L’AGGRESSIONE
LA MORTE DI NICOLE
L’ALIENO
CACCIA ALL’UOMO
IL BATTESIMO DI GESU’
L’ATTACCO DELLA SETTA
GIUDA E GESU’
ANNO XXXIII D.C.
LA PASQUA DI RESURREZIONE
LA LIBERAZIONE
DAL VANGELO SECONDO GIUDA
EPILOGO
PARTE I
L’AGGRESSIONE
Quella mattina c’era un bel Sole, Nicole aveva apparecchiato in giardino. Posò il vassoio della colazione sul tavolo e sedette di fronte a Giuda, senza smettere di fissarlo con un sorrisetto enigmatico stampato in viso. Lui aveva notato che negli ultimi giorni sua moglie aveva qualcosa di diverso nello sguardo, come una luce particolare che brillava sul fondo dei suoi grandi occhi scuri, ma non era riuscito a spiegarsene il motivo.
«Che fai, non mangi?» lo stuzzicò lei divertita, vedendolo perplesso, lui si scosse. «Ho deciso che finché non mi dici che cos’hai, non mi muoverò da qui. Quindi stamani arriverò tardi al lavoro e mi prenderò un bel rimprovero... e sappi che sarà soltanto colpa tua!» replicò puntandole contro un dito, ma non riuscì a sembrare serio quanto avrebbe voluto. Lei continuò a sorridere divertita senza rispondere, mentre un vento leggero le scompigliava i lunghi capelli lisci dal colore dell’ebano. Jodie li raggiunse correndo e saltò in braccio a sua madre.
«Allora, glielo diciamo?» le chiese.
«Ma si, dai» rispose Nicole lanciandole un’occhiata complice «è ora che lo sappia anche lui!»
«Che cosa dovete dirmi?» fece allora lui dimenandosi sulla sedia, sempre più impaziente.
La bambina si staccò da sua madre e gli si avvicinò lentamente, per tenerlo ancora un po’ sulla corda.
«Avrò un fratellino» gli sussurrò all’orecchio. Per un attimo lui ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato, cercò conferma nello sguardo di Nicole perché non era sicuro di aver capito bene. Lei annuì convinta e lui si fece improvvisamente assorto, abbassò la testa e cominciò a mangiare, senza scomporsi. Al termine della colazione, Jodie e Nicole sparecchiarono e rientrarono in casa, Giuda oscurò tutte le finestre e le raggiunse in salotto. Soltanto allora poterono finalmente lasciarsi andare alla loro esplosione di gioia, al riparo da sguardi indiscreti e stando attenti a non fare troppo baccano. Infatti, nell’anno 2178, chi manifestava troppo apertamente le proprie emozioni non era visto di buon occhio.
Giuda era impiegato come cronista presso il piccolo Quotidiano locale, era uno di quei giornalisti che vanno in giro negli orari e nei posti più strani in cerca di notizie sensazionali. Sapeva bene che la sua attività non era emozionante come quella dei suoi antichi colleghi, ma quel lavoro gli piaceva molto. Le lunghe veglie notturne e gli appostamenti non esistevano più perché ogni evento era vissuto in tempo reale, ma lui era convinto che, impegnandosi a fondo, sarebbe sempre riuscito a trovare il modo di scrivere un buon articolo. Lungo il tragitto si fermò a comprare un paio di bottiglie “di quello buono”, per condividere con i colleghi quella fantastica novità, ma anche là i festeggiamenti si limitarono a un brindisi quieto e a qualche fredda stretta di mano.
La sera stessa, per festeggiare l’evento, Giuda prenotò un tavolo in un ristorante di alto livello. Nicole si mostrò entusiasta di quelle pietanze a base di pesce, in particolare le piacquero molto le primizie servite per contorno, coltivate sul fondo del Mar Mediterraneo. Ebbri per l’euforia esaltata dal vino azzurrognolo, frizzante e leggermente salato, si lasciarono andare a tutta una serie di progetti sul bambino. Si dissero che sarebbe stato bello, forte, intelligente. Forse un artista, o addirittura uno scienziato. Per chiudere la serata in bellezza si recarono al Cinema Totale, dove vissero da protagonisti una Storia Interattiva. Tornati a casa trascorsero il resto della notte facendo l’amore, ubriachi di felicità, finché si addormentarono stretti stretti.
Poco dopo la quotidianità riprese il sopravvento, le settimane successive trascorsero serenamente tra le gite in barca e lo sport, il lavoro di Giuda e le mostre di Pittura Dinamica di Nicole, che in quel genere di rappresentazioni artistiche era la migliore. La sua pancia continuava a crescere e lui trascorreva ore a guardarla e carezzarla, a parlarle, oppure semplicemente ad ascoltarla come se ogni volta fosse la prima. Talvolta, durante la preparazione della camera del bambino, si incantavano a fissarsi negli occhi perdendosi l’uno nell’altra, fino a sentirsi una cosa sola.
Il foglio uscì dalla stampante accompagnato da un breve ronzio, dopo un salto di pochi centimetri andò a depositarsi dolcemente nel raccoglitore. Il dottor Lorentz spense le apparecchiature e lo raccolse, quindi esaminò i dati con estrema attenzione.
«Non ha niente da temere signora, tutto sta procedendo per il meglio. I parametri sono tutti nella norma, ma non solo: dall’analisi del Patrimonio Genetico si intuisce che suo figlio, oltre a essere praticamente perfetto dal punto di vista biologico, sarà dotato di eccellenti qualità intellettive e morali.»
Il dottore era piuttosto basso e corpulento, aveva il viso butterato e le labbra carnose come quelle di una donna. I suoi occhi piccoli e vicini, sfuggenti come se guardasse sempre altrove, ricordarono a Nicole quelli di un topo. Lei vinse una specie di ripugnanza e lo ricompensò con un sorriso stupendo, stringendogli la mano, poi lasciò l’ambulatorio. Il dottore si assicurò che la sala d’attesa fosse deserta, poi rientrò in studio e digitò la combinazione sul pannello posto a fianco al battente. La porta si chiuse e andò in blocco, lui raggiunse la scrivania e premette un pulsante nascosto sotto un fermacarte di marmo. Uno specchio alto due metri scorse lateralmente lungo una guida nel pavimento, aprendo la vista ad una piccola stanza nascosta. All’interno c’era un uomo affacciato alla finestra, aveva le mani giunte dietro la schiena e stava osservando Nicole che si allontanava per strada. Passo dopo passo lei divenne una macchia di colore sempre più piccola, fino a confondersi nel sonnacchioso traffico cittadino. L’uomo si voltò lentamente a scrutare il dottore, esprimendo coi suoi occhi dal colore del ghiaccio una richiesta muta ma ben precisa.
«Avete potuto vedere voi stesso Eccellenza!» rispose soddisfatto. «Fisicamente incarna la perfezione, inoltre conoscete i suoi dati biomorali meglio di me. E’ senza ombra di dubbio uno dei migliori esemplari, se non il migliore in assoluto, tra tutti quelli che abbiamo esaminato. Le sue qualità sono meravigliosamente elevate sia sotto il punto di vista intellettivo che sotto quelli morale, caratteriali ed estetico» precisò.
Sir Jonathan annuì gravemente e si sistemò nervosamente la zazzera di capelli bianchi, candidi e luminosi come neve, facendosi pensoso. Aveva studiato personalmente i rapporti su tutti gli esemplari studiati e le sue conclusioni collimavano perfettamente