Kyoko annuì, cercando di capire, e gli chiese: «Allora posso fidarmi di tutti quelli che sono arrivati qui come me?». Kyou annuì e lei continuò: «Loro sanno tutto questo?».
Kyou scosse la testa: «Percepiranno un legame che crescerà ma, ad ogni modo, io conosco soltanto il passato, non il futuro. Ti proteggeranno come hanno fatto allora. È per questo che sono nati... è questa la loro ragione di vita.».
Kyou distolse subito lo sguardo dai suoi occhi indagatori, sapendo che la verità delle sue stesse parole riguardava anche lui. «Abbiamo ancora un po’ di tempo ma, per ora, voglio che tu smetta di nascondere i tuoi poteri di sacerdotessa e conosca ciò che ti circonda. Io veglierò su di te e ho detto a Toya di fare lo stesso.».
Kyoko lo scrutò attentamente, cercando di ricordare qualcosa di lui. Sembrava conoscerla molto bene. Guardandolo ancora più intensamente, sussurrò incuriosita: «Quanto eravamo vicini, io e te?».
Un bagliore di affetto represso brillò negli occhi dorati di Kyou, poi lui s’irrigidì e si allontanò da Kyoko. Riassunse l’aspetto freddo e distaccato, poi guardò verso la porta e ringhiò. Guardò di nuovo Kyoko e le disse: «Non rivelare a nessuno quello che ti ho detto, lo ricorderanno da soli.».
Kyoko sussultò quando qualcuno bussò forte alla porta e la aprì senza aspettare.
Toya iniziava a preoccuparsi per la sicurezza della ragazza e pensò di intervenire, se non altro per salvarla dalla freddezza di Kyou. Mentre entrava, il suo sguardo fu subito attratto da lei.
«Bene, vedo che è sopravvissuta alla chiacchierata.». Sentiva che qualcosa non andava e le sue iridi brillarono di argento. «Se hai finito con Kyoko, Suki la sta aspettando.». Toya guardò fisso Kyou, ignaro delle pagliuzze argentate che iniziavano a brillare nei propri occhi. L’altro lo guardò con la solita aria annoiata e annuì in silenzio.
Kyoko guardò Toya affettuosamente. Adesso che stava usando i propri sensi, sentiva che era preoccupato per lei, anche se non sembrava.
“Sarebbe morto per te.” le parole di Kyou tornarono a perseguitarla.
Kyou la vide rilassarsi nei confronti di Toya e provò un desiderio remoto, ma familiare, che lo lasciò perplesso. Ricordava bene quella sensazione e restrinse lo sguardo sul Guardiano d’Argento. Kyoko avrebbe sempre avuto quel legame speciale con suo fratello?
Kyoko si alzò in piedi, salutando Kyou con un cenno e rivolgendogli un sorriso che Toya non poteva vedere, poi si girò e rivolse a Toya un sorriso smagliante. «Arrivo, non voglio far aspettare Suki.». Si diresse verso la porta, lasciando Toya con una sensazione di calore. Una sensazione che soltanto i suoi sorrisi potevano provocargli.
Lui scosse la testa per cercare di scacciare quel calore, poi guardò Kyou, che lo stava fissando intensamente. «Che c’è?» gli chiese con voce dura, sapendo che non avrebbe avuto risposta. Concludendo che non ne valeva la pena, se ne andò sbattendo di nuovo la porta, e si affrettò per raggiungere Kyoko.
La guardò mentre camminava in fretta lungo il corridoio. Sembrava avere fretta di allontanarsi da Kyou. Sorrise tra sé e accelerò il passo per raggiungerla... un gioco da ragazzi, visto che era un Guardiano. I suoi pensieri s’incupirono, chissà se lei sapeva chi era. Ne dubitava, altrimenti non gli avrebbe sorriso in quel modo.
Arrivata alle scale, Kyoko capì che Toya l’aveva raggiunta perché riusciva a percepirlo. Sì, riusciva a sentire la sua aura potente, ma era una sensazione leggermente diversa rispetto a Kyou. Chiuse gli occhi per un istante. Non le importava se lui si era comportato in modo meschino, la sua aura era molto calda e la faceva sentire protetta.
