Il ritratto del diavolo. Anton Giulio Barrili. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Anton Giulio Barrili
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066073312
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come questo San Giovanni;—ripigliò mastro Jacopo, crollando la lesta—-Non copiar che dal vero, sai; oppure da Giotto, poichè non vide meglio di lui chi vide il vero. Del resto, portami i tuoi occhi in penna. Li vedrò volentieri.—

      Mastro Jacopo, intanto, scendeva dal ponte per ritornarsene a casa.

       Spinello Spinelli domandò in grazia di poterlo compagnare un tratto.

       Tanto, era tutta strada per lui, essendo la sua abitazione da quella

       medesima parte della città.

      Come furono in via dell'Orto, poco lunge dal Duomo, il giovane disse a mastro Jacopo:

      —Ecco l'uscio di casa mia. Se permettete, maestro, dò un salto fin lassù, prendo i miei disegni, che avete mostrato desiderio di vedere, e vi raggiungo subito.

      —Fa come ti piace;—rispose mastro Jacopo.

      Spinello Spinelli andò via lesto come un capriolo, anzi come uno scoiattolo; fece una manata delle sue carte, e, scendendo gli scalini a quattro a quattro, ritornò sulla via. Mastro Jacopo quando egli lo raggiunse, non era ancora giunto all'angolo del Duomo.

      Il vecchio pittore diede una rapida occhiata a tutti quei fogli. Erano studi dal vero, o reminiscenze, motivi buttati là, con un fare tra l'accorto e l'ingenuo, che indicava una vera e fortunata indole d'artista. Spesso non erano che quattro tocchi; ma in quei quattro tocchi si vedeva la natura colta sul vivo.

      Mentre egli così sfogliava i quaderni del giovine seguitando la sua strada verso casa, gli venne veduta tra l'altre cose una figura di donna. Era a mala pena accennata, ma il pittore non durò fatica a riconoscere d'onde Spinello avesse tratto il suo tipo. E così, di sbieco, mentre guardava la figura, gittò un'occhiata al suo giovine compagno.

      Spinello non vide lo sguardo del pittore, ma lo sentì, e si fece rosso in volto. Maledetta furia! O non avrebbe potuto egli aspettare una mezz'ora, e portare egli i disegni a casa del maestro? Per la smania di far presto, come se temesse di perdere l'occasione, aveva preso tutto alla rinfusa, e quei quattro segni, in cui egli aveva fissato il ricordo di madonna Fiordalisa, cadevano contro sua voglia sotto gli occhi del babbo.

      —In verità,—diss'egli allora, tanto per isviar l'attenzione del pittore,—son povere cose e certamente indegne di voi. Ma, che volete? non so far altro.

      —Che! che!—rispose mastro Jacopo.—La modestia è una bella cosa, ragazzo mio; ma tu ora fai torto alla natura, che ha voluto indicarti molto chiaramente la tua vocazione. Ho caro di averti conosciuto. Cimabue si tenne fortunato di essersi imbattuto in un pastorello che disegnava le pecore del suo armento sui lastroni di Vespignano. Io avrò in quella vece posta la mano su d'un artista formato.—

      E dentro di sè, mastro Jacopo, come rispondendo ad una osservazione del suo spirito famigliare diceva:

      —Dopo tutto che male c'è? Se un artista simile diventasse mio genero, dovrei averne dicatti. Sarebbe il miglior modo per legarlo alla mia scuola e farmene un aiuto.

      Indi, ad alta voce, mastro Jacopo proseguì:

      —Vieni a bottega quando ti piace, anche oggi, se tuo padre si contenta, io mi contento e godo. Non metto che una condizione ad averti con me.

      —Quale? Io l'accetto fin d'ora;—disse Spinello, a cui brillavano gli occhi dalla contentezza.

      —Di tenere i tuoi tocchi in penna per me. Ci serviranno ad entrambi per ricordo di ciò che eri, quando sei entrato a bottega da me.—

      Spinello non capiva in sè dalla gioia. Un'ora dopo quella conversazione, egli tornava dal pittore in compagnia dì suo padre. Luca Spinelli e Jacopo di Casentino s'intesero facilmente, e il giovine Spinello rimase a' servigi del maestro.

      Quella sera, madonna Fiordalisa fu vista da lui nella luce modesta delle pareti domestiche. Dio santo, com'era bella! Due cotanti più bella delle altre volte, quando egli la vedeva in Duomo, agli uffizi divini, con gli occhi bassi e la testa e il collo gelosamente custoditi da un velo di seta bianca, assai largo, che le scendeva giù per le spalle.

