Max Leitner. Clementine Skorpil. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Clementine Skorpil
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 9788872838013
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cucita alla giacca. Sul davanti i vestiti arrivavano appena sopra il ginocchio, sul dietro erano più corti. Se allora avessi già posseduto le giuste nozioni fisico-matematiche sullo spostamento dei corpi avrei saputo perché era così. I due vestiti avevano un altro vantaggio non da poco: la signorina Linninger poteva anche spiegazzarli, ma nonostante questo mantenevano sempre la loro forma. Insomma, li sfruttava per bene.

      Nei giorni di festa grande la signorina Linninger portava un abito di colore beige. In effetti era una mise alquanto particolare, perché la gonna e la giacchetta erano elementi separati. Anche se la lunghezza della gonna non era diversa dal solito: davanti sopra il ginocchio, dietro fino a metà della coscia.

      Una di queste feste era il giorno della distribuzione delle pagelle. Una come quella di Fabio Pagano la maestra non l’aveva mai consegnata. Era piena in gran parte di brutti voti – in una scuola elementare! La mamma si precipitò con la pagella dalla maestra e quest’ultima disse che poteva darmi solo degli uno e dei due perché non aprivo mai bocca e mi limitavo a copiare dalla lavagna in modo meccanico; di capire non se ne parlava neppure. Solo in aritmetica riuscivo a tenere il passo con gli altri bambini, ecco perché nella mia pagella spiccava un luminoso dieci.

      La mamma mi trascinò da uno psichiatra, il quale constatò che non sapevo il tedesco perché non aprivo bocca. Nella mia infanzia la storia dell’uovo e della gallina non era pura teoria. Mia madre minacciò di chiudere l’ambulatorio e di fare esercizi con me tutto il giorno. Io restavo imperturbabile, non dicevo una parola.

      In tutta la scuola c’era un solo bambino i cui risultati scolastici erano scarsi come i miei. Era due classi avanti a me e si chiamava Max Leitner. Già allora si rifiutava di collaborare con le autorità. A quell’età l’unica autorità con cui avevamo a che fare era quella scolastica ed era a quella che lui si ribellava. Marinò la scuola così tante volte che alla fine fu trasferito a Cesenatico. Cesenatico! Una città di mare. Ogni giorno sole, spiaggia, bagni, conchiglie da raccogliere. E soprattutto poter parlare, con chiunque capiti a tiro. Feci di tutto per poter andare a Cesenatico ma a nessuno veniva in mente di mandarmi laggiù. In compenso nella mia cameretta si accumulavano i fogli con gli esercizi e i libri: “Impariamo il tedesco con Hansi e Petzi”. Se facevo bene i compiti ero ricompensato con un vasetto di miele dall’orsetto Petzi o con delle carote dal coniglietto Hansi. E dovevo incollarle su un quaderno.

      Raccolsi tante carote di carta e così per qualche domenica ebbi il permesso di restare a casa a guardare la televisione. Quando persino mia madre si rese conto che invece di un piccolo Einstein stavo diventando un analfabeta mi tirò fuori dai guai. Potei passare alla scuola in lingua italiana. In tedesco ero persino il migliore. È una lingua complicata e poco affascinante che solo in seguito mi è diventata utile.

       L’IMPIEGO DEGLI ELICOTTERI

      Notizie flash e previsioni meteo: a Merano è stata rapinata una banca e il tempo resterà bello. Max apre l’armadio in camera da letto. All’altezza degli occhi c’è una pila di magliette alta come una torre. Estrae una T-shirt rossa di Ralph Lauren, la pila viene giù e una catasta di biancheria cade per terra come la frutta troppo matura in autunno. Serve qualcosa di nuovo, magari una cabina armadio. Max si piega sulle ginocchia, tira fuori una pila di vestiti dal mucchio, sceglie un paio di pantaloncini beige e getta gli altri sul letto. Niente calze, si metterà i sandali. Le calze nei sandali fanno un’impressione strana. Da bidello. Il custode della scuola tecnica commerciale indossava calze di filo grigie con i sandali. Le tirava su fino ai polpacci secchi e subito dopo non c’era niente, solo le ginocchia nude e sopra il grembiule da lavoro grigio con le tasche sformate, erano sempre sformate. Il custode non ci metteva dentro le mani e non tirava fuori niente, come se nelle tasche ci abitasse qualche topo.

      Katharina è in bagno, di fronte allo specchio. Lui la spinge fuori, si lava i denti e si fa la barba.

      Notburga sta scarabocchiando su una pagina del “Dolomiten”. “Questi qui con le loro abbreviazioni! Cosa ne so io di come si abbrevia Oberstudienrat?” Max si china sul giornale: “OST, mi sembra”.

