Il ritratto del diavolo. Anton Giulio Barrili. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Anton Giulio Barrili
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066073312
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io vi pregherò di ricordare che quei bravi rinnovatori dell'arte escivano allora dagli stecchi della pittura bisantina, e, per vedere tutto il vero nel vero, dovette mancar loro il coraggio. Natura non facit saltum, si è detto; anche l'arte ha dovuto andare per gradi.

      Per contro, se i pittori della scuola di Giotto davano ancora troppo nello smilzo, avevano già la cura lodevole del finito; laonde se i corpi delle loro figure, asciutti come sono, accusano la povertà degli studi anatomici, la espressione dei volti e diligenza nel disegnare le estremità, ci appalesano quel sentimento profondo della verità, che doveva rifare di sana pianta le arti figurative e non far rimpiangere al mondo la perdita dei capolavori di Apelle e di Zeusi.

      Ho detto, e ritorno a Spinello Spinelli. Il quale, vedendo operare mastro Jacopo di Casentino, si accese del desiderio di dipingere a fresco, che era in quei tempi il sommo dell'arte. Ma tacque il suo pensiero, che gli pareva troppo audace, anzi temerario senz'altro, e si restrinse ad osservare il modo con cui mastro Jacopo preparava i cartoni, ringrandendo a vaste proporzioni i suoi disegni, e qualche volta, ad ottenere i giusti effetti di luce e d'ombra, facendo modelli di creta, i quali disposti in una data azione tra loro, lasciavano vedere gli sbattimenti, i rilievi, e tutte l'altre particolarità di cui si vantaggia la prospettiva d'un quadro.

      Tre mesi erano scorsi dacchè Spinello viveva al fianco di mastro Jacopo, e il giovinotto, a mala pena ventenne, aiutava già il principale negli affreschi del Duomo Vecchio, di quel Duomo in cui per la prima volta aveva veduto madonna Fiordalisa. S'intende che Spinello tratteggiava sull'intonaco i disegni del maestro, e sotto gli occhi di lui ci metteva il colore.

      Immaginate voi come si struggessero di rabbia i compagni di Spinello. Escludiamo, per altro, il povero Parri della Quercia, modesto e buon giovane, il quale non si sentiva nato per la grand'arte dell'affresco e si contentava di lavorare a tempera certi trittici, e pale d'altare, che erano commesse a mastro Jacopo da qualche pieve, o da qualche oratorio del contado. L'affresco voleva ardimento d'ingegno, franchezza di mano, sicurezza di giudizio. e tante altre belle qualità, che non erano nell'indole di Parri. Ma gli altri discepoli di mastro Jacopo, assai meno valenti di Parri della Quercia, erano anche assai meno modesti di lui, e si rodevano di vedere quel nuovo venuto, che si spingeva in brev'ora tanto innanzi nel magistero dell'arte, e, quel ch'era peggio, nelle grazie del maestro.

      Un giorno, essendo Spinello a lavorare sulle impalcature del Duomo, in compagnia di mastro Jacopo, questi gli disse di punto in bianco:

      —Ragazzo mio, è tempo che tu voli da te.

      —Volare da me!—esclamò il giovine levando gli occhi dal muro, per guardare il maestro.—Che intendete di dire?

      —Mi sembra di parlar chiaro;—ripigliò mastro Jacopo.—Il tuo ingegno ha messe le penne maestre; puoi volare senza aiuto di chicchessia.

      Spinello si fece rosso, chinò la fronte e rispose:

      —Maestro, al fianco vostro ho un cuor da leone. Ma da solo! Ci pensate voi! Non mi avverrà egli dì fare come quell'Icaro di Creta, che perse le penne e andò a sommergersi in mare?

      —Vedete la modestia, che è andata a stare ad uscio e bottega coi giovani!—gridò mastro Jacopo, ridendo.—Ma sia pur giusto il paragone che tu fai delle tue ali con quelle d'Icaro. Nessuno ti dice che tu abbia a discostarti dal tuo maestro, dal tuo secondo padre. Lavorerai sotto i miei occhi, se Dio vuole, e baderai sempre ai miei consigli. Hai risolutezza di mano e buon giudizio per fare da te. Vuoi? C'è da dipingere, nella cappella qui presso, un Miracolo di san Donato. L'opera è di grande rilievo, perchè il santo è qui in casa sua; ma ho fede che te la caverai con onore.

      —Maestro, e se mi fallisse la prova? Vorranno poi i massari della chiesa commettere a me un'opera di tanta importanza?

      —Non lo sapranno che poi;—rispose mastro Jacopo, dando un'alzata di spalle.—E noi cancelleremo il dipinto, se non riescirà secondo le speranze che io ho concepite di te.—

      Spinello tuttavia esitava.

