E non anche la mia, forse?.. Non anche la mia?.. Dillo! Dillo!
(dalla sinistra, prima d'entrare) Permesso?
(ricomponendosi) Avanti, Suora Marta. Che c'è?
(entrando) Il professor Bernardi ha quasi terminata la sua visita alle ricoverate.
(battendosi la fronte con la mano) Ah già! C'è la visita del professor Bernardi!..
(comprende di essere – involontariamente – importuna.) Ma non si scomodi, direttore. Il professor Bernardi mi ha raccomandata di comunicarle che, se lei ha da fare, egli non vuole disturbarla. Ha soggiunto che, dovendo trattenersi ancora in questa città, avrebbe il tempo di ritornare per salutarla.
Piú o meno, ho sempre da fare.
Gli riferirò che lei si scusa per oggi.
No, Suora, no. Che penserebbe di me?.. Io non l'ho accompagnato durante la sua ispezione scientifica affinché il contegno delle ricoverate non risentisse della mia presenza, della mia immediata vigilanza. E mi pare che egli abbia apprezzata questa mia scrupolosità. Ma adesso mi è doveroso parlargli, mi è doveroso di stare un po' con lui. Gli direte che io lo aspetto qui o che mi faccia avvertire appena si sarà sbrigato.
Sta benissimo. (Via.)
Ed eccomi assillato, eccomi vessato dai miei doveri e dalle mie responsabilità quando vorrei potermi sottrarre a tutto quello che mi ricorda di essere vivo!
(già in piedi) Le tue responsabilità e i tuoi doveri sono provvidenziali oggi e saranno provvidenziali in avvenire. Non lamentartene. Io te l'invidio!.. T'impediranno di abbatterti. Impegneranno le tue ore in un'attività che, per quanto imposta, ti sarà poi di sollievo.
(acido, e torvo) Mi condanneranno a uno sforzo di sdoppiamento: a uno sforzo in cui corre il rischio di spezzarsi chi non possegga l'elasticità di coscienza per la quale è facile infingersi o mentire! (Un intervallo.) E siamo intesi.
Siamo intesi davvero, Francesco! (Tutta raccolta, esce.)
(tra sé – scervellandosi)… Ghermire quello che è dentro l'involucro che si può toccare, quel che è al di là della fisonomia e dei gesti che si vedono, al di là della voce e della parola che si odono: questo è il problema insolubile!..
(nella stanza contigua, a sinistra) Grazie, gentilissima Suora, e non mi dimentichi!
(si sforza di assumere un atteggiamento di cordiale cortesia e gli va incontro.) Favorisca, Professore! Favorisca!
(avanzandosi) Sono a lei, collega. (È un uomo sulla cinquantina. Alto. Magro. Adusto. Elegante. Disinvolto. Barbetta a punta, brizzolata. Naso lungo, arcuato. Sopracciglia convergenti. Sguardo fosforescente, penetrante. Ha un po' un'aria da Mefistofele bonario. Il suo sorriso è buono. Parla con aristocratica affabilità e con ricercatezza, ascoltandosi, assaporando la frase fiorita arguta.)
Ella mi ha sospettato di tanta indifferenza da rinunziare a mietere súbito le sue impressioni e a darle súbito qualche schiarimento! Mi faceva torto.
Pardon!.. L'indifferenza è spesso un'affermazione di serenità. Mi sarebbe parsa legittima in lei. E anche piú legittima mi sarebbe parsa una piú limitata tolleranza della mia indiscrezione.
Un linguaggio cosí umile è paradossale sulla bocca dell'insigne professor Antonio Bernardi.
Una vera indiscrezione è stata la visita che ella mi ha consentita. Ciò che giustifica l'indiscrezione è la speciale fama di cui Ella gode e di cui è circondato questo monastico rifugio della psicopatia femminile. Una attrattiva irresistibile!
(con dignitosa modestia) La fama di cui godo?.. Io sono l'ultimo arrivato.
Last not least, come sottilmente dicono gl'inglesi.
Ma è certo che questo rifugio non è che l'abbozzo di una Casa di Salute.
Protesto, collega! Molto piú di un abbozzo!
Minuscola. Rachitica. Incompleta. E mi cruccio di non avere i mezzi per ampliarne la capacità ospitale, per svilupparne l'efficienza.
Già troppa la sua abnegazione! È notorio che ella giuoca e perde alla roulette dell'altruismo tutte le sue entrate di possidente.
Mio padre mi lasciò un titolo di conte che ho seppellito e un po' di proprietà che onoro col dedicarne le non larghe rendite a un'opera di soccorso.
E non trova appoggi finanziarii per una fondazione d'indole cosí filantropica?!
Cercandone, forse ne troverei. Ma avendo voluto adottare dei metodi esclusivamente miei, ho dovuto serbare al Ricovero un carattere di personale esperimento e di personale filantropia. Inferme che paghino, difatti, non ne ammetto se non in linea eccezionale, e sempre che io abbia un posto disponibile l'offro a qualche inferma povera o accolgo gratuitamente quella che mi sia portata, come una naufraga, dalla marea delle sue sventure.
Tutto ciò è sublime!
No, non è sublime. C'è in me – gliel'ho confessato – un'ambizione di autonomia, una ostinata insubordinatezza.
Anche questa «insubordinatezza» accede alla sublimità. Nella cura della follia o della semi-follia ella si è proposto di sostituire l'influsso dell'Idealismo ai dettami positivistici. Verso le vie del cielo! Coelum accipere!
Mettiamo i punti sugl'i, Professore. Non vorrei che mi si tacciasse di cecità. Secondo me, l'Idealismo è creatore o coefficiente di coesione morale, e, secondo me, coesione morate è sanità della mente, è vigoria dell'anima. Io sostituisco l'influsso dell'Idealismo ai dettami positivistici solamente quando la causa della follia o della semi-follia non permanga nel dominio del clinico e quando, perciò, il positivismo onesto non abbia nulla da fare. Idealista, sí. Cieco, no.
Evidentissimo, perdiana!
Tuttavia, lo so che nel campo della scienza ufficiale io non sono che un reprobo, un traditore.
La scienza ufficiale è in piena bancarotta, non vale la pena di esserle devoto.
M'incoraggia a tradirla proprio lei che è un ortodosso?
Un miscredente, sono! Un malinconico miscredente! La piú nera miscredenza mi si è infiltrata dentro e non mi lascia piú. Sono da compiangere, io. Lei, almeno, può illudersi