«Cerca in biblioteca.» borbottò lei a denti stretti.
Shinbe sorrise e continuò: «Mia cara, tutti i libri sulla mente femminile che sono in biblioteca sono vuoti.».
Lei rispose sorridendo: «Solo perché sono stati scritti tutti da un maschio.».
Alzando un sopracciglio, Shinbe le si avvicinò, «Esatto. E io voglio essere il primo a scrivere qualcosa di importante per noi che abbiamo il testosterone.».
Suki guardò Kyoko con un’espressione arrendevole, poi guardò l’orologio. «Hai fame? Andiamo alla mensa e mangiamo qualcosa.».
Kyoko annuì. Non aveva mangiato nulla prima di arrivare lì perché era troppo nervosa, ma adesso si sentiva a suo agio e aveva una fame da lupi.
Shinbe fece un cenno con la mano, «Prima le signore». Poi gridò quando Suki gli diede uno scappellotto.
«Stavolta sono stata veloce, eh?... Vai avanti tu.», gli disse lei con uno sguardo accusatore. Adesso che quel maniaco camminava davanti a loro, Suki si avvicinò a Kyoko e sogghignò, «Ricordati di non camminare mai davanti a lui, per nessun motivo, se non vuoi essere palpeggiata.».
Kyoko non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere senza ritegno finché non entrarono nella mensa, che le sembrava più un ristorante. Spalancò gli occhi e si avvicinò a Suki, «Sai, ogni angolo di questo edificio mi fa sentire fuori luogo.».
Shinbe le condusse a un tavolo in fondo. Le due ragazze si sedettero su una panchina mentre lui si sedette di fronte, come se fosse il ragazzo più innocuo del mondo. «Ci vuole molto tempo per abituarsi a questo posto.» le disse. Poi sorrise a Kyoko e, con gli occhi che brillavano, aggiunse: «Io sono qui da un anno e non ci sono ancora riuscito.».
Suki diede una leggera gomitata a Kyoko: «Anche lui ha ricevuto la stessa lettera che è arrivata a noi.», poi scrollò le spalle come per dirle di farsene una ragione e divertirsi.
Kyoko si sporse in avanti con aria o confusa, «Io non capisco. Perché qualcuno farebbe una cosa del genere?».
Shinbe fece un cenno, qualcuno doveva pur dirle la verità. «Io ho delle abilità particolari, e anche Suki.», poi le fece l’occhiolino e aggiunse: «Come tutti gli altri che hanno ottenuto una borsa di studio.». Si fermò per trovare le parole giuste, poi continuò: «Abbiamo tutti delle doti, in un modo o nell’altro.». Guardò Suki con aria perplessa e le chiese: «Gliel’hai già detto?».
Lei scosse la testa e guardò Kyoko, decisa a cambiare argomento, «Ti va un hamburger con patatine?».
Kyoko annuì e l’altra si alzò, come per evitare la storia delle borse di studio gratuite, e le disse: «Aspettami qui, torno subito. E non preoccuparti, per chi ha la borsa di studio il cibo è gratis ed è addirittura servito al tavolo.». Suki andò a ordinare da mangiare, lasciandola sola con Shinbe.
Capitolo 3 “L’incontro con Toya”
Shinbe si sporse verso Kyoko con aria seria. «Qui ci sono persone normali, e poi ci sono quelle che hanno le borse di studio come me e Suki. Ognuno di noi ha un’abilità speciale... una sorta di potere che le persone normali non hanno.».
«Il mio è la telecinesi. Riesco a spostare gli oggetti con la mente. E anche la telepatia, cioè posso parlare con gli altri attraverso la mente.». Pronunciò l’ultima frase senza parlare ma direttamente nella mente di Kyoko, sapendo che lei poteva sentirlo.
La ragazza rimase a bocca aperta quando sentì la sua voce nella propria mente, invece che nelle orecchie. All’improvviso sentì un calore familiare, come se conoscesse quella voce. La sua espressione si rilassò e il suo sguardo si addolcì mentre lo fissava.
Shinbe cercò di nascondere le proprie emozioni... dopo essersi collegato mentalmente con lei, aveva dovuto concentrarsi al massimo per interrompere il legame. Era come se il suo potere volesse restare con lei. Cercando di scacciare quella sensazione, aggiunse: «So anche lanciare incantesimi, discendo da una lunga stirpe di monaci.», poi s’interruppe quando Kyoko scoppiò a ridere.
