«No, non è vero che capisci la mia situazione... parli così soltanto perché ti conviene, perché hai paura... ma ti garantisco che non puoi comprendere... guarda qui!» rispose alzando improvvisamente la voce, tirò fuori una fotografia da una tasca e gliela piazzò bruscamente davanti. «Questo è mio figlio! Non vedrò spuntare il suo primo dente, non lo vedrò muovere il primo passo. Il giorno in cui dirà per la prima volta “papà”, davanti a lui ci saranno soltanto degli estranei. E invece voglio esserci io... devo esserci io, capisci? Perché quando crescerà comincerà a domandare dove sono i suoi genitori e gli verranno date risposte vaghe, allora si chiederà perché l’ho abbandonato e mi odierà. E tra sette anni non vorrà neanche più sapere il mio nome. Tu non stai rischiando tutto questo, quindi non è vero che puoi capirmi! Io non voglio essere ibernato, di cosa potrebbe accadere o non accadere dopo non me ne frega niente» concluse, poi cominciò a singhiozzare nervosamente e malgrado tutto Giuda provò quasi pena per lui.
«E poi,» riprese, e adesso sembrava davvero spaventato, «le strane storie che si raccontano sugli ibernati le conosci anche tu! Si dice che non verranno più svegliati perché vengono usati per gli esperimenti, che i loro organi vengono asportati per sostituirli a quelli malandati degli Anziani del Consiglio.»
«Ma che cosa dici, queste sono soltanto voci. Lo sai che le persone sole vengono ibernate esclusivamente per non alterare gli equilibri sociali. E poi, costituiscono una “riserva di esseri umani” per il caso in cui un evento inatteso dovesse abbassare drasticamente i livelli demografici» obiettò il giornalista.
«Ah si? Allora dimmi quanto ex ibernati conosci! E visto che ci sei, spiegami anche perché i soggetti che vengono scelti sono tutti quanti sani, giovani e forti» obiettò l’assassino.
«Perché un giorno potrebbero divenire soldati, per difenderci in caso di un attacco alieno» replicò l’altro come ripetendo una lezione imparata a memoria.
«E tu lo credi davvero?» ribatté l’altro col tono di chi parla a un bambino, quella semplice domanda fu sufficiente a far vacillare in un attimo tutte le sue certezze.
Giuda sentì il bisogno improvviso di buttare lo sguardo fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa di rassicurante. I Tiratori Scelti erano appostati sui tetti delle palazzine vicine, i lampeggianti delle auto continuavano a giocare col nero della notte. I molti curiosi erano ancora assiepati col fiato sospeso dietro il cordone di Guardie Semplici, intenzionati ad assaporare fino all’ultima emozione quell’assurda tragedia. L’improvvisa percezione della realtà reale sconvolse Giuda, si rese conto di essersi infilato in un vicolo cieco e di averlo fatto con le sue stesse gambe. Pensò che le storie simili che aveva vissuto al Cinema Totale, impersonando qualche eroe, non rendevano minimamente giustizia al turbine di sensazioni che gli stavano martoriando la mente e il cuore. Si trovava rinchiuso in una stanza, in compagnia di un uomo sconvolto che gli agitava una pistola laser davanti al viso, un pazzo furioso che non aveva più niente da perdere perché aveva appena ucciso due poliziotti. Si chiese se sarebbe riuscito a uscirne incolume e cominciò a sentirsi male, gli tornarono a mente i suoi familiari e capì che doveva trovare il modo di scuoterlo, di fargli capire che non aveva una sola possibilità di ottenere ciò che pretendeva.
«Hai ammazzato due uomini e forse farai lo stesso con me, ma questo non cambierà le cose» gli disse convinto. «Non potrai fuggire da nessuna parte e perderai per sempre la possibilità di rivedere tuo figlio. La Legge non verrà mai cambiata e il Mondo continuerà a girare sempre nello stesso verso, fregandosene di me e di te. E tu finirai comunque ibernato, o peggio ancora, verrai ucciso dai Tiratori Scelti» concluse tendendo un braccio verso la finestra. «Sono tutti là fuori per te, aspettano soltanto che tu commetta un errore.»
Fece una pausa per lasciargli il tempo di ragionarci sopra, sperando che finalmente avrebbe compreso di non avere scampo, poi riprese.
«Se ti arrendi adesso, forse te la potrai ancora cavare. Magari riuscirai a dimostrare che la morte dei due Signori dell’Ordine è davvero stata soltanto un incidente, una cosa non voluta.»