      Vestita così semplicemente, d'una veste di ferrandina a larghe pieghe, le quali scendevano in bei partiti dal fianco, senza fronzoli che dissimulassero le curve gentili del busto con le maniche lisce e la radice del collo a mala pena coperta da un baveretto bianco, madonna Fiordalisa era un miracolo di eleganza e di grazia. La testa, incoronata di capegli castagni, e il profilo del volto rosato, mostravano una delicatezza di contorni e una soavità di espressione, che a lui veramente parve di non aver vedute prima d'allora.

      Fiordalisa riconobbe in quel giovine uno dei suoi cento curiosi ammiratori del Duomo. Egli, per altro, era il più riguardoso di tutti. Come mai aveva egli potuto essere il più ardito, tanto da penetrare per il primo in sua casa?

      Mentre questo pensiero si affacciava alla sua mente, mastro Jacopo le disse:

      —Ecco un nuovo scolaro. Sarà il primo di tutti, se continua come ha cominciato, e sopra tutto se non mette il capo alle frascheria della gioventù.—

      A quella parole di suo padre, Fiordalisa, che si era posta da principio in sul grave, divenne tosto più umana e salutò cortesemente il nuovo venuto.

      Egli, del resto, si contenne da uomo di garbo. Non aveva occhi che per mastro Jacopo e pendeva dalle sue labbra. Chi vuol la figlia, accarezzi la mamma, dice il proverbio. Ora la figlia di mastro Jacopo da lungo tempo aveva perduta la mamma, non restava a Spinello che di accarezzare il babbo. E i babbi s'accarezzano, stando a sentirli con attenzione, senz'altra noia che di dover dir loro ad ogni tanto: et cum spiritu tuo.

      Affrettiamoci a dire che Spinello non si annoiava punto in quell'ufficio modesto. Jacopo era un buon maestro e Spinello sentiva una gran voglia d'imparare. Finalmente se aveva l'aria di badar poco a madonna, questa non doveva apporglielo a negligenza. Si dicono tante cose, tacendo! Egli a buon conto, non ne diceva che una. Quando gli accadeva di muover la testa e di volgersi a lei, diventava del color della fiamma.

      Ora una donna, quando vede di simili cose, non ha mestieri di lunghi discorsi, nè di lunghe contemplazioni. L'essenziale è che conosca il valore delle tinte. Ma questo, come non conoscerlo, quando si ha per babbo un pittore?

       Indice

      L'entrata di Spinello Spinelli ai servigi di mastro Jacopo da Casentino fece chiasso nella scuola. Egli era caduto là come un sasso in una pozzanghera, facendo schizzare acqua e fango d'ogni parte. Sicuro, anche fango. Certe acque non appaiono pulite se non quando e fino a tanto son chete. Provatevi a rimestarle!

      Nella bottega di mastro Jacopo erano cinque garzoni. Di quei cinque, soli due potevano passare, ed essere considerati come speranze per l'arte. Gli altri non promettevano nulla, e mastro Jacopo li adoperava a mesticare i colori, a macinare le terrene sulla pietra, a far le imbasciate della bottega, a portargli la cartella dei disegni e la scatola dei pennelli, quando andava a lavorare fuori via.

      Quei cinque lasagnoni, com'egli spesso usava chiamarli, con dimestichezza punto piacevole a loro, si domandavano, Tuccio di Credi, Lippo del Calzaiuolo, Parri della Quercia, Cristoforo Granacci e Angiolino Lorenzetti, soprannominato il Chiacchiera. Nessuno di costoro salì in eccellenza nell'arte del dipingere, quantunque due, come vi ho detto, lo avrebbero potuto, cioè Parri della Quercia e Tuccio di Credi. Ma il povero Parri della Quercia morì giovane, non lasciando raccomandato il suo nome che ad una tavola di Santa Margherita, nella chiesa cattedrale di Cortona; e Tuccio di Credi…. Quanto a Tuccio di Credi, egli avrebbe fatto opera più degna, morendo lui, in luogo di Parri della Quercia.

      L'apparizione di Spinello Spinelli nella bottega di mastro Jacopo aveva destato un vero baccano in mezzo a quei cinque fattori. In primo luogo perchè nessuno sapeva che quel giovinottino elegante fosse un pittore. Per esser riconosciuti pittori, a quel tempo, bisognava essere entrati fanciulli ai servizi di un vecchio artista, aver macinata per qualche anno la