Keira sgranò gli occhi ammutolita. Non si era resa conto che quando aveva parlato di consegna definitiva Elliot aveva inteso quella subito prima di mandarla in stampa! Di norma Nina rileggeva un paio di volte i suoi articoli prima di arrivare sulle pagine della rivista.
“Mi dispiace,” balbettò. “Ho frainteso.”
Elliot la fissò cupo. Non voleva sentire ragioni. Tese una mano con il palmo verso l’alto. “Allora consegnalo. Sarà meglio che vada bene, perché è tutto sulle tue spalle. Sono le tue parole al cento percento. Cento percento la tua responsabilità.”
Keira deglutì comprendendo la gravità della situazione. Avrebbero potuto licenziarla per un brutto articolo? La rivista avrebbe potuto avere dei guai a causa sua?
In fretta, estrasse una copia cartacea dell’articolo da dentro la borsa, insieme alla chiavetta USB su cui aveva salvato l’originale. Elliot le strappò di mano la copia stampata e si appoggiò allo schienale della sedia. Keira lo guardò nervosamente mentre leggeva le sue parole.
Il momento sembrò durare un’eternità. Lei si sbirciò dietro le spalle e vide che l’intero staff la stava fissando; alcuni le lanciavano occhiate dalle scrivanie, altri fissavano senza pudore e a occhi sgranati l’intero procedimento. Si sentiva il cuore sotto le scarpe.
Sulla sua sedia, con una gamba piegata rigidamente sull’altra, le sopracciglia strette insieme, Elliot girò l’ultima pagina. Quella era la parte che nessuno aveva letto a eccezione di Keira, la sezione su cui aveva lavorato durante il volo di ritorno dalla Svezia. Mentre lo sguardo del capo sfrecciava da destra a sinistra, Keira diventò sempre più ansiosa e l’uomo serrò di più la mascella.
Alla fine lui alzò lo sguardo, con le narici frementi. “Che diavolo è questo?”
La scrittrice indietreggiò. Non avrebbe potuto anticipare una reazione peggiore di quella.
“Che cosa c’è che non va?” chiese, spremendosi il cervello alla ricerca di errori palesi. Aveva scritto per sbaglio il nome di un altro paese? Svizzera, magari, invece di Svezia?
“Che cosa c’è che non va?” ripeté Elliot, sempre più furioso. “Quello che non va è che tu sei una scrittrice di storie romantiche che non è capace di scrivere un maledetto finale romantico! Giulietta non ha mollato Romeo! Lizzy Bennet non ha lasciato il signor Darcy all’aeroporto! E Catherine non è scappata dalla storia con Heathcliff!”
“A essere sinceri, nessuno di questi è un esempio particolarmente salutare di amore…”
“Non mi interessa!” sbottò lui, interrompendola. “Non so se l’hai notato, ma il romanticismo non è esattamente il mio forte. Ma persino io so che i due personaggi principali non possono decidere di lasciarsi in modo maturo! Con Shane c’è stata tutta la faccenda del padre morto. Favoloso! Cristiano è stato il dongiovanni respinto. Magico! Ma Milo? Milo… cosa fa… svanisce nel nulla e basta?”
Keira deglutì con forza. Non aveva modo per difendersi. “Non so cosa dirti. È la verità, e credo che i miei lettori l’apprezzeranno. Non posso mentire sul modo in cui gli scandinavi si approcciano alle relazioni o su quello che ho imparato mentre ero lì.”
Elliot agitò i fogli. “Hai scritto, e cito testualmente, che quello che hai condiviso con Milo non può essere etichettato! Keira, il tuo lavoro è di parlare di relazioni e non vuoi nemmeno definirlo così come è!” Fece un lungo respiro e buttò la testa tra le mani. “I lettori lo detesteranno.”
“Non sono d’accordo,” rispose lei con coraggio. “Ho incontrato i miei lettori in giro per il mondo e vogliono la verità. Rispettano la mia onestà.”
Ma il capo non la stava ascoltando. “Non c’è tempo per riscriverlo. Siamo fregati.”