«Chiudi quella bocca!» gli ordinò l’altro sbattendo con rabbia un piede a terra, furioso, era appena stato messo con le spalle al muro. Si avvicinò a un palmo dalla faccia di Giuda, lui sentì le folate calde del suo alito affannato e puzzolente invadergli le narici. «Stai zitto, stai dicendo soltanto stronzate!» disse, fece un passo indietro tendendo il braccio e cominciò a carezzare il pulsante di sparo, con una lentezza sadica.
E’ finita, pensò rassegnato Giuda, ma l’assassino non gli sparò. Tolse il dito da sopra il pulsante di sparo e si girò verso la finestra, si fissò a guardare ciò che stava accadendo in una zona appartata del giardino. Sotto la luce nebulosa di un lampione, un uomo dai capelli bianchi come neve stava rimproverando aspramente Nicole. Lei teneva la testa bassa e fissava le proprie braccia conserte al petto, scuoteva ritmicamente le spalle come se stesse piangendo. Giuda accennò istintivamente un passo verso la finestra ma l’altro irrigidì il braccio armato, impedendogli di fare un altro passo. Subito dopo, comparve sulla scena anche Freddy, spostò da parte Nicole con modi gentili e prese il suo posto nella discussione con l’uomo dai capelli bianchi.
«Chi è quella donna? La conosci?» chiese l’assassino.
«E’ mia moglie» confessò subito Giuda, un attimo dopo maledì la propria incapacità a mentire.
«Mi arrendo» annunciò allora l’assassino abbassando il braccio, Giuda lo guardò sconcertato e lui lasciò cadere l’arma sul pavimento. Si chinò sulle ginocchia tenendosi il fianco, aveva l’aria distrutta.
«Sei felice?» gli domandò guardandolo di sotto in su.
«Si, penso di esserlo» ammise lui vergognandosene un po’.
«Vorrei conoscere tua moglie» chiese l’assassino quasi garbatamente, spiazzandolo del tutto. Lui non intendeva esporre Nicole a un simile rischio, ma temeva che in caso di un suo rifiuto l’altro avrebbe nuovamente perso la testa.
Maledizione, perché Nicole è venuta qui? E quel tipo che la stava rimproverando chi è? Accidenti, proprio adesso che quest’uomo aveva deciso di arrendersi... pensò mentre cercava di prendere una decisione.
«Avanti, non ho più voglia di lottare contro i mulini a vento» insisté l’assassino col tono di chi chiede un favore. Giuda esitò, era convinto che l’assassino potesse essere ancora capace di qualsiasi cosa, ma questi raccolse l’arma e gliela posò gentilmente in mano, come se gli avesse letto nel pensiero.
«Avanti, di che cosa hai paura? Ora quello armato sei tu!»
Lui andò ad affacciarsi alla finestra, pregando di non aver fatto la scelta sbagliata.
«State calmi, è tutto a posto» gridò, qualcuno ordinò ai poliziotti di abbassare le armi e lui chiamò Nicole, che nel frattempo era rimasta sola sotto quel lampione perché Fred e l’altro uomo misterioso si erano dileguati.
Giuda aveva impugnato la pistola e si era piazzato davanti alla finestra, da là, in caso di bisogno, avrebbe potuto facilmente chiedere aiuto. Intanto, con mano tremante, cercava di tenere sotto tiro l’assassino che si era sistemato al centro della stanza, ad aspettare sua moglie.
«Non ho alcuna intenzione di farvi del male» si affrettò a dirle lui non appena Nicole si affacciò sulla soglia, quasi temesse un suo ripensamento. «Non aver paura, avvicinati» aggiunse poi in tono fin troppo affabile, per rassicurarla. Lei fece una faccia sorpresa e trattenne a stento un’esclamazione, suo marito ebbe la sensazione che in qualche modo quei due si conoscessero già. Nicole si accorse che lui la stava scrutando perplesso, scosse la testa e andò ad abbracciarlo senza rispondere al suo sguardo interrogativo.
«Siete proprio una bella coppia!» commentò l’assassino dopo aver fatto un passo indietro, per osservare meglio il quadretto familiare. «Devi essere orgogliosa di tuo marito, è un uomo intelligente e coraggioso. Credo che siano davvero pochi, quelli che stasera avrebbero accettato di entrare in questa casa. E poi è saggio,