Suki tornò al tavolo e intervenne: «So che sembra difficile da credere, ma discende davvero da una stirpe di monaci.». Sorrise, poi la sua espressione si fece di nuovo seria: «L’ho visto anche spostare gli oggetti senza toccarli, ed è bravissimo in ogni genere di arti marziali.».
«Forse dovremmo parlarle di tutte le doti che ho.» disse sfacciatamente Shinbe.
Suki si girò e lo guardò storto, «No, non le dirò che sei bravo in “quello”!», e gli diede l’ennesimo scappellotto dietro la nuca.
«Ma si comporta lo stesso come un umano.» disse all’improvviso una voce sarcastica, e Shinbe si raddrizzò, scostandosi per fare posto alla persona in questione.
Kyoko alzò lo sguardo, incrociando un paio di occhi dorati. Appartenevano al ragazzo più bello che avesse mai visto. Lui aveva lunghi capelli con riflessi argentati e la sua pelle dorata sembrava brillare di luce propria. Eppure, con quegli occhi sembrava tenerla prigioniera anche senza guardarla.
Suki sbuffò e incrociò le braccia sul petto, lanciando un’occhiataccia al nuovo arrivato. «Fantastico, mancavi soltanto tu per spaventarla.».
Shinbe sorrise a Suki, poi guardò Kyoko per fare le presentazioni di rito: «Questo è Toya. Toya, lei è Kyoko. Oggi è il suo primo giorno.».
Toya si voltò a guardarla e, per qualche motivo, quel suo sguardo indagatore la infastidì. Kyoko restrinse lo sguardo, gettando al vento la prima impressione positiva che aveva avuto di lui.
«Quindi sei tu la sacerdotessa?» disse lui sbuffando, poi si voltò, ignorandola.
Kyoko lo guardò sorpresa e sussultò. Nessuno lì sapeva che era una sacerdotessa. In realtà, soltanto i suoi familiari lo sapevano.
«E tu come diavolo fai a saperlo?» gridò furiosamente.
Toya trasalì sentendo il proprio sangue ribollire. «Dannazione, non gridare come una pazza. Ci sento ancora bene.» ribatté ringhiando.
Suki e Shinbe sussultarono e quasi desiderarono scomparire mentre gli altri due facevano a gara di sguardi.
I sensi di Toya iniziarono a percepire un’ondata di potere nella rabbia di Kyoko e lui s’irrigidì... forse quel bel corpo nascondeva davvero un qualche potere, ma avrebbe preferito essere dannato, piuttosto che dirglielo.
La scrutò in silenzio. I suoi capelli ramati brillavano alla luce e incorniciavano il suo bel viso a forma di cuore. Aveva degli occhi verdi che ora lo stavano fissando con rabbia, facendogli ribollire il sangue. Gli piacevano le ragazze che avevano fegato, e lei ne aveva da vendere ma, per qualche strano motivo, la cosa sembrava metterlo a disagio. Non gli piaceva il modo in cui lo stava guardando... ma risolse subito il problema.
Le lanciò un’occhiataccia, cercando di intimidirla. «Tu hai una borsa di studio, no?... E lui ha detto che sei una sacerdotessa!» ringhiò Toya, avvicinandosi finché il proprio naso non sfiorò quasi il suo, poi incrociò le braccia e sbuffò. «Scommetto che non sai nemmeno com’è fatto un demone.» aggiunse brontolando, poi si rese conto che le sembrava sempre più carina, e questo lo irritava.
Kyoko sussultò e la sua rabbia aumentò. Lei sapeva benissimo com’erano fatti i demoni. Li studiava da una vita e, se la sua famiglia aveva ragione, ne aveva persino incontrato qualcuno... anche se non riusciva a ricordarlo. Non le piaceva l’atteggiamento arrogante di Toya, quindi alzò un sopracciglio come per sfidarlo.
Suki prese le difese della sua amica: «Toya, riesci a essere educato almeno per un minuto? È arrivata solo da un paio d’ore e, se tu non la fai scappare, vorrei convincerla a restare.». Sembrava quasi triste al pensiero di perdere Kyoko così presto.
Toya alzò un sopracciglio e guardò Suki: «Be’, non ha risposto alla mia domanda. Pensi che se la caverà qui?» disse, tornando a guardare Kyoko.
«Io posso cavarmela ovunque, idiota.»