      —Bell'ardire!—esclamò mastro Jacopo,—Così ami tu Fiordalisa?—

      All'udire quelle parole, Spinello si scosse e il cuore gli diede un balzo nel petto. Figuratevi! Era la prima volta che mastro Jacopo gli parlava di sua figlia. E per la prima volta ne diceva abbastanza, non vi pare?

      —Ah maestro! maestro, che dite voi mai?—gridò il giovine, turbato.—Ho io bene inteso?—

      Mastro Jacopo sorrise, come sanno sorridere i babbi, quando non hanno nulla da rifiutarvi, o giovinotti innamorati.

      —Se ho bene inteso io, fin dal primo giorno che sei entrato a bottega,—rispose allora il vecchio pittore,—sì certamente, tu mi hai bene inteso quest'oggi.—

      Spinello Spinelli rimase lì, pallido dalla commozione, ansante, con gli occhi imbambolati. Non poteva credere alla propria felicità. Guardava il maestro, come se volesse leggere nel volto di lui la conferma delle parole udite; poi guardava in aria, come se cercasse un'immagine cara, che doveva trovarsi là, pronta alle sue invocazioni amorose.

      —Orbene, che hai?—disse mastro Jacopo.—Non sei contento?—

      Spinello si abbandonò sui gradini del trespolo che serviva a mastro

       Jacopo per accostarsi alla vòlta, e diede in uno scoppio di pianto.

      —Animo, via! Che cos'è questa ragazzata!—borbottò mastro Jacopo.—Se ti sentono di laggiù!…

      —Ah, lasciatemi piangere, maestro, padre mio, lasciatemi piangere. Avere amato tanto tempo senza speranza!… Essere entrato da voi, temendo che non mi accettaste come vostro scolaro!… Poi, essere vissuto così, accanto a voi, disperando di potervi dire un giorno…. di potervi confessare…. E sempre con la paura di sentirmi annunziare da voi, o da altri di bottega, che madonna Fiordalisa era sposa…. Oh, maestro, maestro, vorrei che ci foste stato voi, nel mio caso!

      —Eh, non dubitare, ci sono stato anch'io, in diebus illis;—rispose mastro Jacopo.—Ci si passa tutti, o presto o tardi, per queste benedette ansietà. Ma, come vedi, non era il caso di tremare. Si pensava a te, mentre tu ti guastavi il sangue coi sospetti e con le paure. E c'è voluto che la fortuna venisse a cercarti lei; che il babbo fosse il primo a parlare….

      —Oh, padre mio, non dite ciò, ve ne prego! Sapete pure che non ardivo!

      —Già, tu non ardisci mai. Ma bada, ragazzo mio, la tua fortuna è a questo patto. Tu farai il Miracolo di san Donato, e sarà davvero….

      —Un miracolo;—interruppe Spinello.—Ve lo prometto.

      —Ci fo assegnamento. Ed ora, andiamo a casa, che qui s'è fatto abbastanza, per oggi.

      —No, maestro, lasciatemi qui. Voglio pensare al mio soggetto.

      —Qui? a cinquanta palmi da terra?

      —Che importa? La mia testa è più alta di mille miglia. Non sono io al settimo cielo? Poi vedete, maestro, qui siamo nel Duomo vecchio. Laggiù—continuò Spinello, accennando in basso, attraverso le commessure del ponte,—laggiù, presso la quarta colonna di destra, ho veduto per la prima volta madonna Fiordaliso. Non sapevo chi fosse; ma ne rimasi colpito. Andai quel giorno a nascondermi là, dietro quel pilastro della navata di destra, per poterla vedere di profilo, senza che ella si accorgesse di nulla. Che allegrezza fu quella, per i miei occhi! E ogni festa, sapete, ogni festa, io la vedevo così. Eravamo nel giugno dell'anno scorso. Benedetto mese, che ne ha tante di feste! Gli altri ne hanno meno, o non lo valgono. L'aspettavo all'ingresso, avendo l'aria di guardare tutt'altro; poi me ne venivo laggiù; anzi, ricordo che fu quello un gran dolore per me.

      —Sentiamo quest'altra!—esclamò mastro Jacopo, ridendo.

      —Sì,—riprese Spinello,—perchè tutti i giovani d'Arezzo la conoscevano come la bellissima tra le belle. Ahimè, pensai, quanti non si augureranno di piacerle al pari di me! E quanti non avranno ragione a sperare di essere più fortunati! Temevo, e il soverchio della paura fa quello che mi diede le forze per muovere incontro a voi. Tremavo come una