Sempre camminando, Crivaro chiese: “Hai il tuo cellulare?”
“Sì” Riley rispose, continuando a tenere il passo con lui.
“Beh, allora puoi camminare e parlare al tempo stesso, no?”
Mentre Riley e Crivaro proseguivano fino alla fine del corridoio, Riley tirò fuori il cellulare e chiamò Ryan.
Quando lo ebbe in linea, disse: “Ryan, è successo qualcosa. Sto, uh, per andare a Phoenix. Adesso, in realtà.”
Lei poté sentire Ryan sussultare. “Tu cosa?”
“Sì, è una sorpresa anche per me” Riley rispose mentre lei e Crivaro prendevano l’ascensore.
Adesso Ryan era fuori di sé.
“Riley, è una follia. Questo è il tuo primo giorno di lavoro.”
“Lo so” Riley disse. “Mi dispiace.”
“Per quanto tempo starai via?”
Riley deglutì e rispose: “Io, ecco, non ne ho idea.”
“Come sarebbe a dire che non ne hai idea? Che cosa farai comunque in Arizona? Tornerai a casa in tempo per Natale? Mancano solo pochi giorni, sai.”
Questa è una bella domanda, Riley pensò.
Invece di provare a dargli una risposta, Riley disse: “Ascolta, non appena scoprirò quando tornerò ti avviserò.”
“Guiderai fin lì per caso?” Ryan chiese.
“Certo che no. Noi prenderemo un volo commerciale.”
“Come ‘noi’?”
“Io e l’Agente Crivaro.”
Riley e Crivaro uscirono dall’ascensore e si diressero fuori dall’edificio.
Ryan disse: “Se andrai fin là, che ne sarà della mia auto?”
Riley era stupita. Non aveva avuto il tempo di pensare all’auto.
Disse: “Si trova nel parcheggio del BAU qui a Quantico. Non preoccuparti, sarà al sicuro.”
“Per quanto tempo dovrò farne a meno?”
Riley s’infuriò.
“Te la caverai in qualche modo, Ryan” rispose.
“Sì, ma per quanto tempo?”
“Come ho detto, ti chiamerò quando lo saprò io stessa.”
Mentre Riley e Crivaro si dirigevano fuori dall’edificio, Ryan continuò a farfugliare al telefono.
Si tratta soprattutto della sua auto, Riley non poté fare a meno di notare.
Più lui andava avanti, più la cosa la irritava.
Lei e Crivaro stavano attraversando il parcheggio, quando Riley disse infine …
“Ascolta, Ryan, non posso davvero parlare ora. Ti prometto che tornerò da te più in fretta che potrò. Ti amo.”
Poté sentire la voce di Ryan che ancora si lamentava, mentre concludeva la telefonata.
Aprendo lo sportello dell’auto per Riley, l’Agente Crivaro disse: “Va tutto BENE a casa?”
“Non potrebbe andare meglio” Riley brontolò, occupando il sedile del passeggero.
La sua rabbia stava scemando, e ora si sentiva imbarazzata per il fatto che Crivaro non fosse riuscito ad evitare di sentire le sue parole rivolte a Ryan.
Crivaro entrò nell’auto e accese il motore.
Poi, sorrise a Riley e disse: “Ehi, nel caso in cui tu non l’abbia notato, siamo partner ora.”
Sì, l’avevo immaginato, Riley pensò, mentre Crivaro usciva dall’area di parcheggio.
Dunque, poche cose erano chiare.
Lei era un’agente dell’FBI.
Era la partner di Jake Crivaro.
Ed erano diretti in Arizona.
Lei avrebbe voluto avere almeno un’idea di che cos’altro aspettarsi quel giorno.
CAPITOLO QUATTRO
Riley non poteva fare a meno di chiedersi …
Lui è matto o cosa?
L’Agente Crivaro le aveva a malapena rivolto la parola, mentre guidava da Quantico, dirigendosi all’Aeroporto Reagan.
Ma perché …?
Sapeva che Crivaro poteva essere burbero, impaziente e arrabbiato ogni volta che lei commetteva errori o disobbediva agli ordini, il che, purtroppo, era accaduto fin troppo spesso. Ma che cosa poteva aver fatto di sbagliato nel breve lasso di tempo che avevano passato insieme stamattina?
Lui l’aveva appena trascinata fuori dagli uffici del BAU senza molte spiegazioni; non aveva avuto neppure il tempo di fermarsi a fare una telefonata privata a Ryan. Naturalmente, ora Ryan era furioso con lei, e - doveva ammetterlo - non senza ragione.
Ma quale poteva essere il problema con l’Agente Crivaro?
Forse non ha nulla a che fare con me, pensò ingenuamente.
Forse qualcosa di personale lo preoccupava.
In ogni caso, Riley sentiva che non sarebbe stata una buona idea chiederglielo.
Restò seduta in auto in silenzio, provando a concentrarsi sulle cose più incredibili di quel giorno: era un’agente dell’FBI, era su un caso e come partner aveva uno degli agenti più rispettati nel BAU.
Quando giunsero all’aeroporto, Crivaro si precipitò verso i banchi del check-in. Riley dovette sforzarsi per tenere il passo, mentre correvano praticamente fino al gate.
Ormai senza fiato per aver attraversato di corsa tutta la hall, arrivarono lì giusto in tempo per l’ultima chiamata dei passeggeri sul loro volo. Riley ricordò come Crivaro avesse guardato l’orologio, quando era arrivata nel suo ufficio, e avesse brontolato …
“Era ora che arrivassi.”
Solo in quel momento Riley capì la ragione dell’agitazione di Crivaro riguardo al arrivo. Se si fossero presentati al gate solo un paio di minuti più tardi, avrebbero perso il volo.
Riley avrebbe voluto ricevere qualche spiegazione invece di essere costretta a seguirlo senza fare domande.
Crivaro le aveva detto che aveva problemi a lavorare con un partner. Perciò, ora che era una partner e non solo un’apprendista, che cosa avrebbe fatto?
Riley si disse che Crivaro doveva aver pianificato frettolosamente questo viaggio. Probabilmente, lo aveva deciso solo all’ultimo momento.
Deve trattarsi di una cosa davvero urgente, pensò con un lieve brivido di eccitazione.
Dopo l’imbarco, Crivaro sedette accanto a un finestrino e guardò fuori, osservando il paesaggio mentre l’aereo decollava. Seduta accanto a lui, Riley si stava ancora chiedendo che cosa avesse in mente e perché avesse avuto una tale fretta. Quando l’aereo raggiunse l’altitudine di crociera, Crivaro inclinò il sedile e continuò a guardare fuori dal finestrino. La luce sul suo volto rivelò rughe causate da anni di casi difficili.
Riley era sicura che, di qualunque cosa si trattasse, avrebbe avuto l’occasione di imparare molto sull’analisi del comportamento criminale. Quando aveva lavorato con lui in precedenza, era stata strappata via da quella che avrebbe dovuto essere la sua normale routine: college, internato, addestramento in Accademia. Ora che era stata davvero assegnata ad un caso, avrebbe avuto più tempo per capire che cosa stava succedendo.
Ma quando avrebbe scoperto