«Kyoko, vuoi startene lì tutto il giorno o andiamo a cercare la tua stanza?» brontolò Tama, sebbene fosse affascinato anche lui da quella visuale. Osservò sbalordito il gigantesco arco che portava all’ingresso principale.
Kyoko riprese la mappa che aveva in mano e indicò l’enorme edificio collegato all’ala destra dell’istituto. «Dovrebbe essere lì.». Si voltò e fece l’occhiolino a Tama, «Grazie per avermi aiutata.».
Lui sorrise un po’ imbarazzato e le disse: «Figurati. Non averti tra i piedi per un po’ sarà la mia ricompensa.». Si scostò e si mise a correre, ridendo a crepapelle.
Kyoko iniziò a inseguirlo ma, sentendosi osservata, si fermò.
Con la brezza che le scostò i capelli dal viso, si voltò verso l’edificio, chiedendosi chi la stesse guardando, ma non vide nessuno. Da qualche anno sentiva cose strane ed era sicura che, in quel momento, qualcuno la stesse spiando. Le sembrava quasi che quello sguardo la toccasse.
Le parve di intravedere un movimento in una finestra al piano superiore ma, guardando meglio, vide che non c’era nessuno. Sospirò tra sé, quella strana sensazione era svanita. Si morse il labbro inferiore, aspettando che la delusione passasse. Alla fine raggiunse Tama che stava entrando. Entrambi si guardarono intorno e si bloccarono.
«Questo posto è fantastico.» sussurrò Tama, poi le si avvicinò e, con tono serio, aggiunse: «Forse dovresti tenere la mappa... conoscendoti, ti perderai qui dentro.».
Kyoko non sembrava dargli ascolto mentre osservava l’atrio principale. La sala in cui si trovavano era alta almeno tre piani, con le scale che s’inerpicavano a spirale. Da un lato c’era un’enorme biblioteca, mentre dall’altro c’era una sorta di zona ricreativa e, appeso al soffitto a volta, c’era un gigantesco lampadario.
«Sarebbe un bel guaio se cadesse.» disse, facendo un cenno con la testa.
In corrispondenza del lampadario c’erano dei salottini con sedute imbottite. C’erano già alcuni studenti indaffarati, anche se era molto presto. Lei era voluta partire il prima possibile, e adesso erano le 07:30 del mattino. Guardò di nuovo la mappa, chiedendosi dove sarebbe dovuta andare.
Guardò Tama e indicò le scale. Poiché si stava trasferendo lì, aveva portato quattro valigie, ed erano molto pesanti.
Tama impallidì, «Stai scherzando, vero?». Lasciò andare i manici della valigia più grande, sapendo che stavolta le ruote non gli sarebbero state di aiuto. «Non ho tutta questa forza.».
Kyoko raddrizzò le spalle con decisione, poi fu colta di sorpresa quando sentì una voce maschile dietro di sé: «La signorina Kyoko Hogo?».
Lei si voltò all’istante e rispose: «Sì.». Spalancò gli occhi quando si trovò davanti un bel ragazzo. Aveva dei meravigliosi occhi color ghiaccio e lunghi capelli neri, raccolti in una coda di cavallo. Mentre lo guardava affascinata, sentì una strana brezza che le fece svolazzare i capelli sul viso.
Quel tipo aveva un sorriso ammaliante. Con suo grande stupore, lo vide schioccare le dita e due ragazzi comparvero quasi dal nulla, presero le sue valigie e salirono su per le scale. Kyoko rimase meravigliata ma, prima che riuscisse dire qualcosa, il ragazzo le prese una mano e vi posò un bacio delicato.
«Io sono Kotaro. Non avrei sopportato l’idea di vedere una ragazza così bella che sale le scale con delle valigie così pesanti. Se vuoi seguirmi, ti mostro la tua stanza.». Tenendola per mano, si voltò e si avviò per le scale.
Il calore improvviso che gli scorreva dalle dita lungo il braccio sembrava continuare a diffondersi in tutto il corpo... risvegliando il suo sangue di guardiano. Quello era un segreto. Le strinse leggermente la mano, sapeva che era lei la persona che aveva aspettato con tanta pazienza. L’aveva capito nel momento in cui era entrata nell’edificio.
Kyoko alzò un sopracciglio, pensando tra sé: “Che gli dei mi salvino. Un ragazzo che fa il galante... ma dove sono finita?”.