Aveva capito che Toya era più giovane di Kyou e percepiva il suo potere nascosto. Un potere che, se sfruttato, avrebbe potuto oscurare suo fratello in un istante... anche se lei dubitava che uno dei due lo sapesse. Kyoko era felice di usare di nuovo i propri sensi.
«Allora...» gli chiese, «... dove sono Suki e Shinbe?».
Toya restrinse lo sguardo, era rimasto fregato dalla sua stessa bugia. Cosa voleva che ne sapesse di Suki e Shinbe? Era tornato soltanto per lei, per portarla via da Kyou.
«Non lo so.» biascicò pigramente.
Kyoko lo guardò accigliata, «Ma hai detto...».
Lui la interruppe: «Dovresti ringraziarmi per averti salvato.», avvicinandosi come per intimidirla.
«Salvato da cosa?» ringhiò Kyoko, non gradendo il suo atteggiamento. Cavolo, a volte si comportava come un vero idiota.
«Da Kyou.» ringhiò Toya in risposta, stringendo il pugno. Muovendo le sue belle labbra, Kyoko riusciva sempre a farlo incazzare. “Belle labbra?” Come gli erano venute in mente quelle parole? Confuso, si scostò da lei.
Presa alla sprovvista, Kyoko si limitò a guardarlo. Poi iniziò a ridere, sempre più forte. «Oh, davvero?» gli chiese, cercando di respirare tra una risata e l’altra. «E perché dovresti?» s’interruppe e placò la propria risata, anche se mantenne un sorriso smagliante e i suoi occhi brillavano ancora di malizia.
«È carino da parte tua, non sapevo che t’interessasse.». Arricciò il naso, cercando di mantenere un’espressione seria.
Toya la fulminò con lo sguardo, aveva la sensazione di essere preso in giro. «Quindi alla fine hai deciso di restare, “sacerdotessa”?» pronunciò l’ultima parola come se avesse l’amaro in bocca.
Kyoko smise di sorridere e avvicinò il viso a pochi centimetri dal suo, guardandolo dritto negli occhi. «Sì, ho deciso, “guardiano”.». Alzò un sopracciglio, poi si voltò e corse giù per le scale ridendo.
«Sì!» esclamò Kyoko a bassa voce, e segnò mentalmente un punto a proprio favore. “Kyoko 1... Toya 0.”.
Toya spalancò gli occhi per un istante, prima di rendersi conto che quella ragazzina lo aveva fregato. «Maledizione!» sibilò, e la seguì.
Kyoko era quasi in fondo alla scalinata quando sentì i propri sensi si attivarsi. Percependo un altro guardiano oltre a Toya, si guardò intorno. L’unica persona abbastanza vicina da provocarle quella sensazione era uno studente in fondo alle scale, che la osservava con interesse.
Lo guardò e rimase meravigliata per i riflessi violacei dei suoi capelli selvaggi e dei suoi bellissimi occhi. Mentre lo fissava, le parve di vedere scintille di tutti i colori nelle sue iridi.
Toya aveva raggiunto Kyoko. Vedendola fermarsi all’improvviso, capì che stava fissando Kamui. “Quindi adesso sa riconoscere gli immortali.” pensò tra sé. La prese per un braccio e disse: «Vieni, te lo presento.».
Aveva scoperto il punto debole di Kamui appena lo aveva incontrato. Tutto quello che sapeva di lui era che non aveva i genitori ed era cresciuto in affido, fin quando Kyou non gli aveva offerto un posto lì.
Kyoko si lasciò trascinare da Toya verso lo sconosciuto. Sentiva che era un immortale, e percepiva in lui anche una straordinaria gentilezza. Esplorò la sua aura con i propri sensi e vi trovò il calore... insieme all’innocenza che poteva appartenere soltanto a un bambino.
«Ehi Toya, chi hai portato?» gli chiese Kamui, guardando la ragazza con espressione estasiata. Si sentiva come se la aspettasse da tanto tempo... anche se non aveva idea di chi fosse. Era come se avesse sentito terribilmente la sua mancanza. Riprese fiato e fece un respiro profondo, sentendo il suo odore che gli sembrava molto familiare.
Guardò Toya e gli chiese: «Allora... ti sei trovato una ragazza?», poi sogghignò con un’espressione divertita.
«Neanche per sogno.» ringhiò l’altro, «Non è il mio tipo.».
«E come fai a saperlo? Non ce l’hai mai