“Ti dico che conosco i miei lettori,” ripeté con insistenza Keira. “Devi fidarti di me.”
E vedendo che l’uomo stava ancora borbottando tra sé e sé, senza prestarle attenzione, sbatté il pugno sulla scrivania. Lui si raddrizzò di scatto, sorpreso.
“Credi in me,” disse Keira di nuovo, severamente, a denti stretti. “So che cosa sto facendo.”
Elliot la fissò cupo e in silenzio per un lungo momento. Alla fine si espresse: “Sarà meglio che tu abbia ragione.”
CAPITOLO QUATTRO
Più tardi, quella sera, Keira bussò alla porta di sua madre. Un momento dopo le fu aperto, ma dietro non c’era Mallory. Invece era Bryn.
“Sono FIDANZATA!” gridò lei.
Keira batté le palpebre davanti alla mano sollevata della sorella su cui spiccava un anello con un enorme diamante scintillante. Aveva un sorriso a trentadue denti mentre aspettava ansiosamente che reagisse in qualche modo. Ma la giovane scrittrice si limitò a continuare a battere le ciglia.
“Oh,” fu tutto ciò che riuscì a dire.
L’espressione di Bryn aveva iniziato a passare dall’euforia al dispiacere, quando Felix, che l’aveva appena raggiunta, spalancò del tutto la porta. Il suo anziano fidanzato aveva un’aria indulgente.
“Avrebbe dovuto annunciarlo una volta che fossimo stati seduti tutti a tavola,” disse, sorridendo a Bryn in modo affettuoso ma severamente paterno.
“Non sono riuscita a trattenermi,” rispose lei, facendogli gli occhi dolci.
Keira fece una smorfia.
Felix spostò la sua attenzione sulla nuova arrivata. “Bentornata,” esclamò. “Vieni dentro a riscaldarti.”
La giovane donna entrò in casa. Dalla cucina, sentì Mallory che gridava: “È Keira?”
“SI’!” gridò Bryn oltre una spalla, prima di tornare subito a rivolgersi verso la sorella. “Quindi? Non hai intenzione di fare commenti?” le chiese con tono irritato. “Congratulazioni, per esempio?”
“Ma certo,” disse lei, riscuotendosi dalla sorpresa. “Congratulazioni. A tutti e due.” Baciò entrambi a turno. “Sono solo rimasta stupita. È così… improvviso.”
Bryn socchiuse gli occhi. “Dice la ragazza che si innamora ogni mese.”
“Sii gentile,” l’avvertì Felix. Poi a Keira, aggiunse: “Lo so che sembra molto frettoloso, ma non sono più tanto giovane.”
Puoi dirlo forte, pensò lei.
Proprio allora, Mallory uscì dalla cucina, con una pirofila tra le mani. Aveva i capelli crespi e in disordine e sembrava agitata come sempre.
“Ecco la cena,” esclamò. “Prendete tutti posto.”
Keira si sfilò rapidamente la giacca e si accomodò sulla sua sedia al tavolo. La madre le tese un piatto carico di maccheroni al formaggio, insalata e pane all’aglio.
“Grazie, mamma,” disse lei, prendendo il piatto. “E ciao.”
“Sì, sì, ciao, cara,” rispose la donna, già concentrata a preparare la porzione di cibo per Felix. “Grosse notizie, eh? Non avrei mai pensato che tua sorella si sistemasse prima di te.”
“MAMMA!” esclamarono all’unisono le sorelle Swanson.
“Beh, non potete biasimarmi,” rispose Mallory, continuando con la sua tipica mancanza di tatto. “Keira è sempre stata un tipo più casalingo ed è stata insieme a Zach per molto tempo. Temevo che quello che è successo tra me e tuo padre ti avesse fatto passare la voglia di sposarti, Bryn.”
“Oh, mamma, per favore,” sbottò lei, prendendo il piatto che Mallory le stava tendendo. “Non trasformeremo l’annuncio del mio fidanzamento in una serata di commiserazione per il tuo divorzio.”
Mallory emise un sospiro addolorato.
“Credo che quello che Bryn stia cercando di dire,” intervenne Felix nella sua maniera calma e paterna,