      Il nuovo televisore, certo. Devono consegnarlo. È già stato ordinato e arriverà presto. Notburga prende la tavoletta, poi spiega un foglio di carta bianco, ci mette sopra la tavoletta, infila la matita nel foro, chiude gli occhi e prende le mani di Max. La tavoletta scrive: “Brutta aria. La lite finirà male”. Non dice nient’altro, come se fosse offesa. La tavoletta lo sa: Fausto e Franco litigano parecchio. Sono giorni che Franco non fa che rimproverare Fausto e lui ieri è saltato in piedi con il pugno serrato, Max ha dovuto mettersi tra i due. Si tratta di qualche femmina? Max non lo sa e non vuole saperlo, ma bisogna stare tranquilli. Proprio adesso!

      Ha chiamato Luigi, era ora. Si incontrano al distributore di benzina poco prima di Bolzano. Luigi parcheggia la Fiat accanto all’autolavaggio e sale sulla Range Rover.

      Confine con l’Austria. Il doganiere italiano fa un giro intorno alla macchina. Una vera Range Rover! Max abbassa il finestrino, gli allunga i passaporti. Ma il doganiere non li guarda nemmeno, infila la testa nell’auto, ammira il cruscotto, chiede del numero di cavalli e della cilindrata e se Max con la Rover va nei boschi. Lui si è fatto il deserto algerino con una Lada Taiga. Nessun problema sulla sabbia, ne sono venuti fuori dappertutto. Là non ci sono strade, solo piste, percorsi di sabbia dalla lunghezza infinita dove si può restare bloccati. E in mezzo al Sahara una donna beduina gli ha regalato una mela. Luigi tira fuori un pacchetto di Marlboro dal taschino della camicia azzurra di Pierre Cardin. Max gira la chiave dell’accensione, l’Adamo del deserto continua a sproloquiare sulla sua Eva beduina e sulla sua preziosa mela. Luigi si accende la sigaretta, soffia il fumo attraverso il finestrino aperto. Dietro la Rover si è formata la fila, i guidatori suonano il clacson. Max mette in moto l’auto, si avvia lentamente al controllo passaporti austriaco, il doganiere gli fa un cenno.

      Luigi impreca contro il caldo, dopotutto sono in Austria e in mezzo alle montagne, dovrebbe fare più fresco. Max posiziona l’aria condizionata su freddo glaciale. Si fermano a un autogrill e Luigi compra due bottigliette di Coca Cola. La cassiera non accetta le lire, Luigi tira fuori dal portafoglio imprecando una banconota da cento scellini. La cassiera gli restituisce soldi austriaci. Tra poco ne avranno molti di più.

      Luigi si mette la seconda bottiglietta di Coca Cola sulla fronte e sulle guance e la fa rotolare su e giù. L’aria condizionata soffia il suo respiro gelido dentro la Rover. Ecco finalmente l’uscita Innsbruck Süd. Escono, ci sono poche auto sul raccordo autostradale. Max esamina attentamente le zone circostanti. A sinistra c’è una strada stretta difficile da notare, è piuttosto una strada forestale. Max guida l’auto su per la stradina addentrandosi per un po’ nel bosco. Sta cercando un posto riparato, trova una zona ghiaiosa. Ecco, qui possono parcheggiare l’auto. Scendono e si addentrano ancora più nel bosco, sulla collina da cui si riescono a vedere bene l’autostrada vicina e lo svincolo. Luigi indica in basso, da lì – muove il braccio e la mano a destra – arriverà il furgone carico di scellini da depositare a Innsbruck. Ci saranno dentro due uomini. Si saranno dati il cambio alla guida durante il viaggio, ma saranno comunque stanchi. Stanchi per il viaggio faticoso sulle autostrade italiane, da Bologna, dove le strade sono sempre intasate, in direzione nord. Attraversare l’Alto Adige a Ferragosto è un inferno.

      Fa molto caldo già di mattina. Max infila tutte le cartucce nel taschino, indossa il berretto e sale su una Renault rossa. La Rover rimane nel bosco vicino a Innsbruck. Se i conducenti del furgone dovessero fare resistenza e si dovesse arrivare a un conflitto a fuoco, allora via sui sentieri impervi e pieni di sassi: con le loro vecchie carrette della polizia nel sottobosco non lo troveranno mai.

      Max guida fino al punto di incontro. Franco è appoggiato alla portiera del guidatore. L’altra auto è un Mitsubishi Pajero grigio scuro. Franco getta il mozzicone della sigaretta sulla banchina e resta in piedi a braccia conserte. Max gli chiede perché non sale. Franco gira la testa verso il finestrino, Fausto tiene lo sguardo fisso davanti a sé con aria rabbiosa. Un’altra lite! Max apostrofa Franco: sali! Franco apre la porta del guidatore e sale in auto. L’aria è carica di elettricità, la rabbia diventa opprimente come una cappa di piombo.

      Max ha bevuto