rapporto tra uomo e natura. Il peccato originale ha danneggiato nell’uomo l’immagine e somiglianza di Dio. L’uomo da questo momento non assomiglia soltanto a Dio, ma anche al serpente cioè al male, e purtroppo lo esprime anche nel rapporto coniugale. Dobbiamo sapere che secondo l’insegnamento della Chiesa: “2384 Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente: Se il marito, dopo essersi separato dalla propria moglie, si unisce ad un’altra donna, è lui stesso adultero, perché fa commettere un adulterio a tale donna; e la donna che abita con lui è adultera, perché ha attirato a sé il marito di un’altra [San Basilio di Cesarea, Moralia, regola 73: PG 31, 849D-853B]”68.
Il divorzio è il segno del disordine interiore dell’uomo, che si espande nella vita sociale creando in essa il disaggio e la sofferenza. Dicono le statistiche che il divorzio, dopo il lutto, è una delle cose più dolorose che l’uomo può sperimentare. Secondo me, però, il lutto crea meno disagi, nella società e nella vita famigliare, del divorzio. I frutti del divorzio sono disastrosi. Provate a immaginare l’esplosione della bomba atomica69. Ecco le conseguenze del divorzio nella società e nelle famiglie. Il divorzio è l’autodistruzione.
La causa del divorzio tra l’uomo e la donna proviene dal “divorzio” tra l’uomo e Dio. Proprio là, nell’Eden, il giardino della felicità, dell’unione e della pace possiamo trovare le risposte alle domande legate al divorzio. Chi è l’autore del divorzio? “[1]Il serpente (nachash) era la più astuta (arum) di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?[2] Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,[3] ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete.[4] Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto![5] Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male” (Gn 3,1-5) . Nel capitolo terzo del libro della Genesi, improvvisamente nell’Eden – giardino della felicità, appare il serpente. L’autore del libro usa il termine nachash70 che simboleggia il diavolo. Nachash deriva da una radice che significa “ praticare la divinazione”, cioè idolatria, che in Israele era condannata alla morte71. Già dal suo nome possiamo capire il suo modo d’agire, le sue intenzioni, il suo scopo, dove vuole arrivare. Vuole portare l’uomo all’idolatria! Importante è per noi capire come Genesi ci presenta nachash:
● lo demitizza,
● non è una divinità,
● è una creatura come il resto degli animali della creazione, cioè le sue radici sono in Dio.
Nella Genesi il male è reale, ma la sua origine inspiegabile, è presentato, ma non spiegato. Sicuramente non è una divinità concorrente con Dio, indipendente, ma la sua esistenza dipende dal Creatore. Si distingue, però, dalle altre creature per la sua astuzia (arum) e della forza di seduzione. Il suo metodo? Smentisce la rivelazione di Dio usando la menzogna dicendo, che Dio ha proibito di mangiare di tutti gli alberi del giardino: “ Egli (il serpente) disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?” Il serpente insinua, stravolge e rovescia in proibizione, un comandamento pronunciato da Dio come positivo: “[16] Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, [17] ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti” (Gn 2,16-17) . C’è una differenza tra ciò che dice Dio e dice il serpente, e direi anche notevole. La parola di Dio esprime il dono del tutto, salvo una cosa, il serpente invece si aggrappa proprio sull’unica cosa proibita, per dare a lui un’immagine falsa di Dio. Il serpente fa leva sull’unica proibizione di Dio, per convincere l’uomo che Dio limita la sua libertà. Per capire meglio l’astuzia del serpente ci aiuterà la risposta alla domanda: Quanti alberi c’erano nel giardino dell’Eden? Mille, duemila? Sicuramente tanti, tantissimi. Provate immaginare un grande bosco, una foresta. Una quantità enorme di alberi. Tra un grande numero di tutti questi alberi soltanto un albero