Voltandosi verso suo fratello, vide che era rimasto a bocca aperta. Piegò la testa di lato e alzò un sopracciglio, «Attento, così ti entrano le mosche in bocca.». Poi, prima che lui potesse riprendersi, si voltò e seguì quel ragazzo di nome Kotaro.
Sulla sua lavagna immaginaria segnò il punteggio di uno a zero per a sfavore di Tama. Lo sentì sbuffare mentre salivano le scale, lo stava battendo.
Incrociarono un altro ragazzo che scendeva e, mentre passava senza neanche guardarla, Kyoko sentì un tuffo al cuore e trattenne il fiato. Tutti i rumori svanirono mentre lui le passava accanto quasi al rallentatore. Poi tutto tornò alla normalità, e intanto il suo cuore saltò un battito, per poi accelerare.
Provò una sensazione di disagio, come se le mancasse qualcosa... anzi, come se avesse perso qualcosa che adesso le mancava da morire. Cercando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione, non si voltò a guardare il ragazzo in questione, era meglio non farlo.
«Be’, almeno ci sono parecchi ragazzi per cui sbavare.» sussurrò Tama, facendola ringhiare mentalmente.
Arrivati in cima alle scale, Kotaro imboccò un lungo corridoio con numerose porte su entrambi i lati. Immaginò che fosse il dormitorio, ma il ragazzo non rallentava né si fermava ancora davanti a nessuna stanza. Alla fine del corridoio c’era una porta con su scritto “DIVIETO DI ACCESSO”. Rimase un po’ confusa quando Kotaro e i ragazzi che portavano le valigie entrarono come se niente fosse, percorrendo un’altra rampa di scale.
Tama si avvicinò a Kyoko e la punzecchiò: «Secondo me ti portano nelle prigioni sotterranee.». Lei gli sorrise da sopra una spalla, «Stiamo salendo, stupido.». «Allora è una stanza vuota e fredda in cima alla torre.» continuò Tama.
«Beh, almeno mi terrò in forma.» pensò Kyoko mentre raggiungevano la fine di un’altra rampa di scale, poi svoltarono in un altro corridoio, e stavolta era bellissimo. C’era addirittura il pavimento di marmo. Le porte erano molto distanti tra loro. C’erano solo tre stanze e lei temeva che Kotaro non sapesse qual era la sua.
Il ragazzo si diresse verso l’ultima porta. Kyoko era una persona davvero speciale perché non a tutti era permesso di entrare in quel corridoio, e lui sapeva che quella era la stanza migliore di tutto il campus. Si fermò davanti alla porta e aspettò che lei e il suo giovane accompagnatore si avvicinassero.
Vedendola nervosa, Kotaro sogghignò... riusciva a percepire il suo nervosismo. Scrutò i suoi occhi color smeraldo e sentì il cuore fibrillare ma, per ora, si sarebbe limitato a fare come gli era stato ordinato.
Tese una mano con il palmo all’insù. «Ora tolgo il disturbo ma, se dovessi avere bisogno di qualcosa...». Le porse la chiave della stanza e, con uno sguardo che la fece arrossire, le rivolse un inchino galante, poi fece cenno agli altri due ragazzi di seguirlo.
Kyoko e Tama li osservarono esterrefatti, poi Kyoko guardò la porta e sussultò... c’era una targa con scritto il suo nome e cognome a lettere dorate.
Tama le diede un colpetto sulla spalla ridacchiando, «Attenta... ti entrano le mosche in bocca.».
Lei alzò gli occhi al cielo e cancellò mentalmente il punto che si era assegnata prima. Poi prese la chiave e aprì timidamente la porta, sbirciando all’interno.
Tama spalancò gli occhi e le passò accanto, «Non ci credo! Questa stanza è grande quasi quanto casa nostra!». La sua voce piena di stupore riecheggiò nel silenzio. «Potresti aprirci una discoteca, qui dentro.».
«Allora, ti piace la mia prigione sotterranea?» gli chiese Kyoko.
*****
Due ore più tardi, dopo aver salutato suo fratello, Kyoko iniziò a sistemare le sue cose sulle mensole in bagno. Guardò la vasca, era grande abbastanza per cinque persone. «Non ci credo.».
Le si drizzarono i peli sulla nuca al pensiero che forse si trattava di un errore. «Sicuro.» mormorò. Tra poco sarebbe arrivato qualcuno per dirle di riprendersi tutta la sua roba. Doveva essere la stanza